Autore: Denis Thériault
Pubblicato da Frassinelli - Aprile 2016
Pagine: 170 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida
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Un timido e impacciato portalettere canadese si introduce abusivamente in una conversazione epistolare sotto forma di poesia tra un uomo e una donna in un crescendo di tensione erotica ed emotiva. Negli haiku giapponesi si nasconde un segreto sorprendente.
Bilodo è un ragazzo riservato e serio, dedito completamente al suo lavoro di portalettere in un quartiere di una città canadese, ma ha una passione insana e indiscreta: aprire le lettere prima di consegnarle, leggerle e fotocopiarle, per sentirsi parte di una vita interessante e pulsante così tanto diversa dalla sua.
Quando il destinatario canadese di bellissime poesie in stile haiku da parte di un’attraente poetessa di Guadalupa muore improvvisamente, Bilodo prende il suo posto, sia nel suo appartamento in stile giapponese che nella corrispondenza con la bella Ségolène. In un primo momento è impacciato e insicuro nel provare a cimentarsi come poeta, ma via via assume forza e ispirazione, e le lettere-poesia scambiate con Ségolène si susseguono a un ritmo sempre più serrato; Bilodo abbandona il lavoro e la sua minima vita sociale per dedicarsi unicamente alla corrispondenza poetica, arrivando a provare sentimenti ed emozioni mai sperimentate in precedenza.
Le poesie di entrambi diventano esplicite ed erotiche: l’attrazione tra i due è palpabile.
Fiore di carne
nei cui dolci petali
sta una perla.
Riuscirà mai Bilodo a incontrare Ségolène di persona per potere vivere la sua passione in interezza? Oppure il destino si opporrà alla loro storia d’amore?
Il finale in cui finalmente la tensione si scioglie lascia aperte diverse interpretazioni, e soprattutto trasmette un senso di eternità e inevitabilità legato ancora una volta alla poesia e all’amore.
Approfondimento
A un primo approccio Storia di un postino solitario appare come una lettura facile e leggera, anche perché lo stile è semplice e di immediata comprensione; man mano che ci si inoltra nella vicenda però diventa chiaro come ci sia un piano di interpretazione più profondo, un secondo significato più oscuro, un po’ come gli haiku che costellano il libro.
Infatti la caratteristica di questi componimenti giapponesi è la loro brevità, in cui però trovano posto significati e sentimenti molto più corposi, il tutto racchiuso in versi dalle regole ben definite.
È molto piacevole seguire la crescita della passione di Bilodo per Ségolène: le poesie da timide diventano audaci e solo in questa modalità regolata dalla metrica il nostro protagonista riesce a innamorarsi e a lasciarsi andare, molto diversamente dalla sua vita reale arida e riservata. Da notare che il titolo originale Le facteur émotif, sottolinea molto meglio di quello italiano la cifra narrativa di tutto il libro.
Noi conosciamo i personaggi di Storia di un postino solitario solo tramite la narrazione dei sentimenti e delle emozioni; sono rare infatti le descrizioni dei luoghi e dell’aspetto esteriore delle persone: addirittura di Ségolène non sappiamo nulla, abbiamo solo i suoi componimenti poetici. E anche Bilodo ci appare solo attraverso i suoi stessi occhi, quindi ci rendiamo conto forse solo troppo tardi che il nostro punto di vista non è affatto oggettivo e distaccato come potrebbe sembrare, ma anzi siamo dentro fino al collo insieme a Bilodo al pasticcio in cui si è ficcato.
La tensione diventa insopportabile per Bilodo e il lettore, quando il finale coglie tutti di sorpresa e costituisce il riscatto di un romanzo altrimenti troppo semplice: la conclusione è non solo poco scontata, ma realmente originale e fuori dagli schemi, a me ha ricordato le atmosfere oniriche e surreali di due romanzi che ho amato molto: La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffenegger e “L’inconfondibile tristezza della torta al limone” di Aimèe Bender.
In generale ho apprezzato questo romanzo, e lo consiglierei agli amanti della poesia e della letteratura imperniata sulle emozioni.
Elena Naldi