
Autore: Giuseppe Culicchia
Pubblicato da Mondadori - Marzo 2017
Pagine: 264 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Scrittori italiani e stranieri

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Bruno Bruni, scrittore di nicchia in attesa di scrivere il Grande Romanzo Italiano, tira a campare traducendo opere di fantascienza cyber-punk e convive con Selvaggia, una ragazza d'oro, che fa la pole dancer in un locale notturno. Grazie alla sorprendente somiglianza di Bruno con il regista Nanni Moretti, lo spiantato scrittore si trasforma in un clone del Nanni nazionale e i due cominciano a girare l'Italia approfittando dell'ospitalità ingenua di sindaci e organizzatori di festival, fino ad arrivare alla Mostra del Cinema di Venezia.

E la vita che mi è passata davanti agli occhi sullo schermo del computer non era nemmeno la mia. Era sempre e solo vita altrui. Storie altrui. Storie di vite altrui.
Bruno e Selvaggia sono davvero una coppia di sfigati…simpatici, ma sfigati! Bruno, aspettando di scrivere il Grande Romanzo Italiano, è inchiodato alla “sindrome da foglio bianco” e tira a campare traducendo un improbabile libro di fantascienza cyber punk e Selvaggia fa la pole dancer e si spara selfie come se non ci fosse un domani tentando di sfondare nel meraviglioso mondo dello spettacolo. E cosi come sono, improbabili, incasinati e disorientati, Bruno e Selvaggia sono una coppia del nostro tempo, umanissimo fallimento dei sogni di gioventù. E mentre precipitano verso la catastrofe arriva la svolta…essere Nanni Moretti!
Bruno ha una somiglianza impressionante con il famoso regista e questo, unito alla sua capacità di imitatore, gli consentirà di assumere una doppia personalità e girare a “scrocco” per l’Italia, e non solo, cavalcando l’ingenuità e a volte anche la sfacciata ignoranza di sindaci di provincia e politicanti locali, attirati come falene dalla luce della notorietà.
E su questo girovagare per la provincia italiana Giuseppe Culicchia, narratore dosato e tagliante, apre uno scenario esilarante, tra cene di gala e politici che anelano un cammeo nel prossimo film del Nanni nazionale, dove però l’umorismo, che largo si respira tra le pagine del libro, nasconde una critica feroce al mondo dell’editoria italiana, un’analisi impietosa del mondo vacuo ed effimero in cui siamo catapultati, dove anche e soprattutto la cultura è merce di scambio, specchietto per allodole vanagloriose. Culicchia, con un tono lieve, da commedia, mette alla berlina e smaschera tutti i cliché dei nostri tempi, dalla politica alla cultura, mostrando con cruda verità che, alla fine, parte della cultura italiana non è altro che una serie di stereotipi, di frasi fatte condite dal populismo più becero. A Bruno Bruni basterà imparare a memoria tutti i modelli e le consuetudini che circondano il mondo dell’editoria e del cinema e continuare a ripetersi come un mantra: io sono Nanni Moretti, io sono Nanni Moretti. Perché alla fine essere è apparire, o meglio imparare ad apparire come gli altri vogliono pensarci…ed il gioco è fatto!
Essere Nanni Moretti è una commedia dei nostri tempi, ironica e scanzonata, ma allo stesso tempo feroce e impietosa, che scandaglia, analizza, stigmatizza e condanna la superficialità e l’ignoranza dei nostri tempi, un mondo di lustrini e frasi fatte, dove l’unica cosa che conta è «Mi si nota di più se non vengo o se vengo e mi metto in disparte?».
Approfondimento
Giuseppe Culicchia, con il suo stile asciutto e moderno, ci racconta una satira tragicomica del mondo culturale italiano, delle sue miserie e dei suoi falsi miti, una parodia del successo amara e feroce, che non manca di strappare al lettore qualche risata. Ma è anche un racconto malinconico, che riporta d’improvviso il lettore ad una dimensione intima e empatica, lo mette difronte allo specchio della memoria, dove scorre silente la fine della giovinezza e quella sensazione, lieve ed amara, di aver avuto sempre l’età sbagliata.
Voglio la casa dove sono cresciuto. La casa dove c’era un padre che si prendeva cura di me. E dove non mi sono mai immaginato che un giorno anche io sarei diventato padre e avrei dovuto prendermi cura di un figlio, che poi non ho la più pallida idea di che cosa comporti.
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