
Autore: Kate Summerscale
Pubblicato da Einaudi - Gennaiob2017
Pagine: 343 - Formato disponibile: Brossura
Collana: Frontiere Enaudi

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Londra, 1895: un ragazzino accoltella a morte sua madre, poi per giorni conduce la sua vita tranquilla insieme al fratellino, finché il delitto viene scoperto e ne segue un processo accuratamente documentato dai media dell’epoca.

Il ragazzo cattivo è la ricostruzione di una storia realmente accaduta nei sobborghi proletari di West Ham a Londra alla fine del XIX° secolo: Robert Coombes, di tredici anni, e suo fratello Nathaniel, di dodici, uccisero in modo crudele la madre mentre il padre era imbarcato per lavoro e di come cercarono di dissimulare il fatto ospitando a casa loro un amico adulto sempliciotto all’oscuro di tutto.
Il cadavere venne però scoperto dai parenti insospettiti e il processo che scaturì da questo caso ebbe grande risonanza sulla società e fu ampiamente descritto e studiato dai giornali e dagli esperti; Kate Summerscale ha raccolto questo materiale giornalistico insieme a tutti gli atti giudiziari e a testimonianze e interviste, riuscendo a rendere perfettamente l’atmosfera drammatica e a ricostruire uno spaccato della società proletaria della Londra di fine ‘800.
Nella seconda parte del libro viene descritta la vita nel manicomio in cui Robert fu rinchiuso per scontare la sua pena: Robert venne infatti riconosciuto colpevole, ma infermo di mente al momento del crimine, quindi fu confinato nel manicomio criminale di Broadmoor, che ospitava gli assassini più famigerati d’inghilterra.
Fortunatamente la prassi in quell’istituto era di tranquillizzare i pazienti con routine ripetitive, di fornire loro buon cibo e insegnare un mestiere e a suonare uno strumento, in modo da non fare loro più pensare alle atrocità commesse; questo modo di procedere aiutò moltissimo Robert, tanto che la sua “mania omicida” venne considerata guarita e poté lasciare il manicomio dopo diciassette anni, nel 1912.
La vita di Robert proseguì in una colonia per ex detenuti, e da lì si trasferì in Australia, dove si offrì volontario per l’esercito australiano e partecipò alla prima guerra mondiale come barelliere in prima linea nelle battaglia di Gallipoli, dove si distinse per il coraggio e l’abnegazione.
L’ultima parte de Il ragazzo cattivo descrive infine la vita di Robert dopo la guerra, quando si stabilì in Australia in una fattoria, e dove prese sotto la sua tutela Harry, un ragazzino maltrattato dal patrigno, amandolo e proteggendolo, e guadagnandosi in questo modo la stima e il rispetto di tutta la famiglia che Harry si costruì.
Robert morì nel 1949, lasciando a tutti un ottimo ricordo di un uomo forte e gentile e soprattutto molto buono.
…è il racconto di un’adolescenza perduta e della possibilità di rifarsi una vita. Malgrado tutto il male del mondo.
Approfondimento
La prima parte de Il ragazzo cattivo è molto cruda e dettagliata nelle descrizioni del delitto, della scena del crimine e del processo; soprattutto è da rimarcare come tra la Londra di fine ‘800 e la nostra società odierna esista lo stesso macabro interesse nel seguire le vicende criminali dell’attualità: i giornali pubblicarono titoli clamorosi per attirare il pubblico, aggiungendo particolari sanguinosi per vendere più copie, e la popolazione più povera cercava il dramma in strada, radunandosi davanti al luogo dell’omicidio e alla aule del tribunale per scambiarsi informazioni e pettegolezzi sul delitto.
Un altro aspetto che viene approfondito nel libro sono le teorie dell’epoca per dare una spiegazione scientifica ai crimini: parecchi intellettuali criticavano l’ambiente tecnologicamente avanzato che sembrava produrre criminali e perversioni più di ogni altra epoca, e descriveva Robert come un orrore generato dalla modernità, una degenerazione dovuta ai marchingegni della scienza moderna.
La parte finale però cambia totalmente: il lavoro minuziosamente documentato dalla Summerscale questa volta è permeato da una sensazione di riscatto e di redenzione e il messaggio finale è forte e positivo: anche dalle peggiori esperienze può rinascere una persona buona e capace di lasciare una traccia buona e luminosa del suo passaggio nel mondo.
Il ragazzo cattivo, piuttosto che un romanzo, si avvicina più a un saggio, quindi sono rimasta coinvolta in modo relativo: le descrizioni sono dettagliate ma fredde e distaccate, perché il taglio voluto dall’autrice è proprio quello del resoconto giornalistico. Non vengono descritte le emozioni, ma i fatti. I dialoghi sono quelli dei verbali della polizia e del tribunale. Devo dire che a me è piaciuto leggere questa storia, ma non ho apprezzato la freddezza dell’autrice e il suo stile poco emozionale; anche nel finale in cui viene sottolineata la redenzione del protagonista sembra sempre che manchi qualcosa, e a fatica si riesce a provare un sentimento quando muore Robert.
Per questo consiglierei Il ragazzo cattivo agli amanti del crimine senza sentimentalismi, a chi è appassionato di delitti ma odia chi ci ricama sopra un romanzo, a chi vuole approfondire la conoscenza della società di quel periodo senza restare invischiato in emozioni di seconda mano.
Elena Naldi