
Autore: Alessia Gazzola
Pubblicato da Garzanti - Marzo 2021
Pagine: 192 - Genere: Narrativa rosa
Formato disponibile: Copertina Rigida, eBook
Collana: Narratori moderni
ISBN: 9788811817925
ASIN: B08WR7TLVR

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Angelica è insegnante, ma ha lasciato il suo lavoro. Ora sforna cornetti in un panificio, ma il panificio chiude. Angelica si ritrova con molto tempo libero e una ricerca da fare: è possibile che suo bisnonno che tutti credevano morto in guerra, sia invece sopravvissuto? E perché non ha dato notizie di sé? Le risposte potrebbe trovarle a Chaverton House e, così, Angelica parte per l’Inghilterra.
“Tutti hanno tra le proprie conoscenze qualcuno che è uscito dagli schemi, che hai preso per pazzo perché con niente in mano è partito per la Nuova Zelanda e ci è rimasto e ora è lì felice alla faccia tua. Ecco, io sono quella conoscente lì, quella che si adatta a tutto, quella che molla la scuola, poi lavora in un panificio, poi però a scuola ci ritorna, o forse anche no.”

Angelica vive a Milano. Ha dovuto lasciare il suo bell’appartamento con terrazzino dopo aver scoperto il tradimento del fidanzato e ha dovuto lasciare il suo lavoro di insegnate a seguito di un incidente. Fa la fornaia ora, perché la sua seconda passione dopo la letteratura inglese è sfornare dolci, ma il panificio dove lavora chiude. Un giorno facendo un’indagine in rete con una prozia, scopre che il bisnonno creduto morto in guerra potrebbe non esserlo stato e quella ricerca la porta in Inghilterra, a Cheverton House, dove deciderà di fermarsi per indagare. Ma forse non solo per questo, dato che a Cheverton House Angelica conosce Alessandro.
Non mi chiedo cosa ne sarà di me, non mi importa costruirmi mattone su mattone una stanza tutta per me che alla fine si rivelerà una cella. Io sono una mina vagante, rifiuto l’ordine come stile di vita e le imprimo una direzione seguendo la scia di un dolce profumo.
Inizia come una favola Un tè a Chaverton House: con l’immagine di tre fate che distribuiscono ognuna un proprio dono ai neonati. Tre fate che ad Angelica consegnano: buonumore, docilità di temperamento e il talento con i lievitati. E questa è la parte “simpatica” del romanzo, la parte dove il lettore sorride, ma anche dove l’autrice non evita di inserire un tocco di “critica sociale”.
I tempi sono cambiati: alle bambine servono talenti veri, altro che docilità di temperamento.
Ma questa è un’altra storia o, meglio, è una piccola parte della storia di Angelica. Che, in fondo, è una favola, una storia semplice, ma la storia di una Cenerentola che entra a Chaverton House, una ricca residenza inglese utilizzata anche come location di una soap opera. Ed è la storia di una ragazza che sta cercando la sua strada e che si prende il tempo per trovarla, in una società (e in una famiglia) dove tutti pare abbiano un loro ruolo definito, dove tutti (o quasi) pare sappiano dove stanno andando.
Il punto è che io le idee chiare ce le ho alla fine. Io voglio una vita piena di piccole cose belle. Non so ancora come arrivarci, se attraverso l’insegnamento o i carboidrati, o le traduzioni, o tutte e tre queste cose insieme. Ma lo capirò, è solo questione di tempo…
Perché come nelle favole un messaggio positivo deve esserci. Come nelle favole la nostra eroina deve avere un animo bello, un animo del quale non puoi che innamorarti. E come nei romanzi le eroine devono crescere, devono fare un percorso: devono arrivare alla fine della storia cresciute, diverse.
«… il mondo ha bisogno anche di ballerine di fila e forse questo vale per tutto.»
«Dillo a me zia, metaforicamente parlando io sono nata per essere una ballerina di fila.»
«Tesoro mio, tu però sei l’étoile della tua vita, questo non te lo dimenticare»
Ed è forse questo il messaggio che Alessia Gazzola, attraverso Angelica, vuole dare a chi la legge.
Alessia Gazzola, che ci ha abituati all’intuito investigativo della serie de L’Allieva, ne regala un poco anche ad Angelica che, passando da internet ad antichi registri, si ritroverà a cercare quei personaggi che hanno fatto parte della vita del bisnonno e, tassello dopo tassello, a ricostruire quella parte di storia che manca alla sua famiglia. Creando così una narrazione dentro alla narrazione.
Un tè a Chaverton House è comunque un romanzo rosa che rientra perfettamente nei canoni del genere: con tanto di impedimenti (e di vario tipo), di personaggi a sostegno della nostra eroina e di quel primo incontro tra persone che un poco si detestano anche, ma solo all’inizio, perché la chimica il lettore la immagina già tutta. È un romanzo che a me ha fatto ricordare quei Liala che da ragazzina leggevo seduta sul tappeto ai piedi del letto di mamma e papà: forse anche perché Alessia Gazzola ha un tono delicato nel descrivere anche la passione. Sfiorandola, senza indugiarci, come in quei film degli anni Sessanta dove il sipario calava sempre sul bacio.
Approfondimento
Il romanzo rosa non è un genere che amo e, confesso, di aver affrontato questa lettura con un leggero pregiudizio, cosa che non dovrebbe mai esserci. Ho riscontrato alcuni cliché del genere che, erroneamente forse, ho classificato come banalità. Ma poi, quando ho finito il romanzo, ho letto la dedica che Alessia Gazzola fa ai lettori, ho letto come è nato questo libro: una sorta di romanzo a puntate che ha tenuto compagnia a un gruppo di lettura durante il primo lockdown. E allora ho capito: serve anche questo genere di libri, di intrattenimento puro forse, perché serve anche una lettura che abbia solo la pretesa di far sognare e di portare un po’ lontano da una realtà cupa. Serve anche una lettura capace di accarezzare.
Queste le parole di Gazzola, che forse dicono tutto:
Se mai ce ne fosse stato il bisogno, quest’esperienza mi ha dimostrato che le storie uniscono. Le storie creano legame tra le persone. Le storie consolano e a volte, in momenti eccezionali, per quanto semplici e senza pretese possano sembrare, le storie salvano dai brutti pensieri.