
Autore: Elizabeth Strout
Pubblicato da Einaudi - Marzo 2020
Pagine: 272 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Supercoralli
ISBN: 9788806244903

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Elizabeth Strout ci concede un secondo incontro con “quella vecchia ciabatta” di Olive Kitteridge. Un’insegnante di matematica vedova e in pensione che vive a Crosby, un’anonima cittadina nel Maine e che da lì osserva i suoi concittadini, non risparmiando loro nulla di ciò che pensa.
Un personaggio a suo modo adorabile, nonostante il suo essere a volte odioso nella sua schiettezza. Sicuramente un personaggio che è già diventato leggenda e che lascerà un segno nella storia della letteratura americana.«…la gente non sapeva come si sentiva in una determinata circostanza, oppure decideva di non dire mai come si sentiva davvero in una determinata circostanza.
Ecco perché gli mancava Olive Kitteridge.»

Sono passati gli anni, ma Olive Kitteridge continua a vivere nel piccolo paesino del Maine e da lì continua a osservare e ad attraversare la vita degli altri personaggi, diventandone a volte semplice comparsa a volte protagonista principale, ma comunque sempre presente, decisiva con il suo voler sempre dire la sua. Perché Olive, ancora lei è un romanzo fatto di racconti, dove la storia della nostra eroina si interseca alle storie dei personaggi che incontra.
Il romanzo attraversa gli anni della vecchiaia di una Olive vedova, con un figlio che vive ormai lontano, con il suo sentirsi madre fallita e forse donna sbagliata in generale, ma anni che le concederanno un’altra possibilità di innamorarsi e di sposarsi.
Olive metteva una gamba sopra le sue e gli appoggiava la testa sul petto e durante la notte si spostavano, ma senza smettere di tenersi abbracciati e Jack pensava a quei loro corpaccioni vecchi, naufraghi, spiaggiati, e a come si aggrappavano stretti alla vita.
Ed è sorprendente seguire la scorbutica Olive in questa sua storia d’amore, nella complicità (splendidi alcuni passaggi di Travaglio) e nella gelosia (nascosta ma, in fondo, evidente in Pedicure) che innesca la relazione. Storia d’amore che attraversa tutto il romanzo, come l’amore attraversa la vita. E, come la vita è caratterizzata da incontri, così anche quella di Olive. Ogni racconto ha un protagonista e un punto di vista differente. Ogni racconto ha un modo di farci vedere la stessa Olive. Ma, soprattutto, ogni racconto ci mette davanti a uno stato dell’animo umano. Si parla di perdita, si parla di famiglia e di fallimento.
Il suo fallimento era smisurato. Dovevano essere anni che falliva senza nemmeno saperlo. Lei non aveva una famiglia come gli altri. Gli altri ricevevano in casa i figli e parlavano, ridevano, e i nipotini salivano in braccio alle nonne, e andavano insieme nei posti e facevano delle cose, mangiavano insieme, e si baciavano quando era ora di separarsi. Olive aveva in mente scene di questo tipo in un mucchio di case …
Si parla tanto di vecchiaia, di morte, di solitudine.
E capì che non bisognava mai prenderla alla leggera, la profonda solitudine della gente, che le scelte fatte per arginare quella voragine di buio esigevano molto rispetto.
Ma si parla anche di riscatto, di amicizia, di speranza. Di pregiudizio, di come, a volte, le persone le guardiamo solo dall’esterno, ma poi basta parlarci un po’ per capire che ognuno ha una croce da portare, ognuno ha un passato, un segreto, un ricordo che vorrebbe dimenticare, a volte due. E la stessa Olive è vittima di un pregiudizio: costretta dalla sua franchezza, dal suo modo di essere così sconveniente, difficile, di essere insomma troppo Olive, a essere giudicata come persona detestabile.
Si parla di razzismo e, in fondo, anche di politica. Alcuni temi tornano in ogni racconto e diventano essi stessi filo portante, altri vengono accennati per il tempo di un incontro, o della conoscenza di un personaggio. Quelle con cui interagisce Olive sono vite che hanno conosciuto o che stanno conoscendo la tristezza, e in fondo lo è anche la vita di Olive, anche se persino lei riuscirà a riconoscere di essere stata una persona fortuna e di aver incontrato l’amore, ben due volte. C’è tristezza, ma è quasi sempre una tristezza agrodolce, una tristezza che trova un modo per stemperare almeno un poco i toni. Elizabeth Strout sembra volerci dire che la voce della saggezza, o della vita tutta, possono farci vedere le cose in un modo più leggero, più sopportabile, perché condiviso e condivisibile. Ci fa passeggiare tra le fragilità umane, tra quello scorrere della vita che conduce a un destino comune per tutti.
Ripensò ancora una volta alle formiche che aveva visto quel giorno[…]Capaci di fare semplicemente il loro mestiere, cioè vivere finché non toccava morire.
Olive, ancora lei ha una struttura perfetta, un misto tra racconto e romanzo. Pare quasi la struttura delle serie televisive verticali, quelle che oggi vengono poco utilizzate: una trama portante, le vicende dei protagonisti fissi (in questo caso di Olive, che noi seguiamo nel trascorrere della sua vita, delle sue emozioni, dei suoi dolori e del suo sentire in genere), e a ogni capitolo le vicende di un nuovo personaggio, di un abitane di Crosby o che a Crosby fa ritorno o è legato in qualche modo. Ma Olive è il filo che lega tutto, sempre. Perfetti i dialoghi, mai inutili, ma anzi essenziali nel raccontare i personaggi e, soprattutto, le vicende pregresse che servono al lettore a capire il contingente.
Approfondimento
Olive o la ami o la odi, almeno nella sua vita reale, quella di personaggio e di abitante di Crosby. Olive parla troppo, Olive non ti risparmia nulla, Olive interrompe i racconti degli altri per dire la sua. Olive è protetta dall’invisibilità della vecchiaia.
Quando si invecchia […]si diventa invisibili. È la pura verità. Ed è una liberazione in un certo senso.
Olive è come un film di Woody Allen, anzi è come Woody Allen che lo ami in assoluto o lo odi in assoluto. Questa la “vera” Olive nella sua realtà, quella che incontreresti a Crosby. Il personaggio Olive, invece, e il romanzo tutto, non può che essere adorato dal lettore. Perché alla perfezione non puoi che inchinarti.