
Autore: Jonathan Dee
Pubblicato da Fazi - Aprile 2019
Pagine: 440 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Le Strade

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Le paure, le ansie, i sogni, le aspettative degli abitanti di una piccola cittadina del Massachusset, Howland, vengono messe a confronto: gente borghese, gente comune che mostra le peculiarità e le spigolosità - con annesse le difficoltà economiche di mantenere un dignitoso stile di vita -, della loro vita quotidiana.
In questo romanzo vengono descritte, come a farcele vivere in prima persona, le vicissitudini giornaliere di una famiglia piccolo borghese ma, attorno a loro, fanno da cornice, arricchendone il quadro le storie di vita degli altri abitanti della cittadina che, con le loro singolarità, daranno l’immagine di quella che è la vita della gente comune, gente che cerca di ritagliarsi un proprio spazio nel mondo.

L’attentato dell’11 settembre, l’incredulità della gente e l’amara convinzione che niente potrà più essere la stessa cosa: questo scenario, descritto solo marginalmente e intuibile nel corso della storia, viene narrato attraverso gli stati d’animo della gente. Di uno in particolare, un uomo del quale poco o nulla si conoscerà – nemmeno il nome – un piccoletto che dietro il suo essere cinico e indisponente nei confronti di tutti e del mondo intero, celerà una frustrazione mista a un senso di inferiorità nei confronti di tutti gli altri.
Da qui, quindi, si dipana l’intera storia narrata in I provinciali: una storia che narra le vicende di una famiglia piccolo borghese che vive in una piccola cittadina, Howland, dove troviamo il capo famiglia, un piccolo imprenditore in cerca dell’affare che gli permetta di sbarcare il lunario, la moglie dibattuta tra una vita che, probabilmente, le inizia ad andare stretta, una figlioletta, Haley, che cresce in una sorta di rapporto conflittuale con la madre, sempre pronta a redarguirla e che troverà nell’ alleanza paterna un punto di forza.
Attorno a questo nucleo familiare, in senso stretto, si snoderanno poi le vicissitudini degli altri cittadini di Howland, ognuno con la propria storia, ognuno con il proprio bagaglio di preoccupazioni e di carico emotivo che si batteranno con le difficoltà giornaliere e, taluno, con l’estro del contestatore politico che si sentirà investito del ruolo di “difensore della politica cittadina”: gente che si sente minacciata dall’arrivo di un ricco newyorkese che deciderà di prendere in mano le redini “politiche” della città nel vano tentativo di far star meglio tutti.
I provinciali è un libro ben scritto, grammaticalmente corretto, la cui lettura scorre senza particolari intoppi, si appropria dell’utilizzo di termini articolati e altisonanti: è presente, però, qualche refuso, segno verosimilmente di una svista e/o errore di traduzione.
I provinciali è un romanzo che alterna parti lungamente descrittive, fatte di dialoghi indiretti, a quelle dialogate direttamente: si ha come la sensazione che le narrazioni così come i dialoghi indiretti predominino rispetto ai dialoghi in senso stretto. Ecco, in tal senso, avrei preferito qualche discorso diretto in più tra i personaggi.
A tal proposito, ma trattasi di una mia personale considerazione, avrei ridotto leggermente le parti dedicate ai dialoghi indiretti di modo da rendere il testo maggiormente fluido e scorrevole: tale condizione, difatti, rischia di far cadere la concentrazione del lettore che, probabilmente, resterebbe alta se dovesse seguire un dialogo diretto tra i personaggi. I provinciali si articola dopo un prologo nel quale, appunto, si capisce che un evento catastrofico si è abbattuto sulla City, senza, però, fare riferimento al tipo di “attentato”; qui entra in gioco il primo personaggio, l’uomo di Città che guarda dall’alto in basso chi, al contrario, non proviene dalla Città: di lui poco o nulla si saprà.
A seguire verranno narrate da vicino, come detto, le vicende di vari personaggi che vivono di duro e modesto lavoro e che guarda con diffidenza a chi, di soldi, ne ha da vendere.
Approfondimento
Il romanzo di Jonathan Dee ha la capacità di analizzare quella che è la vita di gente normale nella quali ognuno di noi può ritrovarsi; persone con le proprie speranze e i propri sogni, con le proprie paure e con la voglia cambiare la propria vita: ognuno è diverso dall’altro, ma ognuno ha la consapevolezza di essere poco propenso a qualsiasi cambiamento che, in fin dei conti, possa stravolgere quelle che sono le abitudini della cittadina.
È interessante, altresì, perché I provinciali è un romanzo copre un lungo arco temporale: non si parla, infatti di giorni o mesi ma addirittura di anni e in questo lungo tempo i personaggi cambiano, crescono, maturano.
Durante la narrazione si passa da un personaggio all’altro e ciò fornisce un ampio quadro delle loro vite: l’unico appunto è che per alcuni di loro manca l’epilogo, ovvero non se ne conosceranno le sorti, così come, per altri, l’epilogo si svela piuttosto velocemente.
Mi sarebbe piaciuto
Mi sarebbe piaciuto conoscere la conclusione che l’autore ha pensato per ciascuno dei personaggi, principale e non, o sapere nel dettaglio come quel determinato personaggio sia arrivato a quel preciso punto della propria vita.
Due personaggi ho amato in particolare, due donne: Candace, un’anima sensibile che lavora con i bambini e che, seppur in certi momenti sembrerà mal tollerarli, non potrà fare a meno di starne lontana; una donna che si sente soffocare dal senso di impotenza e dal fatto di non poter sfruttare al meglio la propria vita; ha la netta sensazione, difatti, che tutto le stia scorrendo troppo velocemente davanti e che non riesca ad afferrare il tempo che inesorabile passa: la preoccupazione per gli anziani genitori «…com’era successo tutto questo, non solo la sua parte, ma anche quella dei suoi fratelli e della sorella, fosse ricaduta su di lei…» e l’amarezza perché probabilmente non avrà mai una famiglia sua, dato l’incalzare del tempo. L’altro personaggio è quello della piccola Haley: la troviamo bimba e la lasciamo adolescente, un’adolescente che si specchia nel futuro e che si trova a fare i conti con il proprio stato d’animo che potremmo definire pensieroso, con una voglia di ribellione che sente di dover reprimere
…e in realtà cosa avrebbe potuto pretendere? Chiedere giustizia ai potenti, per quanto trascurabile o giustificata potesse essere la sua rivendicazione, era un errore tattico. Nel farlo rinunciavi alla sola arma a tua disposizione: privarli al potere di dire no.
Alessandra Di Maio