
Autore: Vitaliano Trevisan
Pubblicato da Einaudi - Maggio 2016
Pagine: 656 - Genere: Autobiografico
Formato disponibile: Brossura
Collana: Stile libero big

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Nascere nel Nord-Est dell’Italia, in Veneto, nel periodo del boom economico, quando tu vorresti fare lo scrittore non è facile. Figlio di un poliziotto e di una casalinga, Vitaliano Trevisan, autore e protagonista di questo romanzo, si trova in questa situazione e ci racconta come ha vissuto e cosa ha provato prima di po-ter finalmente coronare il suo sogno.

Perché trovo sempre un lavoro?, mi dicevo, perché non mi lasciano andare alla deriva in pace? Diventare un barbone. Una delle possibilità che contemplavo. Che contemplo tuttora. Poi non ho il coraggio.
Vitaliano Trevisan, autore e protagonista di Works, a quindici anni ha un solo desiderio: una bicicletta nuova, da maschio, perché è costretto ad utilizzare quella della sorella, che è da femmina, quindi i suoi amici lo prendono in giro. Nel momento in cui esprime questo desiderio in famiglia, il padre, poliziotto, lo fa assumere da un amico in una fabbrica di gabbie per uccelli. Ecco il primo insegnamento del padre: “Se vuoi la bicicletta, devi avere i soldi, e se vuoi i soldi te li devi guadagnare”. Questo motto è ciò che accompagnerà il protagonista per tutta la vita.
Vitalino vuole scrivere un libro, ma scrivere finché una casa editrice non ti da fiducia, non porta soldi e quindi non ti permette di vivere. Così, continuando a scrivere, Vitaliano, cerca e trova diversi lavori: cameriere, lattoniere, geometra, magazziniere,… Alcuni gli piacciono, altri meno; alcuni sono legali, altri meno. Tra un lavoro e l’altro, la vita continua e viviamo anche il fallimento del suo matrimonio. Nonostante tutto, nemmeno quando raggiungerà la fama con i primi libri riuscirà a togliersi di dosso l’insegnamento del padre, cioè l’idea che il denaro conta più di ogni soddisfazione personale.
Works più che un romanzo è un racconto autobiografico, quasi un diario con descrizione meticolosa di quanto accaduto al protagonista durante le sue numerose esperienze lavorative. È scritto in prima persona. Ho trovato a volte eccessive le digressioni che fanno un po’ perdere il filo logico al racconto. Anche le lunghe descrizioni di situazioni e persone credo avrebbero reso meglio se un po’ più corte.
Approfondimento
Chi è stato giovane alla fine degli anni ‘70 troverà molto simile la propria situazione e quella del protagonista, quando i genitori davano ai figli come primo valore quello del lavoro inteso come modo di vita oltre che come mezzo per guadagnare i soldi necessari per vivere dignitosamente. A quei tempi era possibile perché il lavoro si trovava sempre. Chi non lavorava era un poco di buono, un perditempo, un soggetto che sarebbe rimasto ai margini della società.
Ho fatto un po’ fatica a terminare Works, un libro che consiglierei soprattutto a chi piace leggere romanzi autobiografici e a un pubblico maschile. Il racconto fa comprendere bene il periodo storico vissuto in Veneto e in generale nel Nord Italia durante la crescita economica.
E non sarebbe affatto male, penso, se di tanto in tanto si scambiassero i ruoli, e a qualche artigiano fosse assegnata una cattedra all’università, e a qualche professore un tornio, anche se temo che sarebbe solo l’università a guadagnarci.
Works è un libro che, nonostante il protagonista alla fine riesca a realizzare il suo sogno, lascia un po’ di amaro in bocca per il malessere costante che si legge tra le righe. Probabilmente perché descrive in modo dissacrante le difficoltà che tutti più o meno siamo costretti a affrontare ogni giorno. È però anche un libro che dona speranza, che stimola a non mollare mai se hai un obbiettivo ben preciso che vuoi realizzare.