
Autore: Alice Basso
Pubblicato da Garzanti - Maggio 2021
Pagine: 304 - Genere: Giallo storico, Narrativa rosa
Formato disponibile: Brossura
Collana: Narratori moderni
ISBN: 9788811818779
ASIN: B093C598N4

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Quanta forza d’animo ci vuole ad essere antifascista nella Torino del 1935? E quanta ne serve, poi, per combattere il pregiudizio che una giovane donna non possa essere indipendente? E quanta ne va aggiunta se si deve smascherare un assassino? Per scoprirlo, basta fare amicizia con Anita.

Anita è un vulcano in eruzione, che vive i suoi vent’anni in una Torino ormai abituata al fascismo e sorda al rumore di manganelli che gli squadristi non si preoccupano più di nascondere. Anita è una forza incontrollabile che attraversa le pagine e trascina il lettore in un agosto solo apparentemente monotono. Ci presenta la sua famiglia, nella quale primeggia mamma Mariele che la vede già in sposa al bellissimo (e ricco) Corrado, perfetto giovane per una perfetta futura famiglia fascista. Anita, tuttavia, con riluttanza e insofferenza pensa a quel giorno, che è riuscita a spostare di soli sei mesi: Corrado, infatti, dovrà aspettare perché la futura moglie prima vuole andare a lavorare. Trova impiego come dattilografa presso la casa editrice Saturnalia. Battere a macchina le traduzioni dei gialli americani permette ad Anita di scoprire una chiave di lettura del mondo che non aveva mai valutato prima e che si rivelerà essere l’unica capace di soffiare forte sulle vele del suo entusiasmo e, ammetterà a sé stessa, anche del suo cuore. Al lavoro scoprirà di avere un legame immediato e complice con Sebastiano, suo superiore. Insieme si riconosceranno antifascisti e pronti a combattere il regime a colpi di penna: scriveranno, con lo pseudonimo di J.D. Smiths, storie che sotto sembianze dei soliti gialli americani celano la loro reale forma: fatti di cronaca torinese non denunciabili in pieno fascismo.
Uno in particolare, quello raccontato nel romanzo Il grido della rosa, permetterà ad Anita di scoprire l’orrore e l’ingiustizia della dittatura, il dolore e la compassione. Diventerà grande immergendosi nella storia di Gioia e Diana, due facce della stessa medaglia, si stringerà alla sua migliore amica, Clara, e si farà guidare dalla sua insegnante e mentore, Candida, mentre nel suo cuore farà spazio a Sebastiano, giungendo, insieme a lui, all’infelice finale della storia. Quella di Anita è una voce gioviale, quella di Sebastiano invece è consapevole, amareggiata. Insieme sono e saranno sempre, l’uno per l’altra, quelli che seppelliscono il cadavere insieme.
Il grido della rosa affronta diversi generi del romanzo: storico, rosa, giallo, che è poi la parte meglio riuscita. La dicotomia tra bene e male è netta e Anita in questo è eroina impeccabile, muove i suoi passi in un’unica direzione, senza mai avere dubbi o tentennamenti. Ragion per cui, i personaggi più affascinanti risultano Sebastiano e Candida: due menti mature, forti e decise, sicuramente non immacolate. Rassegnato uno, cinica l’altra, sono due figure di importante riferimento per la protagonista, che fa di loro i suoi mentori e le persone di cui più si fida.
Approfondimento
Si tratta di un libro che si tiene comunque in piedi grazie ad Anita, voce a tratti insopportabile e pure in grado di tirare fuori uno spettro emozionale così ampio e realistico che alla fine ci si affeziona a quel suo modo a tratti irruento. Dopo le prime sessanta pagine faticose da portare a termine, Il grido della rosa si apre alla vera, appassionante, storia; viene messo da parte il pedagogismo antifascista così rimarcato da sfiancare il lettore, insieme al ritratto caricaturale di una famiglia italiana anni ‘30 e dei ragazzi simpatizzanti del regime, trattandoli da pesci lessi quasi volendo barare di spirito critico, sorvolando sull’impossibilità ufficiale, per moltissimi (tra cui anche Sebastiano), di sottrarsi alle logiche fasciste o anche solo di poter comprendere, in quegli anni, la portata disastrosa di ciò che si stava vivendo. Dopo un iniziale piattume di pedagogia didascalica intrisa di luoghi comuni, il romanzo decolla: si affida, finalmente, alla narrativa.
Una narrativa che, sebbene diluita in uno stile che ho trovato insipido, tiene comunque attento il lettore e gioca, quindi, da sola la partita per chiudere questo romanzo che, per mia esperienza di lettrice, reputo riuscito a metà: la storia c’è, la voce è debole.
In postfazione l’autrice Alice Basso spiega un collegamento autobiografico col personaggio di Gioia, che è il motore di tutta la parte gialla del romanzo. Questo aiuta a spiegare perché Gioia si riveli, pur non essendo personaggio attivo della storia, a tutti gli effetti uno dei migliori, protetta da un’aura di realismo e vicinanza umana che l’autrice, con molta eleganza, le plasma addosso, convincendo fin da subito il lettore a volerle bene.
Consiglio la lettura a chi sia appassionato di misteri, a chi piacciono i buoni che lottano contro un nemico senza curarsi di quanto questo sia grande, a chi è attento ai diritti di tutti e a chi, semplicemente, piace vivere sulla scena del crimine!
Silvia Rodinò