
Pubblicato da Piemme - Marzo 2017
Pagine: 199 - Genere: Autobiografico
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Piemme voci

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Un libro toccante sulla voglia di vivere, e sulla forza di volontà con cui questa donna affronta la vita per poter non essere più vergine delle sue esperienze.

Nessuno vorrà mai fare l’amore con me perché sono su una sedia a rotelle, e quindi, per quanto sia doloroso e straziante: dovrò̀ morire vergine! No, no, no, morire va bene, ma vergine no!
A quindici anni qualsiasi cosa può essere un dramma, un’unghia rotta, un sorriso non corrisposto, i capelli che si arricciano con la pioggia, figuriamoci un incidente che ti fa diventare tetraplegica. Ed è questo che succede a Barbara, una ragazza di quindici anni. Un tuffo fatto in un’acqua troppo bassa sconvolgerà per sempre la sua vita. Un incidente che immobilizzerà il suo corpo, ma non la sua voglia di vivere. È questo ciò che la tormenta, e contemporaneamente la incoraggia di più: il fatto che lei non vuole rimanere vergine d’esperienze di vita. Ciò comprende tutto, dal volere esplorare il mondo, ad innamorarsi e fare sesso. Barbara dovrà affrontare la vita accettando il proprio corpo così come è stato trasformato, scoprire, capire che qualsiasi cosa le presenterà la vita anche lei riuscirà a superarla e a non morire vergine.
Barbara Garlaschelli in Non volevo morire vergine decide di raccontare le proprie esperienze, soprattutto amorose, che sicuramente non sono state semplici. Per nessuno sono mai semplici, ma sicuramente per una ragazza che a quindici anni perde la capacità di muoversi liberamente come vuole la faccenda si complica ancora di più. Un libro toccante e commovente di una donna che ha saputo affrontare la vita, l’amore e il sesso con forza e coraggio. Con il passare degli anni ha capito che non era lei a essere sbagliata, ma erano gli uomini che non sapevano affrontare la vita con lei.
In Non volevo morire vergine Barbara Garlaschelli dimostra come si deve essere perseveranti, e credere nell’amore, che non può e non deve essere sacrificato a causa di una vita scomoda su una sedia a rotelle.
Approfondimento
Non volevo morire vergine è un libro avvincente e ironico. La Garlaschelli riesce, tramite una scrittura molto semplice, ma non per questo meno incisiva e efficace, a raccontarsi e ha raccontare esperienze della sua vita molto spesso con ironia. Il sorriso che tramite questa scrittura riesce a suscitare nel lettore è probabilmente metafora di una filosofia di vita che la stessa scrittrice ha deciso d’adottare, e vuole trasmettere al lettore. A volte per affrontare certe situazioni, disgrazie, incidenti, la sfortuna, uno dei modi migliori è proprio un sorriso.
La lettura di conseguenza è scorrevole e piacevole, anche i capitoli sono di una giusta lunghezza e non affaticano la lettura. Il libro è diviso in quattro parti che l’autrice ha definito vite, esse corrispondono agli anni dell’autrice. La seconda vita racconta i suoi vent’anni, nella terza i suoi trenta, nella quarta i suoi quaranta.
La protagonista indiscussa del libro è ovviamente Barbara, la quale si racconta in prima persona. Attraverso le sue parole e le sue vicende emergono anche altre figure, altri personaggi che l’hanno aiutata in questo percorso, fra cui sicuramente i genitori. Al padre, Renzo, uomo fondamentale della sua vita, dedica molto amore e lo ringrazia per la forza che le ha dato in tutti gli anni in cui le è potuto stare accanto. Anche gli amici emergono dallo sfondo dei suoi racconti e ovviamente Giampaolo.
L’unica cosa che da una parte entra in contrasto con la prima parte del libro è che Barbara all’inizio della sua storia sostiene che non vuole morire vergine d’esperienze di vita, anche se questo libro è incentrato soprattutto sulle sue esperienze sentimentali e legate al sesso. Ma c’è da dire che le vicende legate all’amore, che siano per un uomo o per la famiglia, sono anche le esperienze più profonde e importanti che chiunque di noi deve vivere.
Consiglio questo libro a chiunque abbia già letto opere della Garlaschelli, e a coloro che vogliono provare a guardare il mondo da un’altra prospettiva.
Costanza Sodi
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