É sempre stata l´era del “mi piace”, il romanticismo e l´estetismo morale, e i loro parenti. Solo che si esprimeva in modi diversi. Facebook ha rivoluzionato il mondo della connettivitá sociale internettiana e tutti gli altri social hanno seguito a ruota, tutti diversi e tutti uguali nel concetto di dare all´utente lo strumento per esprimere il proprio diritto voto giornaliero virtuale, per esprimere la propria opinione su qualcosa e qualcuno, per accodarsi a quelli a favore o a quelli contro e valorizzare, sopratutto, un contenuto di qualsiasi tipo con il “mi piace”(Google usa il +1 e Twitter il retweet ma la sostanza non cambia). Se controlliamo quanti “mi piace” abbiamo messo nella nostra vita virtuale ci accorgeremo ben presto che pur essendo parsimonioso saranno centinaia le pagine, gli argomenti, le presone, le aziende, i luoghi, gli interessi, gli sport e i personaggi o artisti che seguiamo. É il sistema, d´accordo, non facciamo che vedere cose posti persone e prima o poi ci prenderanno per sfinimento, pur di vederle scomparire cliccheremo “mi piace”.
A dire il vero a volte il “mi piace” é incontrollabile, nella vita reale come in quella virtuale. Lo timbri sulle persone e sulle cose senza compiere scelte razionali o prese di posizione ragionate. Abbiamo bisogno di esprimerci, il romanticismo e l´estetismo morale menzionati in apertura ne sono una prova, abbiamo bisogno di fare clic anche quando ci siamo di fronte. Forse per stare meglio, sollevarci. Lo facciamo con il comportamento, i gesti, quello che diciamo ed evitiamo di dire in genere per paura. Davvero qualcuno lancia segnali a tutte le frequenze nell´etere dei rapporti, chi cerca di farsi notare con la assidua presenza o con la strategica mancanza, chi pensa di fare i favori che qualcosa tornerá indietro, di agevolare, di incantare con le parole, un po´di griffe e un profumo che usano tutti. Ci sono davvero persone che moltiplicano i “mi piace”, che non sanno evitare gli sguardi e non sanno cambiare strada. E sono lí sempre a mipiacciare per sentirsi meno sole, meno sprecate.
Forse siamo come i calendari all´inizio dell´anno, belli e quasi infiniti, ma poi passano sempre troppo in fretta e comunque si buttano. Esprimiamo le nostre preferenze mettendo una x su un giorno che chiamiamo destino, storia, amore e poi tutto frizza via come bollicine, resta solo il gusto per chi si é potuto permettere champagne o solo uno scadente prosecco. Forse siamo cosí sicuri e ingenui che non pensiamo alle tracce che lasceremo, che cancellarle tutte sará un lavoraccio. Siamo scontati, delle volte, e crediamo alle stesse cose che avevamo giá deciso di scartare, coloriamo con colori diverse fotocopie uguali. La nostra preferenza finirá su qualcosa, su qualcuno a prescindere, che sia giusto che sia il momento che sia come dovrebbe piacerci. Lasciamo il nostro “mi piace” a persone che non se ne accorgeranno mai, a persone che non se lo meriteranno mai a persone che resteranno sempre gente, e la gente non ti entra nel cuore. Ma anche a persone che come noi cercano o vogliono semplicemente essere trovate. É sempre stata l´era del “mi piace”, solo oggi ci risparmiamo di meno forse, abbiamo meno paura di una volta perché siamo piú liberi (la societá e i mezzi lo permettono) di cambiare piú spesso idea.
Tra tutti questi “mi piace” troverai ragioni, troverai parti di te che non conosci poi cosí bene, troverai speranze e illusioni fragili come le foglie gelate di Dicembre. Mentre vorresti portare via tutti, e non sentire il peso delle scelte andate in malora, mentre persone inutili ti parlano e la vita ti strattona quei “mi piace” sulle persone e le cose restano lí, e sono tuoi, crescono dentro di te fino a farti sentire piú forte e sicuro. E non importa chi saprá o chi non saprá, per quanto poco o quanto per sempre, nessuno te li porterá via. Assorbirai vita tra click immaginari e pollici alzati sui visi cari. E forse il vero senso di questa era del “mi piace” dovrebbe essere questo, unirci anche senza dirselo, anche senza accorgersi.