
Autore: Jonathan Carrol
Pubblicato da Mondadori - Gennaio 2004
Pagine: 263 - Formato disponibile: Brossura
Collana: Strade Blu

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Thomas Abbey, vissuto da sempre all'ombra del suo famosissimo padre, trova la figura paterna della quale ha sempre sentito la mancanza nei libri di Marshall France. Il misterioso autore, scomparso a soli 44 anni, lo porterà sulla strada di un futuro dove le parole sono fin troppo importanti.

Leggere un libro, almeno per quel che mi riguarda, è come viaggiare in un mondo che appartiene a qualcun altro. Se è un buon libro, se ti ci senti a tuo agio, sei quasi ansioso di capire che cosa c’è lì in serbo per te, cosa troverai dietro l’angolo. Se è un libro scadente, è come trovarsi a Seacaucus, New Jersey: c’è puzza e ti piacerebbe essere altrove, ma dato che ormai sei in viaggio, alzi i finestrini e respiri con la bocca finché non ne sei uscito.
Thomas Abbey, figlio di Stephen Abbey, ha avuto un rapporto piuttosto strano con il padre: dalle sue parole, a tratti, sembra quasi provare un misto d’invidia e rabbia per il mito di Hollywood che, senza poter scegliere, si è ritrovato ad avere come padre. Cerca conforto in sua madre, un’insegnante di letteratura, alla quale confessa di essere stanco di essere considerato non Thomas Abbey, ma il Figlio di Stephen Abbey.
Da bambino, avvertendo questa sua costante sottomissione involontaria a un palcoscenico onnipresente dove le luci non si spengono mai, trova conforto in due elementi che lo segneranno per tutta la sua vita: le maschere, che colleziona e cura in modo piuttosto maniacale, e i libri di Marshall France, il suo mito, autore di fiabe per bambini morto ad appena 44 anni dopo una vita volutamente isolata. La passione per France lo porta a conoscere Saxony Gardner, incontrata in un goffo tentativo di trattare per una copia introvabile di uno dei primi libri del misterioso autore, aggiudicatasi, alla fine dei conti, alla ragazza. Si reca da lei per acquistare la copia proponendole un’offerta irresistibile e scopre, incredibilmente, che la sua casa è piena di marionette: le passioni determinanti dei due fanno scattare la scintilla, Saxony e Thomas iniziano a frequentarsi fino a instaurare una relazione. I due decidono di portare a termine una missione: recarsi a Galen, in Missouri, per poter scrivere la biografia di Marshall France, un’impresa che molti altri avevano già tentato di portare a termine, ma senza successo. Incredibilmente, a quei due ragazzi, è concesso di scavare nel passato dell’autore. Ma Galen, come Saxony e Thomas, ha tante maschere, tanti misteri e tanti sussurri.
Tra cani parlanti e incidenti accolti dalla popolazione di Galen con gioia ed entusiasmo, Il paese delle pazze risate è sicuramente un libro molto strano. Se la prima metà, incentrata sulla vita di Thomas e l’incontro con Saxony, sulla storia dell’uomo, sul suo rapporto con il padre e sul disperato tentativo di accaparrarsi la copia che la ragazza ha acquistato per prima in un negozio di antiquariato, i fatti, quelli succulenti, arrivano in prossimità della fine. È un libro piuttosto difficile da commentare: inizialmente strappa un sorriso dietro l’altro, grazie alle geniali trovate di Carroll, capace di creare situazioni comiche in pochi, semplici passaggi. Poi, però, una volta compreso il perché di quegli strani avvenimenti che si susseguono uno dietro l’altro nella cittadina di Galen, il sorriso lascia spazio a un senso di inquietudine e di dolore.
Un problema da sottolineare è che le vicende nella città del Missouri giungono forse troppo tardi, specialmente se paragoniamo l’esposizione dei fatti tra la prima e la seconda metà del romanzo. Potremmo definirlo una fiaba per niente da bambini, piuttosto la storia di un golem che cresce sotto agli occhi di tutti, protagonisti e lettori, senza che nessuno se ne renda conto.
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Approfondimento
È interessante notare la passione di Thomas per le maschere. Essendo il focus sul protagonista maschile più approfondito rispetto a quello su Saxony, si finisce per imparare a conoscere quel ragazzo insicuro, imbranato con le donne che, se invitate a casa, finiscono per scappare gridando, dopo esser state accolte da quell’insieme di facce senza vita intente a osservare il vuoto con espressioni inanimate (tutte tranne Saxony).
Considerato il rapporto di Thomas con suo padre e la professione di quest’ultimo, la scelta di Jonathan Carroll di affibbiare al suo personaggio una passione così insolita, non sembra essere assolutamente casuale: Thomas, nel corso della sua vita, è stato costretto a indossare un’infinità di maschere per interpretare ciò che gli altri pretendevano da lui. In qualità di Figlio di Stephen Abbey, le aspettative con le quali gli altri lo hanno investito lo hanno costretto a cercare un’oasi di protezione, di sicurezza, di certezza. E il fatto che nei libri di France abbia avuto modo di trovare quella sicurezza paterna della quale ha sempre avvertito la mancanza, testimonia ulteriormente l’instabilità personale con la quale ha convissuto sin dalla sua infanzia e che lo porteranno, alla fine del libro, a dover mettere in discussione non solo il suo amore per l’autore, ma anche il senso della vita stessa.
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