A Padova l’antologica più completa mai dedicata al pittore livornese: oltre 100 dipinti, per ripercorrere la sua carriera artistica, attraverso i suoi più noti capolavori e a numerose opere inedite.
In un ritratto, quel che conta sono gli occhi; se quelli riescono come voglio, con l’espressione giusta, il resto viene da sè”.
Sono infatti gli occhi magnetici di Elena Vecchi ad accompagnare i visitatori nella più completa antologica mai realizzata su Vittorio Corcos (Livorno 1859 – Firenze 1933), uno dei protagonisti della cultura figurativa italiana fra Otto e Novecento, allestita fino al 14 dicembre a Palazzo Zabarella (Padova): oltre 100 dipinti per ripercorrere la straordinaria vicenda del pittore livornese attraverso capolavori e opere inedite.
La fama di Corcos era già notevole nella prima metà del secolo scorso. Ugo Ojetti, secondo il quale Corcos era fatto, come la sua pittura, per piacere, nel 1933, ebbe modo di scrivere Chi non conosce la pittura di Vittorio Corcos? Attenta, levigata, meticolosa, ottimistica: donne e uomini come desiderano d’essere, non come sono, e Cipriano Efisio Oppo, nel 1948, afferma: Una pittura chiara, dolce, liscia, ben finita: la seta, seta, la paglia, paglia, il legno, legno, e le scarpine lucide di copale, lucide come le so fare soltanto io, diceva Corcos.
A Palazzo Zabarella, i visitatori vengono accolti dall’unico Autoritratto realizzato nel 1913 per la serie dei ritratti di artisti della Galleria degli Uffizi di Firenze, a fianco del Ritratto della moglie.
La prima sezione presenta i luoghi magici che, da Parigi a Forte dei Marmi a Castiglioncello, hanno visto scorrere l’esistenza di Corcos, i ritratti degli amici e delle importanti personalità che ha frequentato, tra cui l’Imperatore Guglielmo II di Germania, Giosue Carducci, Silvestro Lega, Pietro Mascagni, dei quali ha tramandato immagini di taglio modernissimo. Particolarmente impressionanti sono i ritratti del critico Yorick (1889) e del grande editore milanese Emilio Treves (1907). Un capitolo particolare è dedicato a Parigi, città in cui visse dal 1880 al 1886 e che lo vide uno dei maggiori interpreti della cosiddetta pittura della vita moderna, assieme a Boldini e De Nittis. Straordinarie alcune opere in mostra, come Ore tranquille (1885 circa), Jeune femme se promenant au Bois de Boulogne, o i ritratti en-plein air de Woman with dog e La figlia di Jack La Bolina (1888).
Le istitutrici ai Campi Elisi del 1892, una scena ambientata in una giornata d’autunno in uno dei luoghi più affascinanti di Parigi, testimonia quanto Corcos abbia mantenuto costanti rapporti con la capitale francese ma anche con l’Inghilterra, e come la sua pittura si evolva verso soluzioni sempre più raffinate in un continuo dialogo con la pittura europea. Il percorso ha il suo centro nel grande capolavoro Sogni, l’opera più celebre di Corcos: esposto per la prima volta alla Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze nel 1896, il quadro aveva provocato un acceso dibattito sul significato da attribuire a quell’intenso ritratto di giovane donna, rappresentata in una posa sconveniente, con lo sguardo sfrontato, superba interprete di una femminilità moderna e inquieta, paragonabile alle audaci eroine di D’Annunzio e Gozzano.
Una serie di dipinti confermano come, dopo il 1900, Corcos riesca a perfezionare la formula del ritratto mondano, qui rappresentato da autentici capolavori come il ritratto della Contessa Carolina Sommaruga Maraini del 1901, di Lina Cavalieri (1903), la Venere in terra, come la definì D’Annunzio, e di Isadora Duncan, la creatrice della danza moderna. Sono immagini modernissime che anticipano, nell’ambientazione, nella posa, negli sguardi, le icone dello star system hollywoodiano. L’ultima sezione, La luce del mare, rivela come i soggiorni a Castiglioncello sembrano riportarlo all’osservazione della realtà e alle gioie della pittura en plein air. Esemplari sono In lettura sul mare (1910 circa), straordinario ritratto di gruppo che ricorda gli universi struggenti di Čechov o di Morte a Venezia; o La Coccolì (1915), il ritratto dell’amata nipotina sorpresa sulla spiaggia di Forte dei Marmi.
Non manca, all’interno del percorso di Palazzo Zabarella, un confronto con artisti quali Giuseppe De Nittis, Léon Bonnat, Ettore Tito e altri, coi quali Corcos ha intrattenuto un rapporto di lavoro e di amicizia.
Nato a Livorno e iscritto da giovane all’Accademia di Belle Arti di Firenze, Vittorio Corcos sceglie Napoli come meta alternativa alla sua formazione toscana incontrandovi, fra il 1878 e il 1879, Domenico Morelli che lo convinse ad andare a Parigi, dove l’artista si legherà al mercante Goupil e inaugurerà la sua vena brillante e mondana. Assiduo nello studio di Léon Bonnat, frequentato anche da Toulouse-Lautrec, Corcos presenta i suoi quadri ai Salons, si applica alla pittura en plein air, non manca di partecipare alla vita mondana invitato persino dalla principessa Matilde Bonaparte, e alle vivaci serate del salotto De Nittis. Nel 1887, dopo essersi convertito dalla religione ebraica a quella cattolica, sposa Emma Ciabatti vedova Rotigliano e si stabilisce a Firenze. Nel clima dell’Italia umbertina, i soggetti affrontati da Corcos riflettono le suggestioni letterarie del naturalismo e del simbolismo d’oltralpe, e le frequentazioni intellettuali della moglie introdurranno l’artista nel cenacolo del Marzocco, il giornale che operava fra il solenne declino di Carducci e la sontuosa officina di Gabriele d’Annunzio. Gli interessi letterari di Corcos si manifestarono nella sua collaborazione al Marzocco e alla Tribuna, in un volume di novelle, Mademoiselle Le Prince, nella sua partecipazione ai progetti editoriali di Pascoli, corrispondente della moglie. Nel 1913 Corcos donerà il suo autoritratto alla Galleria degli Uffizi, l’unica immagine che ci ha lasciato di sé stesso .
Corcos – I sogni della Belle Epoque
Padova – Palazzo Zabarella
Fino al 14 dicembre 2014
Informazioni www.zabarella.it