
Autore: Maria Rosa Cutrufelli
Pubblicato da Frassinelli - Marzo 2016
Pagine: 251 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida

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1906, nell'entroterra marchigiano. Teresa è una bambina chiusa nel suo mondo, muta per un trauma avuto da piccola. Alessandra invece è una giovane esuberante, una delle dieci maestre che hanno avuto il coraggio di chiedere l’iscrizione alle liste elettorali dei loro comuni di appartenenza. Teresa e Alessandra vivono nella stessa casa, una è la nipote del proprietario, l'altra l'affittuaria di una stanza.

Chi l’avrebbe mai detto che anche l’Italia, l’Italia povera di un paesino sperduto tra Senigallia e Ancona, abbia avuto le sue suffragette!
L’episodio dimenticato è stato recuperato e narrato con maestria dalla nota scrittrice siciliana Maria Rosa Cutrufelli in Il giudice delle donne: dieci maestre della provincia di Ancona, all’inizio del Novecento, sostenute da Maria Montessori, chiedono e ottengono l’iscrizione alle liste elettorali per il voto amministrativo nei rispettivi comuni. Il voto allora era negato alle donne e il procuratore del re fece quindi ricorso alla corte d’appello di Ancona, presieduta da Lodovico Mortara, che confermò la scelta di ammissibilità delle donne alle liste elettorali. A raccontare nelle pagine di un giornale locale questa pacifica rivoluzione è un giovane giornalista, Adelmo.
La trama del romanzo della Cutrufelli è semplice e ci riporta ai primi anni del Novecento dandoci un ritratto storico reale e documentato di un’Italia legata ancora a pregiudizi ottocenteschi ma che inizia ad aprirsi a prospettive moderne.
Alessandra, la protagonista, viene mandata a fare la maestra a Montemarciano, un paesino in provincia di Ancona, dove conosce la maestra Luigia Meucci, leader delle dieci suffragette della sua zona e moglie del sindaco repubblicano che la sostiene, contro l’intero paese. Alessandra va a vivere in una camera in affitto presso un vecchio stagnaro che ha una nipote, Teresa, orfana di madre, con un padre emigrato in America e muta per un trauma infantile.
La maestra riesce a entrare in comunicazione con Teresa, la quale per prima si accorge del neonato amore tra Alessandra e Adelmo, che ha intrapreso con non poche difficoltà la carriera di giornalista.
Essenziale nello svolgimento della storia è il ruolo del giudice Mortara, che dimostra tutto il suo coraggio nel fare applicare la legge del tempo, risalente allo Statuto Albertino, dando ragione alle dieci maestre e iscrivendole nelle liste elettorali. Sappiamo purtroppo che, la sentenza fu rigettata in seconda istanza da un altro giudice e che solo dopo quarant’anni, esattamente nel 1946, le donne in Italia ottenero il diritto di voto.
Approfondimento
Il giudice delle donne non è narrato solo dal punto di vista di Alessandra, ma anche da quello della maestra Meucci, realmente esistita, di Teresa, bambina dalla parola bloccata a causa di un terribile trauma psicologico e di Adelmo giovane giornalista che intervista il giudice Mortara e ne capisce le scelte.
Mi sono ricordato che Lodovico Mortara è ebreo e che per gli ebrei, prima dello statuto, era impossibile accedere ai gradi accademici, avere una cattedra o una carica civile: solo in virtù dello statuto Lodovico Mortara è diventato, di fronte alla legge, un cittadino uguale agli altri.
Il romanzo di Maria Rosa Cutrufelli è circolare, inizia con un capitolo intitolato Notte, dove è raccontata in maniera coinvolgente ed emotiva la scena di Teresa bambina che assiste all’aborto della madre, riversa a terra in una pozza del suo sangue, una scena terribile che le toglie la voce, e si chiude con un capitolo intitolato Giorno, in cui c’è sempre Teresa, non più bambina, al porto Genova, in attesa di imbarcarsi per l’America dove ha saputo vive il padre e dove spera di trovare un futuro migliore.
…Il voto è interdetto alle donne, agli analfabeti, nonché ai pazzi, ai detenuti in espiazione di pena e agli imprenditori che hanno subito una procedura di fallimento..
Milena Privitera