
Autore: Franco Sanfilippo
Pubblicato da Nua edizioni - Febbraio 2025
Pagine: 484 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9791281026261
ASIN: B0DPJN156Z

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Hamìda stringeva in braccio la sua bambina che era venuta al mondo in fretta e silenziosa. La madre la teneva già al seno e una copertina bianca di lino l’ammantava pienamente. Il ragazzo, stupito, si era avvicinato senza fare il minimo rumore. L’espressione atroce iniziale, quell’aura nera che lo aveva investito, gli occhi ricolmi di sangue, tutto ciò che era stato negli attimi precedenti a quel miracolo di vita, era svanito senza lasciare ricordo, nessuna memoria, mentre si avvicinava a quella creatura […]
La mattina del 13 luglio 2007, Baghdad si era svegliata così, e così avrebbe fatto memoria dell’ennesimo massacro. La prima detonazione aveva sfigurato il quartiere di Karrada, un’area a maggioranza sciita, dove un commando di terroristi aveva fatto deflagrare un mezzo carico di esplosivo davanti a un centro commerciale affollato di persone. Mezzogiorno era passato da poco e intere famiglie si erano riversate felici nelle strade, abbellite a festa, per celebrare la fine dell’Eid Al Fitr. L’esplosione aveva fatto crollare, all’istante, un’intera ala dell’edificio, schiacciando sotto le macerie una moltitudine di persone, uscite in strada dopo la fine del digiuno del Ramadan […]
Con gli occhi fissi su quel bianco insopportabile delle pareti, troppo a lungo era rimasto sospeso in un limbo senza tempo, ricordando penosamente quell’ultima immagine impressa a fuoco nella sua memoria, poco prima di ritrovarsi proiettato in un’altra dimensione, un istante dopo l’esplosione. Il passeggino bianco […]

«Tu non hai più niente.» Il giovane parlava sottovoce. «Rischi solo di morire prima che arrivi la notte,» aveva poi sottolineato con espressione solenne e al tempo stesso cupa. «Hai visto quegli uomini lì fuori?» Le labbra erano appena dischiuse mentre pronunciava la sua sentenza: «Stanno solo aspettando il momento più opportuno, un’occasione favorevole… sai per che cosa, vero?» Aveva proiettato, allora, uno sguardo raggelante che si era infranto negli occhi del vecchio trafiggendoli. «Che io abbia o no una famiglia, questo non è affar tuo,» aveva sillabato, con il nero acceso delle sue pupille, mentre si storpiava in modo osceno in viso. «Tutti mi chiamano Josshuf.»
Chi parlava, in quel momento, era il diavolo in persona.
Il passeggino bianco di Franco Sanfilippo è un romanzo molto originale che mischia con sapienza diversi generi letterari, tra cui lo storico, il thriller, il paranormale ed il drammatico, senza però cadere mai nel banale. La storia ha del vero, benché la trasfigurazione dolorosa che colpisce nel momento dell’astio e delle difficoltà il giovane uomo Josshuf non sia totalmente realistica, o perlomeno la dimensione che Franco ci mostra è senz’altro piuttosto psicologica, anche se il protagonista sembra per azioni e parole abitato da demoni.
I cambiamenti, le ombre e l’odore di zolfo sono tutti tratti distintivi di un demone, ma la descrizione purché precisa e realistica è piuttosto una metafora del cambiamento dell’uomo in virtù dei forti sentimenti di vendetta che prendono in lui il sopravvento compiendone una completa trasformazione.
Era perfino difficile distinguere chi fosse ancora vivo, da chi fosse già al cospetto di Allah il Misericordioso. Nella camera mortuaria, sui quattro angoli, si ammonticchiavano i resti smembrati di anonimi individui, tenuti insieme dentro fatticci sacchi neri, nell’attesa che qualcuno ne potesse identificare i corpi martoriati.
13 luglio 2007, Baghdad. La scena si apre con scene apocalittiche, distruzione, macerie, pianti, sangue e desolazione. I bombardamenti hanno raso al suolo la città consegnando alla luce solo cumuli di carne bruciata e cemento. Josshuf ha così perduto l’amata moglie Hamida per la quale aveva già compiuto a sua insaputa diaboliche azioni per evitare che lei potesse essere data in moglie ad altri, difendendola dalla malvagità che suo padre era intenzionato ad infliggerle per denaro, e soprattutto la figlia Rahada, una piccolina di neppure due anni, probabilmente rapita.
