
Pubblicato da Bompiani - Marzo 2020
Pagine: 240 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Narrativa straniera
ISBN: 9788845297779

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“A volte sono i padri a smarrirsi, altre sono i figli. Talvolta sei costretto a nasconderti e a far perdere le tracce. Proprio come te. Che devi sparire. Adesso”

Elham è l’avvenente segretaria di un uomo d’affari della Repubblica Islamica. È abituata a essere compiacente e carina, a venire considerata solo per il suo aspetto e a ricevere ordini, anche da sé stessa. Ma quando il capo le rivela che suo padre, di cui si sono perse le tracce da venticinque anni, è vivo e abita in Svezia, la maschera da bambola crolla e riaffiora la bambina cresciuta in un covo di comunisti durante gli anni della rivoluzione.
Qui, leggiamo di un continuo rimorso che ci accompagna per tutto il libro dove la protagonista si chiede se è stata lei a denunciare la famiglia con questa famosa foto trovata dai pasdaran dentro il suo quaderno, o se qualcuno, più furbo, avesse trovato il modo per far saltare la copertura della sua famiglia?
Chi può aver infilato le foto nel quaderno? Chi c’era a casa la sera prima? Devi scovare il traditore. Devi stanarlo, anche se secondo zio Davud è stato solo grazie a lui – o a lei – che si sono salvati, Chiunque si trovasse in casa quella sera avrebbe potuto far scivolare le foto nella cartella.
Mentre cerca di trovare una risposta a questa domanda che diventa tormento, si dimena tra le questioni di lavoro, la sua famiglia, i suoi ex che non si sa per quale motivo gli girano sempre intorno, abitando addirittura nella sua stessa casa e i pretendenti.
Tutto ciò è descritto in continui balzi temporali che realizzano un romanzo in cui la figura della donna oggetto viene spezzata, raccontandoci quello che avviene nella vita di Ehlam fra passato e presente, con un modo di scrivere diretto, esplicito e senza nessun tipo di filtro.
Approfondimento
Ci troviamo davanti a una lettura particolare, dove ammetto di aver fatto veramente fatica a tenere il filo del racconto, dove sicuramente il dover memorizzare i nomi non mi ha tenuto il gioco. Quando leggo libri di questo genere, per quanto possono essere belli, ammetto che non riescono mai fino in fondo ad entrare nel vivo della storia, anche solo per il fatto di non riuscire a capire se quel nome sia femminile o maschile e anche se può essere un mio limite da superare, al momento mi destabilizza un po’. Specialmente quando l’autrice sceglie di spaziare in questi balzi temporali continui dove, spesso ti ci perdi non riuscendo subito a capire se quello che leggi sia riferito al passato o al presente.
Il bello però è la liberazione del concetto di donna schiava/oggetto che troviamo qui, una rivoluzione in un paese (Iran) dove sappiamo benissimo quali e quanti limiti sono legati alla figura femminile. In questo caso invece ci troviamo davanti a una giovane e bella donna di trentatre anni, che esula da quello stile di vita che siamo abituati a vedere o a “etichettare” se pensiamo alle donne iraniane.
Anche se, viene spesso sottolineato dai suoi parenti, il fatto che ormai è finita l’età dove poteva scegliersi un marito con i fiocchi, mentre ora si deve sbrigare a scegliere e ad accettare di diventare moglie o seconda moglie di quelli che sono i suoi pretendenti. Come per dire che è una donna in qualche modo “finita” o come è scritto su una frase, paragonata a un “vino d’annata”, perché comunque oggettivamente è una bellissima donna, quindi qualcosa ancora si può fare.
Nonostante tutto, la vediamo uscire di casa senza essere presentabile come lo è sempre stata, dove la sua voglia di uscire fuori dalle regole e vivere di sana normalità prende il sopravvento, come se, truccarsi la rendesse una donna diversa da quello che si sente di essere, una donna oggetto che è presentabile per il suo uomo.
Non hai voglia di incipriarti il naso, il mento e le guance. Di mettere il fondotinta. Il fard. L’eyeliner. Di imbrattarti gli occhi… Ti mancano cosi come sono, al naturale. Ti manca essere te stessa. Te stessa? Cioè chi? Quando dici “te stessa” chi intendi esattamente?
E ammetto che mi dispiace sapere che in certe religioni, “curare” la propria persona debba per forza essere associato al compiacimento dell’uomo e non una cosa fatta per soddisfare sé stesse. Ti gridano in faccia il concetto che se sei donna, automaticamente nasci per un uomo e non per te.
Nonostante tutto, in questo caso, mi è piaciuto leggere come questa donna vada avanti, in cerca della sua verità, sbattendosene di quelli che sono i pensieri della sua famiglia o dei suoi nuovi pretendenti ed ex compresi.
Mi sono svagata molto, nelle leggere come si divertiva la sua mente a pensare. Diciamo che in quasi tutto il libro, ci troviamo a fare i conti con la sua mente. Specialmente nei dialoghi che aveva con lo zio o la zia, dove si spassava a spogliare i soggetti in questione dei loro anni e farli tornare al passato cercando di capire cosa fosse successo in tutto quel tempo e dove fossero realmente finite quelle persone che conosceva ed oggi non riconosce più. Un modo che l’ha portata a pensare che cosi facendo prima o poi avrebbe scoperto la verità di tutta quella storia, senza quella risposta, lei non sarebbe mai andata oltre con la sua vita, perché il rimorso di come sono andate le cose grazie a quelle fotografie, era un fantasma che non pesava solo su di lei, ma anche su tutti gli altri familiari, diventando cosi l’aspetto fondamentale di tutta la vicenda.
La spegni. Ha il volto cosparso di lentiggini. Ti manca la zia Fariba d’un tempo. Le sistemi le sopracciglia con una pinzetta. Togli anche un pelazzo nero che spunta sul mento. Le tingi i capelli di rosso vinaccia e poi le fai la messa in piega. Dai una limata alle unghie e ci stendi sopra uno smalto scarlatto. Applichi uno strato di fondotinta alla faccia. Le spalmi un po’ di ombretto sulle palpebre.
Penso che, l’autrice, si sia un po’ persa nel racconto, o mi ci sono persa io. Ma, le due linee guida che captiamo dall’inizio, cioè: ritrovare il padre scomparso e capire la verità sull’accaduto, non vengono poi raccontate in modo cosi tanto chiaro. Sembra quasi che tutti quei viaggi fra passato e presenti, alzino un polverone sugli occhi di chi legge. Nonostante tutto però verremo poi condotti alla verità, che ci lascerà dentro un bel senso di caos, forse a questo punto “voluto” dall’autrice stessa.
È un libro che consiglio a chi vuole addentrarsi in uno stile caotico con un linguaggio perfetto per quella che è la storia. Dove non esistono mezzi termini, ma tutto viene raccontato per quello che è.
Un racconto che ci mostra un’altra faccia della donna, in quello che è un paese rigido e misterioso.