
Autore: Mahsuda Snaith
Pubblicato da Corbaccio - Giugno 2017
Pagine: 247 - Genere: Fiction
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Narratori Corbaccio

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Ravine sta vivendo la sua giovinezza confinata in un letto a causa della sindrome da dolore cronico; la sua vita si è congelata in una notte in cui, ancora bambina, ha perso i contatti con i suoi migliori amici in circostanze poco chiare. Ora qualcosa potrebbe cambiare, ma dipende solo da lei e dai ricordi dolci e terribili della sua infanzia.

Ravine ha diciotto anni e vive con la madre in un condominio alla periferia di Leicester; da dieci anni, a causa della sua malattia, esce solo per recarsi in ospedale, non si veste neppure, passa le giornate a compilare cruciverba, a studiare svogliatamente e a litigare con la madre iperprotettiva. La sua vita scorre su binari sempre uguali, noiosi ma rassicuranti, finché un giorno Ravine si rende conto che i forti dolori muscolari sono diventati sopportabili e che potrebbe ricominciare ad alzarsi e a vivere, ma non riesce a confessarlo a nessuno: in realtà lei vuole continuare così, a vivere la sua non-vita passata a non affrontare persone e circostanze, e soprattutto a non pensare alla sua migliore amica scomparsa dieci anni prima.
Il letto è caldo. Il letto è sicuro. Quando sei a letto nessuno ti chiede che giorno è o come si risolve un algoritmo.
I ricordi però tornano prepotenti: Ravine e la sua vicina di casa coetanea Marianne avevano creato un rapporto speciale, a volte appoggiate, a volte osteggiate da Jonathan, il fratello maggiore di Marianne.
Per sfuggire alle loro difficili situazioni famigliari e alla loro povertà, i tre bambini si erano creati un mondo tutto loro, fatto di fughe sui sentieri del bosco vicino, gare di lumache allevate come animali domestici, partite a scacchi con regole inventate da loro, confidenze e solidarietà.
Insieme avevano affrontato la fuga della madre single di Marianne e la scoperta che gli adulti a volte deludono i bambini e non sempre riescono ad aggiustare le cose.
“Cantiamo e travestiamoci […] scriviamo delle storie e inventiamoci un modo per riparare il mondo.”
“Mi brucia, quella risata, come brucia essere scelti per ultimi a ginnastica.”
Tutto ciò però era destinato a terminare il 30 dicembre 1999, quando i comportamenti degli adulti e dei bambini avrebbero innescato una serie di eventi che come tessere del domino, una volta messi in movimento avrebbero portato alla tragedia.
La Ravine diciottenne riesce lentamente ad affrontare il suo doloroso passato, in una catarsi che infine la porterà ad una nuova vita, libera dai sensi di colpa e dai rancori emersi dai ricordi.
Approfondimento
Le cose che credevamo di sapere è incentrato sul senso di colpa: i bambini pensano che sia sempre colpa loro, e presumono anche di sapere tutto e di conoscere i motivi e le cause di ogni avvenimento; in realtà non è affatto così, gli adulti cercano di proteggere i bambini e di evitare loro la sofferenza, ma non ci riescono, ed è proprio quando si capisce questo passaggio che si diventa adulti.
Ravine e Jonathan rappresentano perfettamente questa crescita dolorosa ed inevitabile, i loro personaggi sono delineati attraverso i dialoghi e il racconto degli episodi che li coinvolgono e sempre in rapporto con Marianne, la cui figura continua a risplendere nella sua assenza anche dopo dieci anni.
Gli avvenimenti raccontati nel passato si alternano a quelli del presente, ma si collegano gli uni agli altri come stelle di una costellazione, di cui si riesce a scoprire la forma solo da lontano, alla fine della lettura; i capitoli hanno inoltre dei bellissimi titoli di costellazioni inverosimili, tipico gioco che facevano i protagonisti da bambini, ad esempio la costellazione delle biglie o la costellazione dei soli che spariscono.
Le cose che credevamo di sapere è un romanzo forte e delicato, che mi ha emozionato e fatto fare un salto nei magici anni dell’infanzia, facendomi sentire molto vicina a questi tre bambini le cui vite per un breve periodo si sono allineate in una spettacolare amicizia. Ne consiglio la lettura a chi ama le storie di formazione e a chi vuole riassaporare gli anni spensierati di quando si era bambini.
Elena Naldi