
Autore: Gaia De Beaumont
Pubblicato da Marsilio - Settembre 2019
Pagine: 222 - Genere: Biografico
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Universale economica Feltrinelli
ISBN: 9788829701964
ASIN: B07XQJ29TC

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Come è una vita da romanzo quella di Dorothy, ironica, amara e disincantata scrittrice, poetessa e giornalista. Bambina schiacciata dalla tragedia della morte della madre – «come ha potuto morire senza avvertirmi!» –; giovane donna splendente di successo, fascino e mondanità; acclamata firma dei principali giornali e intellettuale «impegnata contro tutti», adorata dai mariti e dagli amanti; amica di Hemingway, Fitzgerald, Dos Passos. Eppure un continuo senso di angoscia – due aborti, alcol, due tentativi di suicidio – attanaglia la sua vita fino alla fine, nel vecchio albergo per signore rispettabili, dove trascorre i suoi giorni in povertà perché vuole conservare i soldi per lasciarli in eredità a Martin Luther King. Una piccola donna di settant’anni sopravvissuta al suo tempo.
“La tragedia della vita di tutti non è ciò di cui si soffre ma ciò che tanto ci manca.”

Spinta da qualcosa di diabolico nella scelta dell’infelicità. Ha un’immaginazione volta al disastro e coltiva questo sentimento come fosse un uovo.
Niente di più vero, nessuna frase poteva meglio rappresentare la personalità di Dorothy Parker, protagonista di Scusate le ceneri, romanzo che non vuole essere una biografia, come sottolinea la stessa autrice Gaia de Beaumont, bensì un romanzo liberamente ispirato alla sua vita.
Tutta la vita di Dorothy Parker sembra quasi essere scandita da questa frase, da un senso profondo e innato di ricerca dell’infelicità, di non appagamento, di non completezza, è come se a lei non fosse concesso di poter accedere alla felicità, è qualcosa di effimero, di transizionale e quando riuscirà a intravedere uno spiraglio di serenità, sembrerà quasi volerla respingere.
All’età di nove anni la sua vita, e forse anche la sua innocenza, è stata segnata dalla perdita della madre, una perdita subita troppo presto per una bambina, per una bambina al di fuori del comune, troppo sveglia e acuta per la sua età, che non piangerà per sua madre, la sua reazione alla morte sarà quasi di rabbia.
Come ha potuto, mia madre, farmi uno scherzo così cretino? La gente non ha diritto di essere stupida non parliamo poi di morire senza prima avvertire.
Dopo la perdita della madre e il secondo matrimonio del padre, Dorothy, appartenente a una famiglia ebrea benestante, i Rothschild di New York, sembrerà incarnare il perfetto ruolo del figlio orfano, arrabbiato e furioso con tutti.
I suoi atteggiamenti e comportamenti, con la sua nuova matrigna, con le suore della scuola cattolica dove sarà mandata a frequentare le lezioni, e con il padre, saranno sempre di sfida. Le sue risposte, i suoi commenti, i suoi discorsi, saranno sempre pungenti e sarcastici. Questa sua condotta, con il passare degli anni, diventerà però il suo punto di forza, la sua caratteristica, la sua lingua tagliente colpirà e incuriosirà tutti, sarà il suo biglietto da visita, biglietto che tutte le case editrici, tutti i giornali, tutti gli scrittori e tutti gli intellettuali della New York dei primi anni ‘20 del Novecento vorranno avere.
Dorothy è una donna non bellissima, non magra, piuttosto bassina, con gli occhiali, occhiali che cercherà di utilizzare solo quando nessuno la osserverà perché come dirà lei, “Gli uomini fanno di rado i complimenti alle ragazze che portano gli occhiali”.
Anche se non bella, se non incarna perfettamente quello che era allora l’ideale di bellezza femminile, Dorothy sa che con le sue doti intellettuali, con la sua mente, con la sua cultura, con il suo fascino, potrà riuscire a essere una donna speciale, intrigante, interessante.
E così sarà…È tremendamente affascinante, la sua mente, i suoi modi di fare, il suo modo di essere, la sua personalità travolgente, saranno quasi come una calamita per gli uomini.
Troverà subito il proprio spazio come scrittrice, lavorerà per Vogue, sarà una giornalista affermata di Vanity Fair, del New Yorker. Tutti adoreranno i suoi articoli, la sua sagace penna, i suoi pezzi avranno qualcosa di diverso dagli altri, scriverà in modo pungente, irriverente, diventerà poetessa, sceneggiatrice, sarà ammirata ma allo stesso tempo temuta da tutti, dalla sua genialità, la sua penna non risparmierà nessuno.
Si circonderà di persone di un certo livello, stringerà amicizia con Dos Passos, Fitzgerald, Hemingway. Fonderà e sarà l’anello pulsante, nell’Hotel Algonquin, di un circolo di intellettuali, dove si incontreranno scrittori, artisti, giornalisti che si intratterranno in discorsi di ogni tipo, dai più seri ai più superficiali.
Il suo successo lavorativo non andrà però di pari passo con la sua vita sentimentale che sarà disastrosa.
Si innamorerà follemente, amerà con tutta sé stessa i suoi mariti, i suoi amanti, sarà spesso dissuasa dai suoi amici nell’intraprendere alcune relazioni. Spesso i suoi amici si preoccuperanno per lei, per la sua vita estremamente esagerata, l’alcool e il fumo sembreranno quasi annebbiarle la mente, scriverà sempre di rado e sempre meno, cadrà spesso in baratri di tristezza, di solitudine, di depressione, più volte tenterà il suicidio. Pian piano si lascerà andare, abbandonerà le luci di New York, si rifugerà in sé stessa, lontano da tutti e tutto, con i suoi inseparabili cani, forse i soli a riempirle il vuoto di quei figli mai nati.
Approfondimento
I rasoi fanno male; i fiumi sono umidi; l’acido macchia; i farmaci danno crampi. Le pistole sono illegali; i cappi cedono; il gas ha un odore orribile. Tanto vale vivere.
Questo è uno dei più famosi pometti umoristici di Dorothy Parker, tratto da Resume. In questi versi si può notare come tutta l’ironia che si trova all’interno dei suoi scritti, altro non è che l’altro lato della stessa medaglia.
Il suo incredibile successo come scrittrice, come sceneggiatrice, come donna passata alla storia per il suo spiccato e intramontabile senso dell’umorismo, nascondeva dietro una fragilità, una malinconia e una sensibilità anch’essa, così come il suo innegabile talento, fuori dal comune.
Il suo sarcasmo, la sua ironia, non servivano ad altro, se non a nascondere la sua vera personalità, una personalità segnata da un lutto quando era ancora una bambina, lutto di cui spesso si era data la colpa, perché ultima figlia di una donna di oltre quarant’anni; spesso si domandava se non fosse stata proprio lei la causa della morte della madre. La sua ironia serviva a nascondere la sua malinconia, la sua fragilità.
Quella di Dorothy sarà una vita sopra le righe, vivrà tutto intensamente, tutto in modo esasperato. Le sue passioni, i suoi amori, i suoi ideali, le sue stravaganze, le sue paure, per lei non esisteranno mezze misure, o tutto o niente. Anche la morte, più spesso cercata, sembrerà non volerla accontentare, sembrerà quasi volersi prendere gioco di lei, di una donna con un carisma tanto forte da ispirare intere generazioni successive, arriverà in un modo del tutto banale, proprio quell’ordinarietà che Dorothy aveva sempre voluto evitare.
Simona Signoriello