Autore: Michele Lamacchia
Pubblicato da Lettere Animate - Settembre 2016
Pagine: 376 - Genere: Romanzo di formazione
Formato disponibile: Brossura, eBook
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“La bellezza non ha a che fare con la perfezione, è nell’imperfezione, nell’accettazione rispettosa dell’incompiuto. La perfezione non esiste, semmai esiste la verità: sei così e basta. E così, forse, va bene”
Parla di bellezza la prima pagina del romanzo di Lamacchia e non a caso, perché, in fondo, l’intero romanzo è nella sua ricerca, è una fuga da ciò che ingabbia e ostacola la strada che conduce verso il raggiungimento del bello.
Piero vive a Bari, nel seno di una famiglia matriarcale, unica figura maschile quella del nonno, quasi un’ombra che viene tenuta all’insaputa di tutto, ma vero mentore per il protagonista. Il sottofondo della vita di Piero è fatto di pettegolezzo, regole morali, distinzioni tra ciò che è giusto e ciò che non lo è, ciò che si può fare e ciò che non si può fare; un substrato fatto di tabù, di pregiudizio e discriminazione, fatto di ipocrisia.
«Contro le doppie punte?» Valerio mi guardava tra una sforbiciata e l’altra. Sapeva che stavo chiedendo qualcosa oltre i capelli.
«Pie’ non si può fare niente.» Tagliava i capelli al nonno, capelli morbidi nonostante fossero bianchi e grigi.
«Le persone spesso presentano due facce: una la loro, quella che sono. Poi c’è quella che vorrebbero avere, che vorrebbero “far credere di avere”.» Forbici e pettine. «Una faccia normalmente di comodo, di convenienza, di convenzione, una che può andar bene per le occasioni e per le compagnie. Una faccia che risulti accettabile rispetto alle regole.»
E questo Piero vorrà lasciarsi alle spalle con la sua “fuga disprezzante” verso Roma e con il suo percorso di formazione e trasformazione. La sua sarà un’evasione da una gabbia imposta dalla famiglia più ancora che dalla società tutta. In fondo anche gli insetti (presenza costante nel romanzo) “se li chiudi da qualche parte, loro una strada per uscire la trovano sempre.”
Il percorso di Piero non sarà facile, sarà fatto di lotte e di stenti, ma da lui emergerà sempre una forte vena di positività e di accettazione di ciò che gli accade e di chi incontra. Piero è un personaggio al quale ci si affeziona subito proprio per il suo modo di rapportarsi con gli altri, libero da aspettative, libero da giudizi preconfezionati. In fondo, l’autore pare dirci che anche, e soprattutto, il pregiudizio è un ostacolo sulla strada di trasformazione da verme a farfalla.
Cos’è il pregiudizio? Il pregiudizio è quella cosa per cui prima sceglievo le arance avvolte nella carta perché pensavo fossero scelte, poi quelle senza carta perché pensavo che quelle con la carta fossero difettate e quindi coperte apposta. Poi solo più tardi, capii, e allora capii, che la carta stava e sta avvolta in modo casuale.
Ma il percorso di formazione di Piero, che passa attraverso il cambio del nome in Pierre, è anche un avviamento alla letteratura, saranno diversi i personaggi che impianteranno in lui il seme dell’amore per il romanzo: il nonno e Valerio (il parrucchiere del nonno), Isabel la ragazza che incontrerà a Roma, Luca lo scrittore che lavora in libreria. E saranno diversi i romanzi citati e in parte analizzati, resi protagonisti essi stessi della storia. Da “La metamorfosi” di Kafka (ancora insetti!) a “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, passando per il “Grande Gatsby” e non solo. In Doppie punte l’amore per il libro scritto diventa quasi feticismo, con l’atto vile delle pagine strappate, perché (e questa la frase cult dell’intero romanzo, che non posso esimermi dal citare)
Tutti dovrebbero avere in tasca delle parole per sempre.
La scrittura di Michele Lamacchia coinvolge e trascina il lettore fin dalle prime pagine, e non solo con la sua bravura nel mettere in scena dialoghi capaci di farti sentire nel mezzo dell’azione, circondato da voci che in un misto di dialetto e italiano si incrociano e si sovrappongono. Dialoghi veri, perfettamente realistici. Ma trascina anche con una descrizione fatta di sensi: dalle pagine del libro paiono uscire profumi e odori, rumori e musica, sapori e colori. In un passaggio continuo tra passato e presente, tra i ricordi della famiglia e della vita a Bari e la vita attuale a Roma. Il romanzo di Lamacchia è vivo e vitale.
Doppie punte è un libro dal quale una pagina da strappare, o probabilmente più di una, ogni lettore troverà. È un romanzo con una struttura perfetta, dove ogni porta aperta all’inizio viene chiusa nella svolgimento o nel finale. E “chiusa” in un libro dove si parla di evasione dal pregiudizio e di apertura mentale forse non è proprio la parola perfetta, comunque ogni riferimento non è mai casuale, tutto torna. Se un dettaglio fa il suo ingresso in una scena, sicuramente lo fa per uno scopo preciso e per essere in qualche modo riscoperto (come la ormai famosa pistola di Checov).
Approfondimento
A chi consiglierei Doppie punte? A chi ama la bellezza, e la letteratura, ovviamente. A chi disprezza il pregiudizio e la discriminazione. E, forse, ancora di più a chi il pregiudizio ce l’ha dentro, perché capisca che una strada diversa può e ci deve essere. Ma, in fondo, lo consiglierei a tutti perché è un romanzo che, se pur scritto con un tocco dolce e a tratti davvero divertente, incide e rimane dentro.
Monia Merli