È un freddo bestiale che cerco di nascondermi nel cappotto.
Lui ha solo un maglione.
Vuole vendermi un parasole d’inverno
in una giornata di pioggia
mentre morsico uno dei due panini che ho appena acquistato.
E mi vergogno.
Non posso comprare niente.
Chiede una moneta.
Gli chiedo se gli serve per mangiare.
Allora gli passo la busta con il panino caldo.
Non è granché è della Mc Donalds.
Preoccupato mi chiede: e tu?
Io l’ho già mangiato un panino.
Lo prende l’uomo del colore simile alla notte
insieme alla mia pacca sulla spalla.
Non ho più fretta ma un poco di dolore.
Un grande gesto?
Non lo è.
Grandi erano le sue lacrime.
Ma ci siamo lasciati ridendo.
Anche questa, come tutte quelle sul blog, sono storie a me capitate. Tutte a me capitano? No, non credo. (Per rispondere a Fabio…) Ricordo oggi esattamente quella notte. Mi ha toccato profondamente. Perchè vicino a noi c’è tanta gente con dei problemi così grandi che neanche li notiamo, perchè siamo presi, troppo per cose meno importanti. Ciò che mi ha addolorato tanto è stato il senso di impotenza davanti a una scena triste così. Dovevate vedere i suoi occhi. E mi sentivo in colpa, sì in colpa di avere un panino che lui non aveva. Sentivo che lui mi vedeva diverso da sè, vestito bene, e questo io non lo volevo, non è giusto, non è vero, non lo posso accettare. Pensiamo lassù, chi vede tutte le situazioni nello stesso momento, dai cieli, quanto deve soffrire… Ringrazio di non aver questo potere.