
Autore: Elena Varvello
Pubblicato da Einaudi - Maggio 2016
Pagine: 190 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Supercoralli

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Storia di un’adolescenza tranquilla, della vita felice di un ragazzo introverso che un giorno scopre di aver vissuto un’illusione, ritrovandosi così a fare i conti con i sensi di colpa per non aver avuto il coraggio di guardare in faccia il dramma che ha travolto la sua famiglia distruggendo quel focolare idilliaco nel quale era cresciuto.

Elena Varvello ci invita a trascorrere una notte in compagnia di una donna e del suo figlioletto, per condividere insieme a loro la preoccupazione per il mancato ritorno a casa del loro uomo, padre e marito amorevole; si fanno coraggio a vicenda durante l’interminabile trascorrere delle ore, tra una telefonata al pronto soccorso dell’ospedale più vicino e una tazza di caffè.
Ricordi indelebili di un ragazzo appena sedicenne che, partendo proprio da quella travagliata notte, descrive la sua visione del padre, buono e forte, innamorato della famiglia e della madre, donna solare dedita al marito e al figlio Elia, che pare non accorgersi del disagio interiore dell’uomo che ha accanto, malessere destinato a crescere in seguito alla perdita del lavoro di operaio al cotonificio del paese.
Ettore Furenti, padre di Elia, ritrovandosi con l’ossessione di non riuscire più a mantenere la famiglia, si rifugia sempre più spesso nella solitudine per scrivere lettere e parlare da solo, convinto che una presenza immaginaria abbia preso di mira la sua famiglia cercando di distruggerne la tranquillità.
Un giorno la piccola cittadina dove vivono Elia e la sua famiglia viene colpita da una tragedia, un bambino scompare improvvisamente. Nasce così la consapevolezza che nella piccola comunità di Ponte dove tutti si conoscono e vivono nella fiducia reciproca, viva anche un mostro che resterà per molto tempo senza nome.
Così Elia mette insieme i pezzi del puzzle, si insinuano nella sua mente dei sospetti, cerca il confronto con la madre che liquida qualsiasi discorso con poche parole di circostanza, nella speranza che la vita felice dei suoi sogni non venga scalfita.
“Non ne sapevo niente, allora, dei modi in cui l’amore può manifestarsi, né della forza con cui può spingerci in un angolo e toglierci il respiro”
Approfondimento
Andando avanti nella lettura di La vita felice si ha proprio l’impressione di trovarsi davanti a un puzzle, tanti episodi che formano delle tessere sulle quali sono narrate storie che hanno per protagonisti personaggi diversi, ma che unite tra loro creano il quadro chiaro della personalità malata di un uomo solo, confuso e di una donna che si ostina a chiudere gli occhi davanti all’evidenza nella speranza che tutto un giorno si aggiusti.
Quando la storia entra nel vivo il ritmo diventa incalzante, il libro diventa una frenetica successione di avvenimenti, immagini, incontri e conversazioni più o meno reali, con una narrazione semplice, incisiva e diretta che, presentando continui cambi di prospettiva, risulta a tratti confusionaria.
Ho provato una profonda compassione per il giovane Elia che, frenato dalla sua immaturità anagrafica, non riesce a imporre la propria visione, peraltro chiara e obiettiva, delle strane vicende che riguardano il padre e i suoi rapporti con la famiglia, rimasto ad affrontare da solo la sua tragedia senza il sostegno della madre, l’unica che avrebbe dovuto proteggere il ragazzo, impegnata invece a mantenere la parvenza della vita felice che sicuramente tutte le mogli sognano per la propria famiglia; ciò che rimane alla fine è lo stesso senso di tristezza e solitudine che accompagna Elia nel periodo più importante della sua vita.
Graziana Mattei
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