Cosa se non confini oltrepassati e altri costruiti, cosa se non altri bruciori di stomaco e lacrime terse, e segni lasciati nel tempo, è stato questo Febbraio. Ma come sono tornato bambino. E come lo sono sempre un po’ rimasto. E come ho imparato a non sentire il dolce soffio delle illusioni.Di quei confini oltrepassati, i più belli sono quelli della Germania, la mia seconda casa. L’amore dei fratelli che mi conoscono da appena nato, l’aria che è la stessa pungente di sempre, i miei familiari. Poi tu, con quei centimetri in più sulle gambe, che non mi aspettavi, a ridermi su. A lasciarmi i granelli di fondo tinta dalla forza dell’abbraccio.
Le strade percorse da bambino, le botteghe che non cambiano. Ti guardi intorno, eppure il mondo non è lo stesso. Non ti riconosce. Però quello che vende i panini sta ancora all’angolo.Il cimitero dove c’è nonna..che ogni volta vorrei girare la faccia per non pensare ma poi guardo apposta, come se fosse lì. E mi dico sempre la stessa cosa: se fossi qui nonna, saresti felice di me, se fossi qui sarei meno solo.Le amiche di mia cugina che si fanno offrire da bere, che si fanno aiutare a vomitare poi, che si fanno tradurre le poesie.
Che mi occupano il divano, e fanno di un posto normale un paradiso di biondo perfettamente inutile.Le colazioni tedesche che sono pranzi. I pranzi che sono colazioni e le cene che sono terni al lotto sul gusto.Poi c’è Montecarlo, con io che guido sul tracciato di Formula 1 cittadino con la mia macchina, felice come un bambino col suo giocattolo, e mi sento il re dei poveri nella capitale della ricchezza con su gli occhiali Armani da 5 euro. Quei grattacieli irridenti sul mare, quelle terrazze con le piscine perfette, gli yacht a prendere più foto di curiosi che sole.
Quanta roba che deve sparire tra un po’…di sudicia bellezza.Poi c’è Nizza e la guardia di uno squallido supermercato che pensa di essere uno swat della C.i.a e mi guarda come se fossi Bin Laden per poi passare ai fondoschiena delle passanti. Il simpatico australiano che ci offre lo squallido caffè francese e una birra stupenda di casa sua.Poi c’è Genova. Con la sua sporcizia di sempre. E i suoi delfini di sempre.Gli arrivederci che odio, le promesse e le illusioni.Come sempre. Ci sono anche questa volta. Una canzone in più da cantare. Una regione, l’Austria attraversata con le lacrime agli occhi perché le cose non si possono cambiare. Puoi solo guardarle, non toccarle.
Febbraio, sono posti e visi, città e marciapiedi. Febbraio era la speranza che…ma poi..e già lo sapevo. Di mille speranze perse da riprendere poi..Febbraio è stato cucinare alla grande, e soffrire il freddo, perdermi ancora in occhi senza voglie. E sono anche i posti dentro trovati belli vuoti da preparare per domani. Ma senza fretta.E’ stato correre a velocità folli per vedere se poi è cosi tanto difficile morire, come cantava Battisti.Ho preso quel che mi serviva di Febbraio, e molto.Questo splendido essere soli, senza essere davvero soli. Ma portami almeno la primavera, già che ci sei.