
Autore: Thomas Harding
Pubblicato da Ponte alle Grazie - Maggio 2016
Pagine: 413 - Genere: Non fiction
Formato disponibile: Brossura

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La storia di una piccola casa su un lago vicino a Berlino, e dei suoi abitanti, ci regala uno sguardo originale e toccante sulla Germania del '900, lasciandoci un messaggio di cauta speranza.

È il 2013 e Thomas Harding torna sul lago di Gross Glienicke, vicino Berlino, a visitare una casetta che il suo bisnonno, un facoltoso medico ebreo, aveva costruito negli anni ’20 per passarci le vacanze con la sua famiglia. La casa era stata il “luogo dell’anima” della nonna dell’autore, Elsie, che vi aveva portato i nipoti nel ’93, quando per la prima volta aveva avuto la possibilità di rivederla. In quell’occasione aveva voluto lasciare loro un messaggio molto chiaro: che quella casa apparteneva tanto alla sua storia quanto alla loro, perché tutti avevano il marchio di ebrei costretti ad abbandonare la Germania nazista per sfuggire alle persecuzioni.
La piccola casa sul lago è per Thomas Harding la testimonianza di un impossibile presente alternativo, in cui il suo cognome sarebbe stato Hirschowitz e non Harding, e la Germania sarebbe stata la sua patria e non il paese più odiato dalla sua famiglia. Nella realtà, però, i parenti dell’autore hanno rifiutato le loro origini tanto da non voler neanche acquistare frigoriferi tedeschi, sforzandosi di integrarsi completamente nel paese che li aveva accolti.
Ma Harding capisce che un passato del genere non si può ignorare e sceglie di indagare sulle origini della propria famiglia. Quello che scopre nel 2013 a Gross Glienicke è, però, che il luogo dell’anima di sua nonna, che ora cade a pezzi ed è coperto dalla spazzatura di un decennio, verrà molto presto abbattuto. Si trova così di fronte ad un grave dilemma.
Abitavo a centinaia di chilometri di distanza e parlavo poco tedesco, e vivevo una vita già abbastanza piena di impegni. Non avevo il tempo di farmi carico di un altro progetto e comunque ero arrivato probabilmente troppo tardi. Ma più che altro, la si poteva salvare? Ora che ce l’avevo davanti mi sembrava tanto normale, il frammento di mezzo ricordo. Non era niente, poco più di un guscio vuoto. Eppure aveva qualcosa: un che di intangibile, un che di irresistibile.
Voltare le spalle alla casa e a sua nonna sarebbe stato più semplice e più logico, ma Harding sceglie invece di tentare di dimostrare il valore storico della costruzione, per salvarla dalla demolizione. E cerca, quindi, di scoprire il più possibile su di essa. La casa sul lago è il lungo racconto che scaturisce da questa ricerca.
Un racconto che parla insieme della storia della casa, e della storia, osservata dal punto di vista della casa. Scopriamo ben presto che la famiglia di Harding non è l’unica il cui destino è legato strettamente alla casetta: cinque famiglie se ne sono innamorate e sono state costrette a lasciarla nel corso degli oltre ottant’anni della sua esistenza. Le sue mura hanno osservato avvicendarsi persone molto diverse, variamente coinvolte nei difficili eventi del Novecento tedesco, che Harding riesce a raccontare in un modo insieme semplice e appassionato. Un medico ebreo, un musicista in dubbia misura legato al nazismo, una spia della Stasi e molti altri hanno vissuto in riva al lago e lasciato le loro tracce tra le pareti di legno grezzo.
Approfondimento
La casa sul lago è innanzitutto un libro per chi ama la storia, purché sia disposto a sentirla raccontare in un modo molto originale: non dal punto di vista di una o più persone, tipico del romanzo storico, ma da quello di una casa. Nel libro si alternano fluidamente parti dedicate alla vita privata dei suoi abitanti, e quadri storici più ampi; ma anche nel secondo caso, Harding ha raramente bisogno di allontanarsi dall’abitazione più di qualche chilometro. Essa occupa, infatti, una posizione incredibilmente strategica da cui osservare la storia della Germania: a meno di un’ora dalla capitale e da Potsdam, nelle immediate vicinanze di un aeroporto usato prima dai nazisti durante la guerra e poi come ponte aereo per Berlino ovest; e, soprattutto, a pochi passi dal Muro di Berlino.
Quanto agli abitanti di questo luogo così vicino a tutto, dobbiamo presto rassegnarci al fatto che si tratta di persone del tutto normali, e, anzi, imparare ad apprezzarlo. Per quanto diverse tra loro, tutte quante vorrebbero condurre la propria esistenza nel modo più indisturbato possibile, e sono invece costrette a relazionarsi con forze politiche assai invasive ed esigenti rispetto alla condotta e al pensiero individuale. Non ci sono né martiri né eroi tra le pagine de La casa sul lago: abbiamo invece un racconto realistico e reale (tutto è ampiamente documentato) dell’umanità media che si confronta con la Storia. Un’umanità che è stata spesso trascurata dai libri e dai film storici, e che nel libro di Harding è invece protagonista assoluta, che dobbiamo imparare a conoscere perché proprio essa rappresenta la chiave dei fenomeni sociali e politici.
In questo schieramento di personaggi medi, c’è però una figura che spicca: quella di Elsie, la nonna, che incontriamo adolescente all’inizio del libro. Veniamo commossi da questa giovane donna, piena di ideali, desiderosa di agire nel mondo, costretta invece ad affrontare lo shock dell’affermazione del nazismo e dell’antisemitismo. Con molta tristezza, la vediamo passare, nei suoi scritti, dalle inquietudini esistenziali, tipiche dell’adolescenza, agli interrogativi molto più urgenti e concreti che l’angosciante corso degli eventi le pone.
La casa sul lago si autodefinisce come un messaggio di speranza. E il fatto che la speranza riesca a installarsi su un secolo di tragedie e sul racconto di un’umanità del tutto non idealizzata e spesso meschina, rende tale messaggio davvero prezioso.
Elisa Frilli