- 2016
Pagine: 322 - Genere: Medical Thriller
Collana: Nuove Voci
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"La lunghezza di un minuto dipende dal lato della porta del bagno in cui ti trovi", dice un saggio cinese. E forse anche dal lato della copertina di un libro in cui ti trovi. Questo sarà per voi un velocissimo minuto interminabile.
Come prima cosa dovete sapere questo: Niente di Meno è un libro che non vi darà tregua, non ci sono spazi, non lascerà margine per ipotesi e fantasticherie da libretto commerciale. È un thriller sul lato oscuro della sanità, quella che chiamiamo malasanità. Un libro che non si macchia di sangue, di sangue ne è intriso dall’inizio fino alla fine. Disgusta, confonde, sconcerta. Con la forza della verità nascosta. Un direttissimo che prende velocità, le parole precipitano inesorabili dentro una trama sempre più coinvolgente quanto inverosimile e grottesca.
E voi sarete lì, spettatori ma impegnati. Perché la storia si ripete mentre qualcuno lotterà per non farla ripetere. Sarete in mezzo, perché voi non sapete veramente quale sia la storia. Almeno non fino alla fine. Da una parte l’imperizia, la negligenza, l’assenza del valore della responsabilità tra i camici bianchi degli ospedali, una realtà surreale, il più delle volte insabbiata. Colposa.
Autopsie sui vivi. Ecco cosa sono le operazioni chirurgiche. Hanno studiato. Sanno ammazzare, e sanno anche trattare con chi rimane, con i parenti. È tutta una tecnica ben collaudata.
Dall’altra un misterioso angelo della morte, un uomo che vorrebbe chiamarsi Meno, la cui missione è evitare il dolore perpetuo alle vittime senza speranza di questi incredibili errori medici. Invisibile, meticoloso, sistematico, folle. Si aggira indisturbato tra reparti, tra ospedali. È un liberatore. Una sottrazione.
Meno si attirerà una indagine condivisa da più questure d’Italia e andrà a interessare un altro protagonista della storia, Ulisse. Assisterete alla deviazione di una delle tante storie drammatiche del libro che, uscendo dalla sua marginalità (nella narrazione), impatterà con la vita privata di Ulisse, professionista privato che tutela la salute dei pazienti e si batte per ottenere il riconoscimento degli errori medici oltre ad un risarcimento. Ulisse è figura chiave in questo libro, non solo perché rappresenta uno snodo narrativo necessario allo sviluppo della trama, ma anche perché agisce da contrappeso alla realtà, aggiunge fiction a un libro che è maledettamente vero e spietato. Lo fa “distraendo” il lettore con osservazioni acute, dialoghi autoironici e l’esposizione pubblica di un’infelice vita poco sentimentale. La parte di Ulisse è quella dell’uomo ancora bambino, tranne che sul lavoro. Approssimativo, imperfetto, ha il compito di sembrare un uomo come tanti, pur non essendolo, per pareggiare i conti con la follia. Provare a normalizzarla un poco. La sua parte è combattere il sistema e del sistema poi diventare vittima collaterale, esporsi al caso. Come tutti noi.
La follia esploderà, in maniera raffinata, per far male al vostro stomaco il tanto che basta per andare oltre alla superficie omertosa spessa anni luce che la protegge.
Un quasi amore, o chiamatelo chiodo fisso, una commovente lettera di addio di una madre a suo figlio, un colonnello medico legale che cerca di sgusciare via da un’indagine controversa, sua Maestà e un’affinità che scavalca generazioni a tenere in gioco l’umore di Ulisse, Sandro, un pover’uomo che si dedica notte e giorno a salvare la moglie da un cancro che non esiste, decine di morti inspiegabili negli ospedali di tutta Italia. Persone esposte non al caso, alla cattiveria.
Niente di Meno è un lavoro particolare, sembra una trasposizione narrativa di un’inchiesta. Un adattamento alla finzione necessario per veicolare senza ostacoli il dolore di centinaia di famiglie che ogni anno restano sole, doppiamente sole, perdendo un caro e il loro diritto alla verità. Esposte alla cattiveria, abbandonate al loro destino. Roberta Giulia Amidani e Franco Stefanini mostrano un pezzetto della punta dell’iceberg. La storia morde, accende incredulità e indignazione, realizzerete che vi farete male ancora prima del finale. Comunque vada.
Gli autori utilizzano degli elementi precisi per bilanciare i sentimenti che proverete durante la lettura: il linguaggio esplicito, tutto l’equivocabile possibile, i dialoghi sospesi tra sogno e maniacalità, la rassicurante Milano che conosciamo, i cliché da rimorchio maschili, l’accanita ingiustizia di chi viene respinto, anche illegittimamente. Persino dalla sua vita.
C’è un grande lavoro umano dietro a questo libro, e un grande lavoro di ricerca. Rilevo solo due anelli deboli: uno è l’utilizzo indiscriminato di quella che l’autrice definisce la “lingua vera”, volgare. È una scelta che condivido ma probabilmente non sta bene sulla bocca di tutti quei personaggi. Stanno parlando i personaggi o l’autrice? Questo è una svista grossolana e frequente in chi si cimenta in romanzi a più voci. Una scelta che appare inverosimile tenendo conto del fatto che i personaggi sono di diversa estrazione e background. Inoltre non mi hanno del tutto convinto alcuni ripetitivi flussi di pensiero disordinati, necessari di per sé nella costruzione di un profilo psicologico disturbato. Ciò che non trovo necessario è la ripetizione degli stessi concetti. Non aggiunge nulla, nemmeno la filosofia spiccia che forse vorrebbe essere o semplicemente la pazzia che già abbonda. L’estrema consapevolezza, oltre che la capacità, nel maneggiare la parola (e nel sapere cosa può funzionare in un testo e cosa no) a volte condiziona chi scrive costringendolo a ripetere degli schemi, dei meccanismi, persino delle parole con troppa frequenza. Se l’obiettivo è distinguersi questo non aiuta.
Niente di Meno tuttavia vi riesce, la sua struttura regge, è una lettura importante per la tematica che affronta, è scritto con intuito e sensibilità, è scritto per farsi piacere. Sembra quasi una forzatura, o forse è un merito guadagnato pagina dopo pagina, o forse entrambe le cose. Chissà.
Il punto è che ci riesce. Vi piacerà.