“La musica è il miglior mezzo per sopportare il tempo…”
Wystan Hugh Auden, L’età dell’ansia, 1948
In Musicoterapia, dove non solo si usano canto e strumenti musicali, ma anche la stessa parola come veicolo di emozioni e di espressività, Euterpe Musa della Musica e della Poesia Lirica, fa’ da mediatrice nell’interpretazione e da fonte d’intuizioni per i possibili percorsi terapeutici da seguire. Nella mitologia Greca, Euterpe è una delle Muse, figlie di Zeus e di Mnemosine. Euterpe è la musa della Musica, più tardi anche della poesia lirica, il suo nome deriva dal greco eu (bene) e tερπ-εω (piacere) e sta a significare “colei che rallegra”. Solitamente è rappresentata con una corona di fiori e porta nelle sue mani il doppio flauto, altre volte invece, è raffigurata con violini, chitarre, batteria etc., Anche il termine musicoterapia è stato coniato dai Greci e deriva da concetti di musikè e therapia. Per musikè di intende una rappresentazione dell’uomo in parola, suona e movimento; therapia è invece, l’assistenza, la cura, la guarigione. Secondo Mc Clelland (1993), l’utilizzo della musica a scopi terapeutici si fonda sul fatto che essa influisca sul soggetto sia a livello personale (emotivo) che transpersonale (spirituale).
Nella misura in cui un qualsiasi disturbo, possa essere considerato come una “disarmonia” della vita emozionale, mentale e spirituale, la musica può aiutare a ritrovare/ricostruire uno stato di benessere, facilitando l’espressione emozionale. Il termine musicoterapia nasce nel nostro secolo, anche se gli effetti del suono e della musica sull’essere umano sono stati utilizzati fin dalla notte dei tempi. Infatti, la musicoterapia è una terapia antica, forse… la più antica. L’utilizzo della musica a scopi curativi risale a più di trentamila anni fa. Pensiamoci… a quel tempo la malattia, era attribuita, infatti, a spiriti maligni che dovevano essere scacciati dal corpo e dalla mente della persona malata, così per fare questo si cercava di spaventare gli spiriti con canzoni ritmiche, formule danzanti e tamburi percossi. La musica un tempo era per lo sciamano, il mezzo per ottenere la massima concentrazione per intensificare la volontà rappresentando il massimo del benessere fisico.
Non esiste popolazione al mondo di oggi e della storia che non abbia espresso le sue emozioni, i suoi riti sociali o religiosi, attraverso ritmi, suoni, canti e danze. La musicoterapia è l’arte di saper cogliere le diverse emozioni permettendone la trasformazione in nuove emozioni, quelle che rassicurano, incoraggiano e aiutano là dove ci sono delle difficoltà. È importante specificare difatti, che la musicoterapia fonda le sue basi sul “fare musica” anche per chi non è né capace di leggere spartiti né di suonare. Lo “spettacolo” sta nel ruolo del musicoterapeuta che saprà trasformare “il fare spontaneo” di chi suona uno strumento pur non sapendolo suonare, in musica. È di fatto un nuovo modo parlare e dialogare, una comunicazione diretta ed immediata, sonora. Con musicoterapia s’intende quindi l’uso della musica e/o degli strumenti musicali (suono, melodie, armonie) nei confronti di una singola persona o d un gruppo. L’intento di questo strumento è di facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione con il fine di soddisfare le relative necessità fisiche, emozionali, mentali sociali e cognitive.
La stimolazione sonora costituisce un’esperienza concreta all’interno della nostra quotidianità, questa genera una complessa stratificazione di livelli comunicativi: dai suoni delle parole fino ad impatti traumatici dati dall’ambiente tecnologico. Ciò che forse spaventa è l’accostamento “musica” con “terapia”, questo spavento –stupore nasce dal contrasto tra il modo comune di intendere la musica che, comprendendo gusti e stili differenti, è comunque associata a un divertimento, e la serietà rigorosa che si ha pensando alla terapia. La musicoterapia trova sviluppo nella relazione intra e interpersonale non verbale, che porta al verbale. Ciò permette di mettere a confronto due mondi: quello delle emozioni e quello della ragione. Il libero sfogo delle emozioni avviene nei momenti di svago, di evasione e di fuga dalla realtà che alle volte può opprimere. Pensiamo la mattina in metro, sugli autobus le persone che fuggono alla ricerca della giornata da affrontare dritte con le proprie cuffiette, o perché no anche sul social network ritroviamo espressioni interiori di stati d’animo che si trasmetto con la pubblicazione di video musicali. Tutto questo, si va a conciliare con la ragione, secondo la quale l’individuo crede di fare appello nel contatto con la realtà. Due mondi che per far parte della musicoterapia, devono esser ben distinti.
