Autore: Rossana Campo
Pubblicato da Bompiani - Gennaio 2020
Pagine: 144 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Tascabili Narrativa
ISBN: 9788830102224
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Una Bridget Jones sullo sfondo di una Genova che ammalia, una quasi trentenne logorroica e un po’ pazza che vuole raccontare tutta la sua vita dal principio, o meglio, da quando in principio erano le mutande. Una donna anticonformista, disordinata e scarmigliata alle prese con amori sbagliati ed una vita sentimentale e sessuale piuttosto movimentata.
Dunque, la storia comincerebbe così. Che io sono lì che sto per tornarmene a casa con le mie borse della spesa non pesanti e poi fa caldo e c’è tutta la puzza del vicolo che sale si espande e si diffonde….
Una giovane ragazza sempre senza una lira, che vive da sola, insieme al gatto Ulisse, in una casa che cade a pezzi. La sua principale preoccupazione è quella di sfuggire alla padrona di casa, cui deve diversi arretrati per l’affitto, o ad altri creditori, come l’amico Luca “che ormai mi telefona tre volte al giorno per riavere le sue trecentomila lire.” Una ragazza con un’amica del cuore, Giovanna, che ha una passione per gli uomini di colore e continua a raccontarle le sue infuocate notti di sesso con grande dovizia di particolari.
E così la nostra protagonista si barcamena tra lavori precari, mangiate a sbafo, analisi dei segni zodiacali che, si sa, dicono molto sulle persone, stratagemmi per arrivare a fine mese e, soprattutto, “sfighe” d’amore. Eh già! Vengono descritte le passioni per veri e propri infami, ginecologi donnaioli, archeologi fortemente depressi, panettieri un po’ porci; tutte storie che originano dolore e sofferenze, ma rappresentano anche un ottimo espediente per sfuggire alla noia del quotidiano. Noia che non era affatto prevista nei suoi sogni di bambina quando, a casa delle cugine più grandi, le osservava mentre si preparavano per uscire con i ragazzi.
La cugina Liliana e la cugina Rosa si mettono la Crema Nivea dopo che si sono passate il rasoio elettrico del cugino Mimmo simpatico sulle gambe e sotto le ascelle e poi si passano anche l’acqua ossigenata e l’ammoniaca sui baffi e allora arriva una puzza da svenire.
Il vero colpo di scena si avrà con l’arrivo dell’infame numero tre, un uomo brizzolato con la battuta pronta ed una grande pancia, proprio come quella di Pavarotti, vero sogno erotico della protagonista. Sarà questo incontro a generare tutta una serie di avventure, perché “Signori miei, ve lo dico, l’amore quando ci si mette è proprio bello.”
In principio erano le mutande è un vero e proprio flusso di coscienza, una valanga di informazioni che si rincorrono tra descrizioni frettolose e riflessioni appena accennate e mai approfondite, salti temporali e comicità scanzonata intrisa, tuttavia, di un fondo di malinconia.
Approfondimento
L’aspetto originale del romanzo va ricercato nella particolare forma linguistica e nella cifra stilistica adottata da Rossana Campo.
Mi viene anche in mente una cosa che dice la mia scrittrice preferita Gertrude Stein che dice, qualunque cosa succede in un giorno arriva sempre la fine di quel giorno; e anche poi: qualunque cosa succede in un anno arriva sempre la fine di quell’anno.
L’intenzione è quella di riprodurre, sia a livello lessicale che sintattico, un certo modo di parlare gergale, una sorta di oralità scritta, anche se in realtà si intrecciano registri diversi e a volte contrastanti tra loro. Nella narrazione, talvolta, mancano verbi o articoli; si assiste a continui salti temporali; i discorsi diretti si inseriscono direttamente nella prosa rendendo la sintassi piuttosto zoppicante ed a volte scombinata. Si ha di tanto in tanto l’impressione di dover rincorrere le informazioni, senza aver il tempo per approfondire i dettagli. Questo perché la protagonista della storia è così: è una persona incapace di stare ferma, è un’impetuosa, non ha mai pace, non riesce a vivere con calma, corre sempre, anche con le parole.
È un romanzo costruito sulla falsariga di un racconto casuale, in cui l’intreccio sembra il frutto di una narrazione spontanea. Sembra un lungo monologo, da ascoltare con le orecchie tese e con attenzione, per non perdere il filo, un po’ sconclusionato, esattamente come la protagonista.
Connie Bandini