
Autore: Michel Faber
Pubblicato da Bompiani - Giugno 2015
Pagine: 578 - Genere: Fantascienza
Formato disponibile: Brossura
Collana: Narratori stranieri

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Il pastore Peter Leigh viene inviato in una missione speciale su Oasi, che lo porta a una distanza di molti anni luce da sua moglie Bea. Pur sentendosi particolarmente vicino a quel Dio magnanimo e amorevole al quale ha dedicato la propria vita, finisce per ritrovarsi sommerso dalle macerie di un mondo alla deriva.

“Hai il libro?” “Quale?” “Il libro delle Coљe Nuove e љ?rane.” Peter sgranò gli occhi e cercò di respirare normalmente. Da vicino il fiato dell’Oasiano aveva un profumo dolce, come di frutta fresca. “Intendi la Bibbia?”
Un missionario con la missione di portare la parola di Dio su un altro pianeta. E chi l’avrebbe mai detto! Peter è un uomo di fede, ma, volontariamente o involontariamente, anche di scienza. Si trova per le mani una missione: quella affidatagli dall’USIC, una misteriosa organizzazione quasi segreta, che lo assume per permettergli di entrare in contatto con la popolazione nativa del pianeta Oasi.
Peter abbandona la sua vita inglese per seguire la volontà di Dio, si separa dall’amatissima moglie, Bea, alla quale si era immediatamente e irrimediabilmente legato quando, nel suo passato da tossicodipendente, l’aveva vista aprendo gli occhi dopo un intervento. Quella magnifica anima, nei panni dell’infermiera che gli aveva riaggiustato le caviglie dopo un tentativo di furto, gli fa scoprire Dio, gli fa scoprire la luce della vita, lo allontana dal buio della droga e dell’alcol. Entrambi tentano di superare i test per la missione su Oasi, ma solo Peter riesce a passare, partendo così per quel pianeta così simile alla Terra, eppure così lontano, con la benedizione di sua moglie.
I due comunicano attraverso il Modulo, un sistema di messaggistica in grado di portare le lettere d’amore, di rabbia, di cronaca e di speranza e di disillusione a migliaia di chilometri di distanza. È proprio grazie a quel Modulo che Peter scopre che la sua Terra è in rovina, che sua moglie è incinta e che l’anima che gli aveva fatto scoprire Dio non riesce più a vedere quella luce. Gli Oasiani, famelici dei racconti del Libro delle Cose Nuove e Strane, sperano che il pastore non li abbandoni, ma la decisione è cruciale: tornare sulla Terra o rimanere su Oasi?
Michel Faber ci propone una storia molto avvincente, a tratti molto particolare, peculiare, se vogliamo inquietante – specialmente nella descrizione degli Oasiani – che lascia con il fiato sospeso fino alle ultime pagine.
Il libro delle cose nuove e strane è un romanzo che dà modo di riflettere sul concetto di scienza e su quello di fede, proponendoci la visione di un uomo religioso che ama la diversità di pensiero, che ama persino chi si definisce ateo, senza distinguere tra umani e alieni. La scrittura fresca lascia gli occhi e la mente incollati alle pagine, nonostante alcuni passaggi risultino a tratti noiosi e un po’ troppo pesanti.
Le continue riflessioni di Peter, la sterilità del paesaggio di Oasi, la presenza di una cerchia di personaggi molto ristretta, rallentano la narrazione in alcuni tratti. La storia termina in modo molto netto e brusco, al punto da lasciare libera la strada per un eventuale seguito.
Approfondimento
Svegliarsi con in mente Life on Mars di David Bowie, dopo aver concluso la lettura, è stata una piacevole sorpresa. Michel Faber ha saputo dar vita a un’oasi aliena perfettamente funzionante all’interno del suo romanzo. Inizialmente gli alieni, basati comunque sulla proporzione del due (hanno due braccia e due gambe), sembrano avere qualcosa di strano: per tutta la lettura si ha come l’impressione che gli Oasiani nascondano qualcosa di terribile, un’indole pericolosa, crudele e omicida, se vogliamo.
La riflessione alla quale si giunge terminato Il libro delle cose nuove e strane è che in realtà, a nascondere qualcosa di terribile, è l’uomo, pronto a importare la propria diffidenza addirittura oltre-Terra. Gli Oasiani sono creature semplici, dotate di un’anima, dotate di sentimenti, di tradizioni, anche se molto primitive. Vivono solamente del presente, quasi non concepiscono il passato e non si logorano la vita pensando al futuro. Mentre la razza umana, pronta a colonizzare lo spazio, continua a rovinarsi l’esistenza sentendo il peso del passato sulle spalle e prevedendo il nero del futuro.
Se qualcuno rompeva un piatto, il giorno dopo avrebbero ricordato che era rotto, ma invece di rivivere l’incidente che aveva portato alla rottura, si concentravano sulla necessità di farne uno nuovo.