Autore: Lucinda Riley
Pubblicato da Giunti - 2014
Pagine: 640 - Formato disponibile: Brossura
Collana: A
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Un'anziana nobile indiana consegna, poco prima di morire, un manoscritto di trecento pagine al pronipote Ari: in esso è contenuta la storia della sua vita, di un grande amore e di un figlio perduto in tenera età. Missione di Ari sarà quella di indagare su questa storia, per scoprire se Anahita dice la verità, se davvero quel figlio – come sostiene la bisnonna - non è morto. Accanto ad Ari ci saranno un'affascinante attrice americana e un inquietante Lord inglese.
Nei libri di Lucinda Riley finora tradotti e pubblicati in Italia – Il giardino degli incontri segreti, Il segreto della bambina sulla scogliera e La luce alla finestra – l’autrice ha sempre adottato l’espediente di alternare, nella narrazione, passato e presente. In ogni romanzo, quindi, i protagonisti si trovano – spesso per caso – a dover fare i conti col passato, indagando su di esso, per scoprirsi indissolubilmente negati ad antenati mai conosciuti.
In questo caso l’autrice ha osato ancora di più: sia nel passato, sia nel presente, la narrazione è affidata a due voci distinte. Per il passato, sono quelle di Anahita e del suo amato Donald, e per il presente sono quella di Ari e dell’attrice Rebecca, che suo malgrado si troverà coinvolta nella vicenda, grazie anche a una sorprendente somiglianza con Violet, rivale in amore di Anahita. La lettura del manoscritto di Anahita, e del diario di Donald, condurrà Ari e Rebecca all’interno della storia di un grande amore contrastato, di una relazione clandestina. Il contatto con Anahita li aiuterà a osservare la loro vita con occhi diversi, e ad avvicinarsi.
La narrazione di Il profumo della rosa di mezzanotte, dicevo, procede su piani alternati: il presente e il passato si intrecciano. Inizialmente, si provano sensazioni contrastanti: ci si affeziona a una parte della narrazione e si vorrebbe non finisse mai, quando la Riley sceglie di spostarsi su un altro piano, che nel giro di poche pagine appassiona e cattura come il precedente. Il ritmo è sostenuto, incalzante: i personaggi sono tutti ben descritti, dotati di una psicologia chiaramente definita. Le due vicende sono appassionanti – un po’ di più quella del passato – e ricche di fascino: le regole ferree della nobiltà inglese si intrecciano a quelle tradizionali indiane. Sopra di esse, la voglia di essere diversi, di vivere la propria vita, di amare.
Gli ingredienti per una storia affascinante ci sono tutti: una terra esotica, un bambino perduto, una madre “cattiva”, un uomo e una donna ai quali è impedito di amarsi, una fanciulla affascinante vittima inconsapevole di un inganno che, in fondo, non è tale. Fin dalle prime pagine, è evidente che per la storia “del passato” non può esserci un lieto fine: quello che conta però è il riscatto, la ricomposizione del mistero, la ricerca di quel bambino perduto che la madre non ha mai voluto credere morto. Verso la fine del libro il puzzle – che non presenta mai un’incongruenza – si ricompone, ogni tassello giunge al suo posto, e nell’ultima pagina avvertiamo un senso di pace, di speranza, di giustizia. I ragazzi del presente hanno risolto il mistero, hanno restituito suo figlio ad Anahita.
Il profumo della rosa di mezzanotte è scritto con un linguaggio semplice e chiaro, qualche volta alcune ripetizioni appesantiscono un po’ la lettura, ma a un occhio meno attento ed esigente possono anche sfuggire, visto il ritmo coinvolgente e incalzante della storia. Non ho le competenze per sapere se la descrizione dell’India sia veritiera, o almeno verosimile: quello che ne ho ricavato è, comunque, una sensazione di grande fascino, e ho avuto l’impressione di poter “sentire” i suoni e gli odori descritti. In conclusione, consiglio caldamente il romanzo, particolarmente adatto a un pubblico femminile, a chi cerca un romanzo “leggero” ma non banale.