
Autore: Chris Weitz
Pubblicato da Sperling & Kupfer - Novembre 2016
Pagine: 276 - Genere: Thriller
Formato disponibile: Brossura

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La scoperta della verità sulla Malattia e dell'esistenza di adulti fuori da New York portano nuovi sconvolgimenti nel già inesistente equilibrio tra le tribù. Soltanto Donna e Jefferson potranno salvare il mondo e tutti loro.

Donna sarebbe rimasta volentieri a Cambridge, lì la Malattia non è arrivata, la civiltà è normale e la vita prosegue perfetta, ma deve tornare a New York per Jefferson. Deve aiutarlo per distribuire la Cura e per comunicare le nuove notizie sulla Malattia. Jefferson però non è come se lo ricordava. Durante la sua assenza è cresciuto e maturato. Ha dovuto prendere molte scelte difficili, e purtroppo le difficoltà non sono ancora finite. Ora però sono di nuovo insieme e possono aiutarsi e sostenersi a vicenda per salvare il mondo e loro stessi.
“Wakefield: «Non sembra tanto grave. Non vedo problemi nella Zona A». La Zona A è Central Park. Io: «Si fidi, è meglio andare a Randall’s Island». Cerco di ricordarmi l’espressione giusta. «Alla Zona C. Non si può sapere cosa succede nel parco, cioè nella Zona A. Possono esserci dei fuori di testa con arco e frecce nascosti tra i cespugli. Le cose rischiano di farsi serie, là sotto.» Wakefield: «Credo che ce la caveremo».”
Stile dei dialoghi molto particolare, più adatto a un copione che a un romanzo, che se da una parte portano il lettore a credere di essere personalmente con i personaggi e seguire i discorsi dal vivo, oltre a dar rilievo al ruolo di sceneggiatore dell’autore, dall’altro non trasmettono quelle piccole sfumature riguardanti al tono di voce, all’espressione del viso e alle movenze che vengono usate quando si parla, rendendo il tutto molto sterile e freddo.
“Chapel ci aveva attirati con menate molto idealiste e altruiste, tipo che voleva salvare tutti noi poveri piccoli stronzi post-apocalittici. Altrimenti mica l’avremmo aiutato. Ma qualcosa in tutta questa storia, a partire dal fatto di essere stata usata dal governo, mi fa pensare che in questa partita nessuno sia innocente. Tranne Jefferson. Di tutti quelli che conosco, lui è l’unico che sarebbe rimasto fedele ai propri principi. Lui non avrebbe mai accettato compromessi.”
Come nei precedenti romanzi, anche in questo finale di trilogia troviamo descritta l’unione tra Donna e Jefferson con frasi all’apparenza brevi e semplici, ma di un’intensità e una forza che quasi stravolge il lettore, portandolo immediatamente a ricreare quel legame epatico che si era instaurato nei precedenti due volumi.
“Devo starci attento, a fare male alla gente senza pensarci. Faccio un giretto intorno al bancone, riprendo fiato, perché suonarle a quel tizio richiede energia. Alzo gli occhi verso il soffitto a volta, poi li riabbasso verso i fratelli seduti intorno al tavolo di formica sulle vecchie sedie girevoli di pelle come se stessero aspettando il pranzo. Concentro l’attenzione sul prigioniero. Lui sorride, ed è molto sinistro dato che ha il naso rotto e un filo di sangue gli contorna i denti. Hai finito? dice. Penso che l’uomo ha le palle, non è il tipico ammasso piagnucolante che portiamo lì di solito.”
Durante la narrazione si capisce subito, grazie allo stile linguistico scelto dall’autore, che a narrare la storia sono dei ragazzi. Infatti oltre alla cadenza prettamente adolescenziale, si ritrovano perfettamente gli stampi comportamentali e mentali tipici di quell’età, ben descritti e caratterizzati minuziosamente.
Approfondimento
La storia alla base della trilogia è davvero molto coinvolgente e avvincente, ma fin da subito, e per tutta la durata dei tre romanzi, ricorda e riprende sia la storia che i temi fondamentali del romanzo Il signore delle mosche.
Ottima la scelta di Chris Weitz di scrivere ogni capitolo con una voce narrante diversa, dando così modo al lettore di poter vivere il punto di vista di tutti i personaggi principali, e specialmente di poter seguire gli avvenimenti che accadono a diversa distanza uno dall’altro.
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