
Autore: Simone Ceccarelli
Pubblicato da Kimerik - 22/01/2018
Pagine: 168 - Genere: Narrativa Contemporanea
Collana: Kimera

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Un incontro casuale.
Un libro di Freud.
Un calice di vino.
Un colloquio inaspettato che assume i connotati del flusso di coscienza, capace di emancipare l’anima dai suoi dolori più reconditi.

Il dialogo, la psicanalisi e la scrittura liberatoria: questi i tre indiscussi protagonisti a cui Ceccarelli affida il palcoscenico del suo Lo strano colloquio.
Il sipario si apre in modo irriverente, quasi maleducato, nei confronti del lettore:
Fate silenzio, ascoltate con insicurezza, non fate domande finte e risposte previste. Adesso parla l’opera …
Con queste parole l’autore mette a tacere il proprio interlocutore, lo invita, anzi, lo costringe all’ascolto. Solo dopo una premessa tanto incisiva, Ceccarelli libera il proprio flusso di coscienza tornando con la mente a una precisa seduta analitica e alle particolari circostanze verificatesi nei momenti immediatamente successivi, primo fra tutti l’ermetico incontro con una fanciulla senza nome.
Per l’autore la psicoanalisi è al contempo affascinante e pericolosa, ne è attratto eppure intimorito e solo grazie all’incoraggiamento di un professore di psicologia, decide di affidarsi a tale tecnica come una sorta di opportunità.
Al termine dei quarantacinque minuti della seduta, l’analista congeda l’autore che, scosso dallo straripare dei suoi stessi pensieri, si ritrova a vagabondare senza meta per una Firenze astratta. Alcuni incontri bizzarri, ora un mendicante, ora un clown, ora una signora abbigliata, aiutano il protagonista a tornare in uno stato meditativo, quasi a volerlo preparare all’imminente colloquio. È solo entrando in una libreria, poco più tardi, che l’autore incontra una misteriosa fanciulla destinata a sconvolgerlo profondamente. Un libro di Freud avvicina i due, un bicchiere di vino completa l’atmosfera e, seduti l’uno di fronte all’altra, si immergono in un colloquio profondo e travolgente, liberando un io interiore frustrato e bisognoso di cure. È la ragazza a parlare, mentre all’autore spetta l’inaspettato ruolo di analista. Lei ripercorre i momenti cruciali della propria vita, lui la completa con l’ascolto, benedicendo quelle parole arrivategli come un dono. Il dramma della fanciulla si sprigiona quando lei affronta il suicidio del padre, una morta che ha segnato inevitabilmente la sua psiche e che è riuscita a superare solo grazie alla scrittura.
Il tuo passato disagiato e dolente ti ha concesso la possibilità di parlare e scrivere di lui. Tramite la morte di tuo padre ti ha lasciato in custodia la mancanza. In essa non devi affliggerti o soffrire, bensì farne un luogo di pensiero e di scrittura.
Approfondimento
Inevitabile, perdendosi tra le pagine de Lo strano colloquio, identificare l’io narrante, protagonista della vicenda, con lo stesso autore. Pagina dopo pagina prende corpo un flusso di coscienza che, veicolato da una comunicazione puntuale e pulita, arriva diretto al lettore. L’opera non si preoccupa di dare un nome o un volto ai personaggi, non si sofferma a descrivere i luoghi; tutte le energie sono concentrate sul dialogo o, meglio, su un monologo ascoltato, come potente strumento di liberazione e di chiarificazione. Liberare i propri pensieri ora parlando, ora trascrivendoli nero su bianco, consente di fare ordine dentro sé stessi, di ripulirsi, di liberarsi anche solo per un attimo.
Un opera scritta con il tormento al posto dell’inchiostro, figlia sicuramente dei momenti più duri per l’autore.
Lo strano colloquio è il testo ideale per chi sa apprezzare i trattati psicologici, per chi è affascinato dalla psicoanalisi e da Freud e, sicuramente, per chi è alla ricerca di una lettura capace di dare qualcosa in più della semplice piacevolezza di un momento. Le argomentazioni di spessore affrontare dall’autore, non devono tuttavia spaventare i lettori, poiché lo stile di Ceccarelli è in grado di rendere ampiamente veicolabile il messaggio maestro.
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