Autore: Cristina Cassar Scalia
Pubblicato da Einaudi - Aprile 2019
Pagine: 384 - Genere: Noir
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Stile libero big
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Una valigia molto pesante viene gettata in mare. Due uomini assistono alla scena. Poco dopo una telefonata anonima avverte la polizia che una donna è stata ammazzata. I due fatti avranno un collegamento? È ciò che dovrà scoprire il vicequestore Vanina Guarrasi.
Vanila Guarrasi, vicequestore che da Palermo e dall’antimafia si è trasferita a Catania, dove dirige la squadra mobile, riceve una telefonata anonima che l’avverte che una donna è stata uccisa in una villa vicina al mare. E in quel mare due testimoni vedono un uomo gettare una valigia che pare essere molto pesante.
E non era per il cadavere che mancava ancora all’appello, né per il fatto che le due rivelazioni più importanti le avevano ricevuta in forma anonima. Era tutto l’insieme che pareva posticcio.
Da qui parte la seconda indagine di Vanina Guarrasi, “una sorta di sceriffo in salsa sicula”, che Cristina Cassar Scalia ci aveva già fatto conoscere nel romanzo precedente: “Sabbia nera”. La Guarrasi sarà affiancata dalla sua squadra, ma anche, e ancora una volta, dal “guru del pensiero poliziesco”, il commissario in pensione Patanè, che dal suo vecchio ambiente di lavoro non riesce proprio a stare lontano.
Una ragazza risulta essere effettivamente scomparsa, una giovane avvocatessa che lavora nello studio di un ambiguo e influente avvocato. Una ragazza che pare vivere al di sopra di quello che dovrebbe essere il suo tenore di vita. Durante le indagini, tasselli si uniscono a disegnare un puzzle al quale pare sempre mancare una vera logica, il vero senso, ma nel quale ogni frammento aggiunto apre nuove porte.
La pesca con la lampara ha una suo logica precisa. Si accende la luce, non si fa rumore, si sta fermi il più possibile e nel frattempo si armano le reti. Prima o poi anche i pesci meglio nascosti vengono a galla. A quel punto non possono scapparti più.
Vanina pensò che era l’immagine perfetta per descrivere quel caso.
Un giallo che offre continui colpi di scena e dove molte cose non sono quelle che paiono essere. Un giallo costruito come un giallo deve essere costruito e, quindi, del quale poco si può raccontare, lasciando tutto il gusto della scoperta al lettore.
Vanina è un personaggio che ha anche un passato complicato, un passato che l’ha portata ad abbandonare la sua Palermo e a lasciarsi alle spalle affetti e amore. Un passato che la fa dormire poco e la spinge a farsi troppe domande e a commettere, forse, alcuni sbagli (o quelli che lei pare percepire come tali). Un passato che il lettore raggiunge a piccoli tratti, in una sorta di ricerca del dettaglio che va di pari passo con l’indagine vera. Un passato che dà alla protagonista una dimensione reale, una consistenza umana e che la rende credibile.
Era una sensazione, solo una sensazione. Una sottile forma d’inquietudine che l’assaliva ogni volta che un dettaglio non la convinceva, o che, come dice Spanò, «il morto era vicino». Poteva essere solo un’impressione, certo, o magari il suo eccesso di zelo; o, ancora peggio, il malucciffari di una malata di sbirraggine a cui non pareva vero di ritrovarsi un nuovo caso per le mani, ma a quel punto a Vanina poco importava. Qualcosa le diceva che la telefonata di quella mattina tutto era tranne che una minchiata. E ora lei voleva vederci chiaro.
Nel romanzo di Cristina Cassar Scalia ci ritroviamo in un’indagine degna di Montalbano, dove la Sicilia con il suo dialetto, i suoi personaggi e il suo cibo hanno un ruolo di contorno, ma anche di colore. Come fanno colore alcune caratteristiche della nostra protagonista, caratteristiche che la rendono unica. Vanina è una donna a tratti dura, dai modi sbrigativi, indossa sempre una pistola, ricordo di un passato, ma anche di un pericolo sempre presente. Ma Vanina ha tratti che ne ammorbidiscono l’immagine, calandola in una realtà più vicina al lettore, quasi a dire “non si vive di solo lavoro”, anche se così pare essere. Vanina ama il cibo; tiene il cioccolato in un cassetto della scrivania e lo consuma così come Kojak succhiava il suo leccalecca; ma, soprattutto, a caratterizzare Vanina è la sua passione per il cinema italiano in bianco e nero. Cinema che viene citato in continuazione, i cui personaggi vengono spesso paragonati ai protagonisti delle vicende “vere” della storia.
La logica della lampara è un giallo perfetto. Un giallo in stile poliziesco dove, a fianco del vicequestore e della sua squadra di personaggi dei quali l’autrice disegna i contorni rendendoli a uno a uno unici nel loro modo di essere e di parlare, l’indagine è la vera protagonista. Se ne riesce a percepire l’atmosfera di trepidazione, ci si sente catapultati all’interno di quel commissariato, ci pare di vedere i vari attori sulla scena. Cristina Cassar Scalia in questo è molto brava: nel farci vedere ciò che ci sta raccontando.
Approfondimento
Gli amanti del genere non rimarranno delusi da La logica della lampara, si divertiranno, leggendo, a cercare quegli indizi che la stessa squadra di Vanina sta cercando. Ma è un romanzo piacevole anche per chi non ama il genere in modo particolare, perché Cristina Cassar Scalia ci regala dei begli ambienti, un dialogo ironico e veloce e, soprattutto, dei personaggi ai quali potersi affezionare. Non ultima una scrittura veloce e scorrevole che rendono questo giallo un libro con il quale vuoi stare, nel quale vuoi vivere fino a quando non ne scopri il finale. Per poi ritrovarti a desiderare una nuova indagine di Vanina Guarrasi.
Monia Merli