Autore: Gabrielle Filteau-Chiba
Pubblicato da Lindau - Ottobre 2020
Pagine: 320 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788833534237
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Diverse pagine del diario di Raphaëlle, una guardacaccia solitaria nelle foreste del Kamouraska, nel Québec, immersa nella natura che ama e che sogna selvaggia e libera dai bracconieri. La sua vita dedicata al rispetto e protezione degli animali cambia quando un cacciatore senza scrupoli supererà ogni limite.
Ma perché si ha tanto bisogno di possedere la bellezza? E se la lasciassimo vivere in pace, nella speranza di rincontrarla un giorno?
La foresta è silenziosa solo per coloro che non sanno ascoltare. Raphaëlle sa cogliere la voce della natura, il suono di un ruscello distante chilometri, il tempo che passa come neve coprendo l’orma di un animale libero, il significato di uno stormo di urubù ed il loro incessante battito d’ali. Ha deciso di diventare agente di protezione faunistica per dedicarsi a quegli animali che vengono cacciati illegalmente fuori dalla stagione consentita, e viene aiutata dalla sua fidata coyote-husky e protetta dal buon Lionel, guardacaccia in pensione e padre spirituale della donna.
Entriamo nella vita di Raphaëlle attraverso le pagine del suo diario, e inevitabilmente abbiamo accesso ai suoi pensieri più intimi e inconsci, quelli che è necessario scrivere per esorcizzarli e liberarsi. Tra questi, il precoce distacco dalla famiglia, ben lungi dall’essere un rifugio per Raphaëlle: religiosi e materialisti, lontani dalla sua idea di convivenza tra uomo e natura. L’unica figura con cui la nostra eroina sente un vero legame è la bisnonna paterna, ribattezzata Marie-Ange al momento del matrimonio, strappata così alle sue origini indiane del Kamouraska e costretta a fondare una famiglia che ben presto rinnegherà tradizioni e sortilegi di una terra magica. Ogni tanto però accade che i geni saltino qualche generazione prima di ripresentarsi più in forze di prima, e Raphaëlle coglie a piene mani dalle sue origini autoctone, praticando i rimedi, le tecniche e la saggezza di quei tempi per contrastare chiunque abbia deciso di trasformare la nobile arte della caccia in sadico piacere.
La sua vita si ferma improvvisamente nel momento in cui scopre di essere diventata lei la preda di qualcuno, un cacciatore ben conosciuto al villaggio vicino, nel peggior modo possibile. Voci e sospiri collegano tale individuo a casi irrisolti di donne scomparse anni prima, mentre son ben documentate le colpe nella caccia di frodo.
Raphaëlle ha tuttavia un’altra freccia al suo arco, un’amicizia nata per caso che risveglierà due destini fin ora paralleli. Attraverso degli appunti dimenticati in lavanderia scopre Anouk, un’eremita del bosco che, pagina dopo pagina, si rivela come l’altra parte di un sé che non sapeva di avere, e che tuttavia riconosce come proprio. Le due donne intrecceranno un legame profondo come le radici degli alberi su cui hanno vissuto in solitudine, ed insieme a Lionel architetteranno un piano per vendicarsi di quell’essere spintosi troppo oltre.
Approfondimento
Prede nasconde tante piccole perle sulla natura quanto solo una foresta ancora non intaccata dalla linea telefonica riesce a donare, gli elementi di maggior pregio sono proprio le descrizioni degli animali e degli ambienti selvaggi. Lascia inoltre affascinati il modo in cui Raphaëlle e Anouk si trovano a vivere in roulotte vecchie o distrutte da tronchi d’albero, con pochi altri pezzi di lamiera ad uso di doccia, stendibiancheria, cisterne per l’acqua piovana. È da sottolineare l’impegno dell’autrice Gabrielle Filteau-Chiba nel dipingere le paure interne di Raphaëlle, associate non solo alla situazione di pericolo nella quale si trova al momento della narrazione ma anche ad episodi infantili e adolescenziali, nel contatto con la famiglia e coetanei.
Ciò che invece rende il romanzo difficile da assimilare e personalmente non sempre condivisibile risiede nella caratterizzazione dei personaggi, eccessivamente idealizzati a seconda del genere e della vicinanza con la “natura” così come interpretata dall’autrice. Lionel è dipinto come un uomo senza macchia, rispettoso cacciatore e padre protettore, mentre ogni altra figura maschile, dai commessi nei negozi agli agenti di polizia, sembra guidata da un istinto incontrollato di distruzione della natura o mancanza d’ogni rispetto per le donne, caratteristiche che trovano massima rappresentazione nel bracconiere-maniaco. Tali personaggi risultano spesso esagerati e quindi poco realistici, e l’intera narrazione, ad esclusione delle descrizioni naturalistiche, assume una pesantezza che fa staccare il lettore dal clima invernale nel quale vorrebbe invece rimanere, accanto a Raphaëlle e Anouk.
Sarà su un letto di uva orsina, quando i miei lunghi capelli rossi come la torba bruciata al sole si mescoleranno allo sfagno, che renderò l’anima. Al mio capezzale risuonerà un corale di uccelli.
Matteo Longoni