L’uomo afflitto e turbato sperimenta nuovamente quei particolari e diabolici cambiamenti che sono soliti alla sua natura, alimentando pian piano emozioni forti e contrastanti e covando desiderio di vendetta verso gli attentatori. I suoi lineamenti precisi e delicati mutano in forme grottesche e così anche il suo incedere diventa possente e combattivo. Armato della sua stessa forza e del coraggio del suo grande amico Usama, un soldato della milizia curda, ingaggia una feroce lotta al nemico e una avventura pericolosa, dove le scene di sangue e di brutali aggressioni non tardano a sopraggiungere. Si respira paura leggendo e si è sempre più coinvolti nella storia che si fa via via più paradossale; le modificazioni nel giovane, infatti, non sono più solo legate al presente, ma si trasferiscono anche nei sogni, incupendo altri personaggi, tra cui una donna Fatima, che per caso o per fato, sogna l’ombra di un uomo che poi riconosce essere Josshuf.
Venne conquistato, poi rapito da una visione eterea ed eterna e si arrese impotente a quella che poteva definire una forma di esperienza mistica che lo aveva reso subito schiavo. Era estasiato alla vista dell’immagine più sublime, perfetta e pura che mai era a lui comparsa e che accarezzava non solo con gli occhi, ma ancor prima con l’anima. Aveva innanzi quanto di più bello avesse mai potuto intendere, afferrare e perfino riconoscere nella sua pietosissima vita.
Fatima però non è solo una bellissima donna, ma è anche simile ad Hamida. Questo incontro stravolgerà il finale, acuendo entrambe le emozioni di Josshuf e rendendolo ancora più convinto delle sue azioni, sarà soprattutto la storia che la donna gli racconterà a fargli credere di essere destinato a compiere quello che gli aspetta, come fosse sceso sulla terra appositamente per quello.
La notte dormiva male, si svegliava in preda a incubi terribili che non poteva raccontare a nessuno. Rimaneva per ore immobile nel letto per paura che divenissero parte della sua realtà e delle sue notti insonni, mentre la fronte restava umida e intrisa di una pellicola di sudore freddo, che aumentava o diminuiva assecondando i tremori del suo corpo. Con il passare del tempo, quegl’incubi che spesso lo assalivano, si erano accentuati a tal punto da modificare persino la sua stessa fisionomia. In peggio. Gli armoniosi ed eleganti lineamenti del viso, in certi frangenti, si erano poi deformati in pose innaturali, come se avesse subìto un mutamento degenerativo, facendo così apparire, nello specchio, il riflesso di un’altra persona con sembianze che non gli appartenevano più. La prima volta che Josshuf aveva manifestato il male era accaduto a scuola e quel giorno se lo ricordava benissimo, aveva quasi sette anni. Non era stata la sua volontà a trascinarlo di peso in quel sentiero oscuro, quanto piuttosto una forza estranea che lo aveva posseduto, trasformandolo in qualcosa che nemmeno sapeva di essere. La maestra lo aveva dapprima deriso, poi rimproverato e infine violentemente schiaffeggiato solo perché era mancino, ed esserlo, lo sapevano tutti, era un segno del diavolo. Peccato come avesse ragione. Erano reazioni incontrollabili a cui non poteva ribellarsi neppure volendo; era scivolato sempre più velocemente dentro quel fiume nero che aveva rotto ogni argine. Quel che stava pensando era esattamente ciò che stava capitando, senza logica spiegazione, al ladro e alla sua famiglia che avevano accolto la lama tra le carni, ma non avevano visto nessuno impugnare quel maledetto coltello, prima di abbandonarsi al sonno eterno. E infine, cosa era divenuto Josshuf con il tempo, se n’erano accorti perfino i due porci schifosi che avevano comprato Hamìda e la volevano possedere, ma quella storia era già stata scritta.
Approfondimento
Franco Sanfilippo è un autore emergente che sa regalare una lettura avvincente e allo stesso tempo inquietante e tormentata. Le crude immagini di morte colpiscono spietatamente al cuore e anche per chi non è particolarmente sensibile si è trascinati a esserlo, la visione allegorica di corpi martoriati, bambini abbandonati e segnati da bruciature, privi di arti o altre parti del corpo è straziante, ma in tutto questo l’inspiegabile dimensione oscura del protagonista cattura fortemente l’attenzione concentrando impulsi vendicativi verso la crudeltà degli attentatori; per di più tutti gli uomini del romanzo a parte Josshuf e Usama, sono presentati come spregevoli, nessuno si salva, tutti dal primo all’ultimo hanno colpe, chi tradisce, chi picchia, chi uccide, chi violenta donne e bambine, la presentazione è di un mondo grandemente malato dove sembra realmente che Josshuf sia venuto a riportare l’ordine.
Ma possiamo pensare che egli sia il diavolo se la sua sete di rivincita è volta alla liberazione del prossimo? E questo diavolo piegato a forze oscure e misteriose scoprirà la possibilità di un nuovo inizio? O forse l’inizio lo sarà per altri ed egli si smarrirà negli abissi dell’inferno?
La narrazione offre una lezione davvero nobilitante, che può essere spiegata attraverso molteplici chiavi di lettura.
Franco
Nausicaa Baldasso