Autore: Paola Musa
Pubblicato da Arkadia - Febbraio 2016
Pagine: 144 - Formato disponibile: Brossura
Collana: Eclypse
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La biografia romanzata di Massimo Urbani uno dei sax più prodigiosi nel panorama del jazz italiano. Il “Charlie Parker” nostrano, morto per overdose a soli trentasei anni. Una vita fatta di sfide e sogni realizzati.
Fine degli anni Cinquanta, Roma caput mundi, la Roma periferica, la Roma del popolo: è qui che nasce Massimo Urbani, primo di cinque fratelli. Una famiglia modesta la sua, sogni pazzeschi i suoi. Massimo coltiva la passione per la musica fin dall’infanzia, e grazie all’aiuto dei nonni riesce ad acquistare un clarinetto che a undici anni già suona magistralmente. Di carattere debole e un po’ timido, Massimo segue la musica con passione e ingenuità fino a entrare a far parte della banda del paese dove si mette subito in evidenza per le sue enormi doti. Un enfant prodige, uno di quei talenti destinati a far storia. E lui la storia la scrive per davvero.
Grazie ai sacrifici della sua famiglia e alla sua volontà, Massimo riesce a comprare un sassofono e comincia la sua ascesa incontrastabile ai vertici del jazz italiano. Ammiratore e seguace del grandissimo padre del bebop Charlie Parker, Massimo già a quattordici anni diventa musicista professionista e inizia collaborazioni proficue con i grandi del jazz. Riesce a seguire come uditore le lezioni al conservatorio di Roma del professore Giorgio Gaslini e grazie alla sua abilità viene subito notato dai più.
A soli diciassette anni partecipa all’Umbria jazz festival e dopo poco viene invitato per una tournèe negli Stati Uniti. Una carriera veloce, forse troppo per un carattere chiuso come il suo. Sono anni difficili, fazioni politiche, band giovanili, droga. La città sta cambiando, la perdita della mamma, la scalata troppo veloce, Massimo non ce la fa. La musica, la voglia di far musica lo tiene a galla, ma lui è debole. Conosce la sua compagna Valentina, con lei condivide le sue paure, le sue ansie, la sua tossicodipendenza. Un bambino, Max Jr, è ciò che resta di un genio del jazz. In una calda sera di giugno del 1993, Massimo in seguito a un’overdose ci lascia.
Eppure lui vive nei suoi album, nelle sue canzoni, nel ricordo dei colleghi, negli occhi del suo bambino: Go Max Go.
Approfondimento
Che ci troviamo di fronte a un signor romanzo lo si capisce fin dalle prime pagine. La collocazione storica e geografica della vicenda è perfetta e, nonostante si parli di una biografia, Paola Musa ci mette del suo, e tanto, facendo nascere una storia appassionante e scritta benissimo. L’uso del dialetto, le perfette descrizioni, la scalata travolgente di eventi, il poco ma giusto linguaggio tecnico sono tutti elogi da fare a una scrittrice esperta e molto attenta.
Come la stessa autrice nei ringraziamenti dice: “ Mi rendo conto che è sempre un po’ pericoloso e azzardato trattare una biografia in forma di romanzo. […] solo la narrativa poteva però […] restituirne infine un ritratto …”. Anche io sottolineo la prova ben riuscita di regalare al lettore una storia coinvolgente e molto fedele alla realtà.
Due parole su Massimo Urbani. Ho letto di lui e inevitabilmente l’ho ascoltato. Signori, giù il cappello dinnanzi a un fenomeno! La sua musica, le sue performance sono storia. Grazie Massimo.
Un romanzo da leggere, una musica da ascoltare.