
Autore: Julio Cortázar
Pubblicato da Einaudi - Giugno 2014
Pagine: 1444 - Genere: Fantasy
Formato disponibile: Brossura
Collana: Einaudi tascabili. Biblioteca
ISBN: 9788806220440

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“Essenzialmente (ma è proprio l’essenziale che sfugge)..fino a quel momento lo aveva colpito una serie di elementi anomali slegati…Di colpo…sentì come se gli fosse stato dato di vedere finalmente la realtà. Un momento della realtà che gli era sembrata falsa perché era quella vera, quella che ora non vedeva più.”
(Da Fine del gioco. La banda)

Quanti scherzi può farci il nostro inconscio? E cosa sarebbe la nostra realtà se la guardassimo non con gli occhi bendati delle convenzioni sociali e delle abitudini ma con lo sguardo di chi ritiene tutto possibile? Questo fa Cortázar nei suoi racconti: contrappone a quello che lui ritiene un falso realismo, che consiste nel credere che tutte le cose si possano spiegare, un mondo che nasce dal ribaltamento di tutte le regole che, anche senza saperlo, ogni giorno osserviamo meccanicamente, considerando pazzo chiunque le sovverta. Ed ecco che gli incubi invadono la quotidianità dei protagonisti del suo libro che si ritrovano a vivere vite che non comprendono, trasportati in mondi paralleli ai loro dove il lettore stesso si trova catapultato suo malgrado.
È grande l’abilità dello scrittore nello descrivere gli stati d’animo dei suoi personaggi, le loro paure, il loro stupore, il loro elaborare gli eventi inattesi che li coinvolgono, e lo fa sia esplicitamente che attraverso immagini che ci lascia come regalo da interpretare. Sicuramente chi leggerà questo libro non potrà assumere un atteggiamento passivo nei suoi confronti, ma dovrà addentrarsi in ogni realtà descritta, piangere, fremere, spazientirsi e anche ridere in più di un’occasione davanti a situazioni forse difficili da spiegare con le parole, ma che sicuramente toccano qualcosa nascosto dentro di noi.
Approfondimento
Non mi era mai capitato di leggere Cortázar, forse perché il genere fantastico non rientra tra i miei preferiti ( questo è la ragione per cui ho dato quattro come voto finale al libro e non cinque). Per questo motivo mi sono approcciata al primo racconto (Casa occupata. Bestiario) con grande curiosità. Il primo impatto mi ha lasciata un po’ perplessa. Ma di cosa parlava di preciso? Quale era il senso della storia? E il finale? Ho dovuto rileggerlo per capire come dovevo pormi nei confronti di tutto quello che vi era scritto. Lasciando la razionalità da parte mi sono immersa in un mondo che con quello reale ben poco aveva a che fare, entrando nel mio inconscio ho dato un mio senso a quella casa e a tutti gli avvenimenti che si svolgevano lì. Da questo primo racconto ho capito che se volevo arrivare alla fine del libro avrei dovuto abbandonare quell’ “ordine chiuso” delle idee che Cortázar pare sovvertire in ogni riga del suo lavoro, diventare un “cronopios” per lasciarmi catturare dalla poesia, dall’intuizione, e farmi trasportare dal ritmo del racconto che, grazie all’abilità dello scrittore nell’utilizzare la punteggiatura, diventa protagonista della storia al pari di un qualsiasi altro personaggio, facendo durare un attimo un’eternità o intrappolando l’infinito temporale in un secondo. E credo sia proprio questa la maggiore abilità di Cortázar: manipolare il tempo ma anche lo spazio e la realtà al punto da portare a confondere il reale col surreale, mescolando sogni e fatti quotidiani, la vita con la morte facendoci dubitare dell’esistenza di entrambe.
Tu che mi leggi, non ti è mai capitata quella cosa che comincia in un sogno e che torna in molti sogni ma che non è quello, non è solamente un sogno?…ma com’è possibile, che questa cosa che fu, che fummo in un sogno ma che è altro, torna ogni tanto ed è lì, ma dove, come è lì e dove è lì? – (Da Ottaedro. Lì, ma dove, come.)
Aira Ria