La musicoterapia è uno strumento per ottenere una maggiore armonizzazione del nostro “stare al mondo” soprattutto se questo è gravemente compromesso, e permette di raggiungere così una più alta integrazione tra ogni aspetto della realtà psicofisica e il mondo circostante. La musica stimola i nostri sensi, quando è ascoltata dal vivo o prodotta non viene percepita soltanto come suono attraverso il sistema uditivo, ma anche visivamente (ad esempio, vediamo chi suona identifichiamo gli strumenti), tattilmente (sentiamo delle vibrazioni), in maniera psicomotoria (percepiamo ed esibiamo una sequenza di movimenti), in modo simbolico (quando ci riferiamo ad un codice che la rappresenta)”. Inoltre, la musica si fa linguaggio senza parole: la comunicazione è affettiva, non verbale. In questo la musica è la grande forza della musica intesa come “linguaggio universale e/o primordiale” che riesce a superare la “impasse” delle parole, del linguaggio verbale, e di conseguenza, la diffidenza che esso provoca nello spirito del bambino tendenzialmente e profondamente “isolato”.
La musicoterapia è uno strumento che trova riscontro in un percorso seppur difficile, di riabilitazione nell’autismo infantile. Nella psicopatologia dell’autismo, il recente interesse è in merito al funzionamento degli organi sensoriali e alla riabilitazione attraverso nuove strategie relazionali. Le persone Autistiche vivono, come tutti, amozioni molto forti, ma spesso faticano a provare empatia e a comunicare attraverso il linguaggio. Anche la musica è un linguaggio, ma è sicuramente un linguaggio speciale, che veicola pochi significati precisi ma potenti emozioni, e per sua natura la musica è importante perché aggrega le persone. L’intervento della musicoterapia nel trattamento dei Disturbi Autistici tiene conto dell’immensa complessità e delle molte forme con cui si presenta questa patologia.
L’intervento musicoterapico nel trattamento dei Disturbi dello Spettro Autistico ha come obiettivo generale il porre la relazione al centro dell’intero percorso. In particolare, attraverso l’utilizzo del dialogo sonoro, si strutturano esercizi-gioco che consentono, a seconda del tipo specifico di patologia, delle capacità pregresse, così come delle eventuali comorbilità, l’acquisizione, il mantenimento e il potenziamento delle capacità espressive e relazionali dei soggetti coinvolti. L’intervento musicale con i bambini Autistici può avere diverse finalità e può essere organizzato in diversi modi. Se l’obiettivo è di lavorare sul loro mondo affettivo e relazionale, allora saranno proprio loro a elaborare e portare avanti l’intervento con i propri comportamenti e le proprie azioni. Oppure l’intervento può essere volto all’apprendimento e all’acquisizione di competenze musicali, ad esempio imparare ad usare uno strumento. In particolare, si parla di tre tipologie di tecniche utilizzate nella terapia con la musica, quelle di tipo ricettivo, che prevedono l’ascolto di brani musicali di ogni epoca e stile e che consistono nell’osservare la reazione del bambino alla melodia; e le tecniche attive, legate alle precedenti, cioè “sono composte dall’unione dei suoni musicali con le parole, in cui la musica stimola la reazione verbale o vocale e quindi il desiderio di riprodurre con la propria voce la melodia” (R. Pani, F. Assente, “Convivere con l’autismo. Contributi psicodinamici e strategie educative”, 2006).
Infine, si può parlare anche di musicoterapia integrata, che unisce musicoterapia attiva, ricettiva e altre tecniche, come il training autogeno, lo yoga, le tecniche di visualizzazione o la fantasia guidata. Il canto, la danza, l’uso di questi strumenti rappresenta, dunque, delle metodologie in mano al bambino per sentirsi a proprio agio, nelle sue espressioni corporee e linguistiche, per esprimere e percepire le proprie emozioni e i propri stati d’animo attraverso una “tecnica non verbale”.
Risulta importante perché grazie alla musica, il mondo esterno riesce a penetrare nella mente del bambino Autistico. La musicoterapia può essere uno strumento importante anche in altre patologie come ad esempio nella malattia di Alzheimer, in cui stimola l’attenzione, la coordinazione e le emozioni, il lavoro s’incentra sulle potenzialità residue e le parti sane con le emozioni di chi è ormai impossibilitato ad esprimersi a parole.La persona sofferente della malattia di Alzheimer, vive una situazione di frammentarietà, instabilità affettiva, ansia e angoscia in cui l’intera armonicità della persona è disgregata. In questo caso la musica influenza il corpo, i sensi, le emozioni i sentimenti e i comportamenti, creando un clima di gioia e buon umore. Gli obietti prefissati, sono quelli di una maggiore apertura nelle relazioni con i familiari, maggiore consapevolezza del proprio corpo, miglioramento del tono dell’umore e contenimento.