
Autore: Roberto Saviano
Pubblicato da Bompiani - Aprile 2022
Pagine: 512 - Genere: Biografico
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Narratori italiani
ISBN: 9788830101685
ASIN: B09RWXPMHV

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La storia di un uomo, innamorato della sua terra, bella e spietata, e convinto di poterla liberare dalle ombre che ne offu-scano lo splendore. L’uomo si chiama Giovanni Falcone, le ombre si chiamano Totò Riina, mafia, Cosa Nostra. Gli uomini che combattono per strappare dalla Sicilia le radici di un male, che da troppo tempo si è annidato tra le crepe dell’isola, si chiamano eroi. E Giovanni Falcone è il primo tra essi.

Falcone si abbandona sullo schienale della poltrona. Alza gli occhi al soffitto: un po’ di cemento e qualche tavella oltre la quale c’è il capo di tutta la baracca. Forse, se sta ben attento, può riuscire a sentirne i passi.
La tragica fine del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei tre uomini della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, avvenuta il 23 maggio 1992 sull’autostrada A29 a Capaci, è cosa nota.
A trent’anni dalla strage, Roberto Saviano, attraverso Bompiani, pubblica Solo è il coraggio, uno scritto che è un po’ romanzo e un po’ biografia e racconta non solo le imprese del giudice, simbolo della lotta alla criminalità organizzata e a quel terribile cancro che è la mafia, ma anche le vicende dell’uomo che ha indossato e onorato per anni la toga, le sue difficoltà, i suoi tormenti e le sue paure.
Oltre cinquecento pagine in cui Saviano ripercorre le vicende professionali di Falcone e quelle umane: il rapporto di solidarietà e comunione d’intenti con i colleghi del pool antimafia, la tristezza nell’assistere alle morti di colleghi e amici, le fatiche legate alla gestione del Maxiprocesso da lui istituito, l’approccio con Tommaso Buscetta, pentito d’eccellenza con cui instaura un singolare rapporto. E poi ci sono l’amore per Francesca Morvillo, che con lui condivide il tragico destino; la fratellanza con Paolo Borsellino, del quale dirà “Non ce l’ho con Paolo. Non potrei mai avercela con Paolo. Paolo è mio fratello. E pure se ce l’avessi con lui, rimarrebbe comunque mio fratello”; l’isolamento e l’ostracismo di chi lo considera “un guitto” adatto alla televisione e a poco altro; l’avversione nei confronti del suo operato da parte di una frangia della magistratura che lo ostacola come può.
Ma Falcone non si piega. Analizza le falle dello Stato e della sua terra e non ha timore di rivelarle:
Sembra che questo Stato sia ammalato, che alcune sue cellule si rivoltino contro di lui, e che il suo sistema immunitario – gli uomini come Costa e Terranova, per esempio – sia un apparato residuale, messo all’angolo dal proprio stesso organismo. Lasciato solo, infiacchito. Eroso passo dopo passo, mutazione dopo mutazione, finché diventa complicato distinguere la parte sana da quella marcia. Il lavoro di sabotaggio delle cellule buone è scientifico e graduale.”
Saviano, attraverso le pagine di Solo è il coraggio, mostra il modo in cui Falcone riesce nel suo principale intento, quello di imparare a convivere con la paura – sentimento umano e lecito, che non si deve cercare di ignorare – e a non lasciarsene condizionare, per non correre il rischio di vedere il proprio coraggio trasformarsi in incoscienza.
Quel che ne emerge è la straordinarietà di un uomo ordinario, una figura che ha creduto profondamente nel proprio lavoro e si è impegnato fino alla fine, cercando di svolgerlo nel modo più dignitoso che conoscesse:
Ho soltanto il mio lavoro. Il mio lavoro e la mia dignità. E quella… quella non me la possono togliere.
Approfondimento
Solo è il coraggio dovrebbe diventare una lettura obbligatoria nelle scuole, per la sua capacità di mostrare in maniera efficacissima lo spessore morale di un uomo che ha saputo scardinare tutto ciò che, fino a quel momento, la credenza popolare asseriva relativamente al fenomeno mafioso, rendendone quindi ben più comprensibile la portata e la gravità.
Una storia personale che è anche un’opera di Storia, quella triste pagina di Storia contemporanea nella quale si collocano legami mai del tutto chiariti tra politica e mafia, difficili testimonianze dei pentiti, tradimenti di alcuni colleghi, parole non dette e accuse fatte a metà.
Saviano riesce, con la maestria che da sempre lo contraddistingue, a mostrare la grandezza di un uomo capace di battersi – forse consapevole fin da subito di quella che sarebbe stata la sua fine – per minare la parte più profonda e nascosta di un fenomeno che, “come tutti i fenomeni umani ha avuto un inizio e avrà una fine.”
Un libro da leggere, dunque, per approfondire la conoscenza di un grande uomo, dal quale ognuno di noi ha parecchio da imparare.