
Autore: Tea Ranno
Pubblicato da Mondadori - Aprile 2019
Pagine: 355 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Narrative

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Questa è una storia che parla di amore, solitudine, orgoglio, onore, rispetto e di grande e infinita passione; quella che ti travolge, che non ti fa capire più nulla, ti fa tremare le gambe, non ti fa dormire, ti fa sognare, sudare, che ti fa morire fino poi riportarti alla vita. E non importa se hai 15 anni come Violante, giovane e per questo capace di lasciarsi andare, o se sei più adulta come Lucietta ormai abituata alla sua solità (“Solitudine, a me piace chiamarla solità, che è parola che meglio rappresenta lo stato dell’anima mia”): quando l’amurusanza passa e ti investe tu non puoi far altro che lasciarti attraversare.

L’amurusanza si svolte in un paesino siciliano nell’agosto del 1994; Costanzo e Agata sono i “tabbaccheri” che gestiscono una tabaccheria e sognano una vita insieme nel loro pezzo di terra chiamato “la Saracina”. Non vogliono sottostare ai soprusi del sindaco “Occhi Janchi” e della cricca comunale che vogliono appropriarsi della loro terra a qualunque costo; sono disposti a scavalcare diritti e persone, a tal punto che il cuore di Costanzo non sopravvive a tante sofferenze ed imposizioni continui. Agata quindi rimane apparentemente sola a combattere la sua battaglia; Costanzo invece continua a guidare e sostenere lei e i paesani che le ruotano attorno, a partire da tutti gli uomini (Roberto, il professor Scianna, “Giuliuzzu”, Carmine, il maresciallo Locatelli) che inizialmente rimangono ammaliati e concupiti dalla bellezza disarmante di Agata e poi si lasciano trasportare dalla sua potenza di spirito.
Il fatto determinante che sembra cambiare il vento (come succedeva quando arrivava Mary Poppins) e riscuotere le passioni, è un pranzo cucinato dalla “piangimorti” Lucietta con l’utilizzo delle spezie portentose dell’erborista Lisabetta: si tratta di prelibatezze in grado di risvegliare sentimenti sopiti e curare i malanni del cuore, un po’ come succedeva con la cioccolata del film “chocolat”; molti si lasciano andare, si scoprono, le paure cadono e tanti tasselli riescono a ricomporsi, “il cambiamento da lì era venuto, da quella mangiata di cose stramme che l’avevano cambiata nel di dentro, nell’anima, come se in quel mangiare ci fosse stata la chimica del coraggio e del rispetto di sé”.
Da allora tutto sembra possibile, gli amori si possono svelare, le passioni esternare, i muri dell’anima cadere, e le violenze combattere.
«Che posso fare per lei?»
«Aiutarmi a cambiare questo paese»
Costanzo voleva fare la rivoluzione, ma a colpi di poesia, e questo è quello che vuole fare la sua Agata, combattere le ingiustizie con i sentimenti. Sembra un’utopia, ma il romanzo ci vuole dimostrare che le cose che non vanno si aggiustano solo quando si apre il cuore, quando non si ha più paura di mostrarsi per ciò che si è, con pregi e imperfezioni.
Il buon cibo viene accostato ai buoni sentimenti, il risveglio delle papille gustative al risveglio delle passioni, e il piacere della convivialità intorno ad un banchetto, al piacere di vivere una vita onesta «Voleva dormire senza cani che ti rosicano la coscienza, senza il terrore che la magistratura vanga a scoprire certi sbilanciamenti, certe malversazioni, in pace!» – e non più soli, «dispiacere più grande della solità non ce n’è, signori miei.»
Approfondimento
La forza di Amurusanza sta nella sua sicilianità, nell’utilizzo delle espressioni dialettali, che rendono i concetti più veritieri, più sentiti e spesso anche divertenti.
«tu uomo vuoi essere?» Annuì. «e allora devi dire minchia!» «mia madre mi ammazza» «e tu lo dici quando lei non c’è» «Minchia!» con tutto il cuore lo disse. E di nuovo. E ogni volta che lo diceva gli sembrava un pelo nuovo gli nascesse sotto il mento…e più peli gli sarebbero venuti e avrebbe finalmente avuto la barba di un uomo.
Esattamente come i protagonisti, così anche il lettore viene travolto dall’amurusanza, parola intraducibile che indica passione, amore, desiderio, bellezza, trasporto.
«Parola d’ordine ci vuole, mio signore, per accedere alle stanze della vita…
«Amurusanza» fa lui senza esitazione. E le porte si spalancano e il sole ride e la vita canta
Sara Amelia Macca