
Autore: Maria Grazia Calandrone
Pubblicato da Einaudi - Ottobre 2022
Pagine: 256 - Genere: Biografico, Autobiografico, Narrativa Italiana
Formato disponibile: Audiolibro, Copertina Rigida, eBook
Collana: Supercoralli
ISBN: 9788806257477
ASIN: B0BG5YGV2K

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Quando Lucia e Giuseppe arrivano a Roma è l'estate del 1965. Hanno con sé la figlia di otto mesi, sono innamorati, ma non riescono a liberarsi dall'inquietudine che prova chi è braccato. Perché Lucia è fuggita da un marito violento che era stata costretta a sposare e che la umiliava ogni giorno, e ha tentato di costruirsi una nuova vita proprio insieme a Giuseppe. Per la legge dell'epoca, però, la donna si è macchiata di gravi reati: relazione adulterina e abbandono del tetto coniugale. Prima di scivolare nelle acque del Tevere in circostanze misteriose, la coppia lascia la bambina su un prato di Villa Borghese, confidando nel fatto che qualcuno si prenderà cura di lei. Più di cinquant'anni dopo quella bambina, a sua volta diventata madre, si mette in viaggio per ricostruire quello che è davvero successo ai suoi genitori.

Scrivo questo libro per strappare alla terra l’odore di mia madre. Esploro un metodo per chi ha perduto la sua origine, un sistema matematico di sentimento e pensiero, così intero da rianimare un corpo, caldo come la terra d’estate, e altrettanto coerente.
Lucia Galante è una contadina, quarta di cinque figli, sveglia e vivace. Nata e cresciuta a Palata, un paesino in provincia di Campobasso, si è sempre occupata delle faccende domestiche, degli animali e dell’orto della masseria che i suoi genitori possiedono. Come tante ragazze della sua età, è costretta a rinunciare agli studi, dove dimostra una intelligenza pronta e vivace, e soprattutto deve rinunciare al suo primo amore adolescenziali: il padre dice che non va bene, perché il giovanotto è un ragazzo povero e squattrinato. Per Lucia, o meglio per lui, serve di più. E così Lucia viene promessa sposa a Gino Centolire, il buffone del paese, proprietario di un pezzo di terra confinante con quello dei Galante, un uomo violento e insensibile, ubriacone, fannullone, succube di una madre gretta e tiranna.
La vita di Lucia diventa un inferno di tribolazioni, minacce e i maltrattamenti, fisici e psicologici, messi in atto tanto dal marito quanto dalla suocera. Però il destino cambia le carte e regala a Lucia un’inaspettata occasione di felicità, facendole incontrare Giuseppe, un «simpatico forestiero», reduce delle guerre d’Africa, chiamato come muratore a ricostruire il muro della camera da letto. Giuseppe e Lucia si innamorano, aspettando una bambina e scappano a Milano, in un modestissimo appartamento, alla ricerca del miraggio di una felicità promessa. E qui le regole di un’Italia ancora arretrata e bigotta condannano Lucia alla infelicità perenne: la donna viene denunciata ai carabinieri per adulterio e abbandono del tetto coniugale. Giuseppe e Lucia sono entrambi sono ricercati, ripudiati da tutti e senza un soldo, costretti a vivere nella capitale del boom economico come immigrati ed emarginati. Decidono quindi di compiere un ultimo estremo atto di disperazione e salvezza insieme: nel giugno del 1965, con la loro bimba di otto mesi, arrivano nella capitale, abbandonano la piccola sul prato antistante i propilei monumentali che segnano l’accesso a Villa Borghese da piazzale Flaminio e quello stesso pomeriggio scivolano insieme nelle acque silenziose del Tevere.
Quella bambina è Maria Grazia Calandrone, che, quasi quarant’anni dopo, decide di andare lì, dove la madre non l’ha mai portata, in quell’abisso di disperazione e speranza che solo il cuore grande di una mamma può aver provato e, con l’ostinazione dell’amore, ricostruisce la vita di Lucia, attraverso fotografie, lettere, cartelle cliniche, racconti e testimonianze. Ed insieme a Lucia ricostruisce anche l’Italia del dopoguerra, le sue leggi, le sue contraddizioni, le speranze e le delusioni di chi era deciso a ricostruire un mondo nuovo
Dove non mi hai mai portata è un canto d’amore per una madre che ama e abbandona, è la consapevolezza che a volte l’amore è distacco, ed è quanto di più doloroso si possa mai immaginare; è il coraggio di una figlia abbandonata che prende per mano una mamma ragazzina, vittima dei pregiudizi di una società bieca ed ottusa che l’ha saputa solo condannare, e la porta qui, nell’ora e nell’adesso e la riscatta da quell’amore che non ha saputo salvarle; è la voce di una figlia che grida alla madre che quel futuro che forse aveva sognato per lei, alla fine si è avverato. Non è solo il romanzo di una storia personale intima e dolorosa, ma è anche l’immagine vivida e senza edulcoranti dell’Italia del boom economico, luccicante e fangosa, proiettata verso un nuovo futuro ma imbrigliata ancora in un intrigo di leggi bigotte e moraliste, fatta di lacci, catene e nuove autostrade.
Approfondimento
Maria Grazia Calandrone indaga, con la sua penna poetica, tenera e lucida, la vita di Lucia, che diventa anche il racconto di quella che è diventata ora la sua stessa vita; fa della scrittura strumento di indagine e di riscatto per restituire dignità anche al gesto più estremo, per dare senso a tanto dolore, per spogliare persona la morte dalla violenza e restituire solo quello che resta: l’amore.
Vengo a prenderti, adesso che ho il doppio dei tuoi anni e ti guardo, da una vita che forse hai immaginato per me. Adesso vengo a prenderti e ti porto via. Lucia, dammi la mano.
Romina Celani