Dritto in te, senza secondarie vie. Senza passare per dogane, stazioni, tornanti, passi, passaggi a livello. Dritto a depositare felicitá sul piatto della bilancia perché ti finisca intero sulla gioia. E come in ogni viaggio che si rispetti ho goduto dell´atto del viaggiare, pregustando l´incontro, anche insicuro e curioso e impreparato alla meta. Tu eri la strada, e lo sei ancora. Ma non la mia. Era un prendere gli slanci, era farsi un bel pezzo da soli, era un cercare attenzioni sui bordi, era aspettare le movenze e che il vento cadesse dal cielo sui nostri fianchi, era ritrovarsi quasi per caso ogni volta piú forti, piú vicini.
La prima cosa che ho fatto é non chiedermi se ci fossero confini, stop, altre strade a cui dar precedenza. Certe strade si imboccano sapendo, sentendo che sono infinite. Ma poi dipende sempre da quanto le percorri, se ti stanchi di stare al ciglio, se é troppo tortuosa, trafficata, impraticabile. Tu non eri niente di tutto questo ma se anche lo fossi stato io non avrei visto. E come guardavo lontano da cieco.
Certe volte si scambiano effetti con affetti, quello che si crede un bene al cubo non é che una conseguenza piuttosto logica di eventi ben direzionati, di cose che permettiamo, un effetto domino in parte incontrollabile e spietato. In fondo si puó essere in due gli effetti del proprio retaggio, della propria storia, di un momento particolare della vita, di una debolezza a noi nota o meno. Si puó essere gli effetti di un approccio sbagliato, di scelte compiute con poca convinzione, di pentimenti, di situazioni in cui prevale il sentimento alla luciditá del momento storico. E potrei continuare…per convincermi di esser stato coinvolto piú in effetti che in affetti liberi, slegati dalle circostanze, preponderanti.
Ma poco importa perché sei su quella strada, importa dove vuoi andare e come ti senti nel farlo. Importa quel guardarsi spogliandosi del superfluo, importa quella voglia e la paura di fare l´amore prima e poi a pensare ad arrivare a fine mese. Importa prendersi una volta per uno, ed evitare le buche o semplicemente prenderle piú dolcemente, prendersi le pause per tornare piú pronti, importa sentire quel nodo nella pancia, sentire la mancanza della voce in uno stupido momento qualsiasi. Importa viversi meglio, essere meglio, quello che non ti aspettavi per chi non ti aspettavi.
Poi siamo lí senza cartina a chiederci in che strada siamo finiti. L´incanto scoppia come una bolla e il mondo sembra piú cattivo. Anche noi. Poi a chiedersi se dentro al sogno c´é ancora il sogno che sei tu o é solo polvere in fondo solamente sulla punta delle scarpe di un tragitto andato a male. Noi che eravamo meglio di niente, credevamo a tutto e un attimo dopo a niente, noi vestiti di speranza amarezza e guai. Uno sberleffo a chi aspetta ancora, una fiamma a tenere su la vita, un biglietto staccato troppo presto. Ho la certezza di aver volato, ballato su una mattonella il lento, saltato, di essere andati su e giú, di esserci sdraiati e abbracciati lungo il percorso cosí, in orizzontale a scambiarci respiri e sogni. Un viaggio sola andata. Una crepa sul cuore, polvere di lacrima sugli occhi.
Strada sbarrata, vicolo cieco. E non manca qualcuno, manchi tu. Strada vecchia per la nuova e ci pensi ancora.
Vorrei mancarti a volte, e sapere che ti posso mancare mi farebbe stare bene.
Le briciole per farti tornare, per trovare la strada le ha rubate il vento. Consumato rido ai cartelli e mi sbuccio i piedi. Andró. Sicuro di niente.
Che forse tra le direzioni non ho preso altra strada che te.