Ti amo, con l’amore incastrato nei dubbi, ferito dai ricordi, diluito dal tempo e allora forse amore è solo la parola che si avvicina di più per eccesso. Quel giorno ti dissi:
– perdi tempo con me, che poi mentre perdiamo forse troviamo qualcosa.
Il tuo era uno sguardo di chi sta per imboccare un tunnel e chiede quando tornerà la luce. Ma la luce la portavi con te e la luce che non vedevi era nelle fessure dei tuoi occhi.
In sospeso ci sono i conti che non tornano mai. Che forse siamo stati una matematica inesatta dall’inizio, un problema che non ammette soluzioni, appesi a una x introvabile, una soluzione finita mentre tendevamo a infinito, molto finita e precisa che quando hai trovato smonti tutto e vai via a esercitarti su altro. In sospeso ci sono i puntini. I miei non sono puntini di sospensione, li chiamo di mancamento. Riempiono un vuoto che resta piuttosto vuoto, nascondono nomi di donna, soprannomi di te, sospiri, respiri, percorsi, scelte, mani nelle mutandine, colazioni, foto, viaggi, litigi, pianti, abbracci sogni e il più in là. Puntini di mancamento, in sospeso, sulla vita.
Io sono il mancamento, noi lo siamo, e ci manchiamo noi stessi che non ci troviamo, ci manchiamo alla vita, quella vera che scivoli senza sforzo sulle promesse e le cose fatte, allo specchio dell’anima, ci manchiamo ai gesti che ci disegnavano nell’aria curiosi a naso in su. Ci manchiamo alla rabbia, alla posta in gioco, ci manchiamo alle scelte anche quando eran errori. In sospeso ci son parole, troppo secche nella gola, parole che non sono mai state importanti anche se in confezione lusso, fuoriuscite come troppo, rimpiante come poco, prese come niente.
Siamo storie, sospese, storie sovrascritte come i sorrisi tutti diversi ma in fondo uguali della vita, sorpresi a metà prima del troppo, che guidano insicuri, che promettono da evanescenti, che inghiottiscono luce dalle fessure dei denti per portarne qualche volte al cuore. Siamo storie che mancano sulle bocche, all’ appello del buongiorno, sulla spiaggia il mercoledì di ferragosto con la sabbia che affonda i piedi e le paure, siamo storie che mancano ai racconta storie della famiglia, siamo la storia di chi era forte e ingenuo e manca sulla strada che porta ai traguardi, siamo la storia che era la scusa per fermarsi, per sfogliarci all’ improvviso da qualsiasi pagina in poi, per pensare. Siamo la storia che manca ai cuori più attenti, ai pensieri più leggeri, agli sguardi coraggiosi, del bacio con sapore di vita.
In sospeso sul vuoto, quel vuoto sempre più pieno di cose e persone inutili, pronti a cadere tra delle braccia anonime “dio come sono belle”, in degli appartamenti, in dei sedili, in delle corsie, riflessi nei supermercati, inscatolati da una serie tv americana, per poi dimenticare uno dei tanti passaggi, in uno dei tanti sfondi per uno dei tanti motivi. Siamo in sospeso tra non sentire e sentire troppo, tra vedere e osservare, tra vivere e accorgersi.
In sospeso, in stop, in down, in paranoia, in te, in me.
Rifiutati, esasperati, leggeri, convinti di qualcosa e confusi di qualcos’ altro, impressionati, persi, non pervenuti, non convinti, presi alla sprovvista, presi e lasciati, scandalizzati, amareggiati, ricordati. Fuori da quell’ orbita che teneva tutto a galla, tutto sospeso ma al posto giusto, tutto pronto a essere vissuto.
Siamo un argomento in sospeso, uno di quelli che sai non finirai mai, che ripeteresti volentieri, un argomento da dare all’esame della vita insieme. Siamo un appuntamento in sospeso, fissato e tralasciato, ricordato e ignorato, tra promemoria e sensi di colpa girevoli sulla coscienza. Siamo un forse in sospeso. Non giudicate mai un forse. In un forse ci stanno tante cose.
Siamo rate in sospeso e quando finiremo di pagarci resterà niente, anime svelate in sospeso, siamo zuccheri filati in sospeso in mano ad anime bambine, siamo la voglia di cambiare in sospeso, quella che ti dà la forza di tirare avanti per qualcosa, qualcuno che merita il tutto, siamo bracciate in sospeso per arrivare in fondo che è poi solo un nuovo inizio, siamo schiaffi in sospeso che quel che fa più male è il gesto che il disordine e il dolore e la veritá che ha creato, siamo pezzi di sospeso iniziati e in corso alla nostra maniera, intangibili, inafferrabili, quasi impalpabili nel nostro dolore. Soli come il sospeso.
Siamo un corto senza fine, siamo un abbraccio che finisce con uno spintone. Quando eravamo l’ uno sopra l’ altro e i profumi si mischiavano sospesi e il sudore diventavano gli stessi corsi dell’amore. Quando in sospeso ti baciavo tra il mondo e i sogni, quando ti spogliavo come si toglie un petalo dopo l’altro a un fiore perchè non conosca lo sfiorire, e finivo nei tuoi spazi con la licenza di uccidere d’ amore, volavo nei cieli dei tuoi occhi stupendi che si chiudevano dal piacere e mi restavano i colori addosso, pitturati sull’anima. Quando eravamo lo stesso gemito sfuggito, e ci accartocciavamo nei movimenti per imprigionare la passione degli attimi che ritornano sempre diversi. Quando eravamo negli spazi delle ciglia, dondolati sulle braccia, appresso al cuore, protetti dal seno, curati dalle mani. Quando eri bagnata, quando volevo entrare, e c’ era da sentire, sapori e temperature e respiri e movimenti e reazioni, i tuoi capelli come una cascata sul mio petto, la tua pelle strofinata sulla mia, il tuo ventre col tuo movimento che mi faceva impazzire e le mani mie che ti portavi sul seno. Quando eravamo in sospeso sull’amore, funamboli senza paura col cuore di porcellana.
Non ditemi che non ho vissuto, non ditemi che il sospeso è sempre pericoloso, difficile, distruttivo. Forse è solo la più bella cosa sbagliata da scegliere, forse è la strada da scegliere per conoscere le differenze, forse è solo vivere.
E allora vivremo di diversi sospesi, con le porte del passato chiuse e le finestre delle speranze aperte, vivremo su questo dolore dalle mille forme, vivremo di odio e amore come dev’ essere quando si vive tutto, che sia giusto o sbagliato, da dare e ritirare alla cassa 14, vivremo su contorni diversi, sotto luci diverse, con passo diverso. E i perchè possono stare al loro posto, i quando si perderanno da soli, i come saranno le nostre conquiste, gli insegnamenti da tenerci stretti come un dono improvviso.
E allora vivremo, sospesi sul sospeso che abbiamo dentro e che le persone lasciano fuori sulle docili insicurezze ogni giorno. Ameremo pronti a tutto, sospesi come solo l’amore può tenerci. In grovigli. O vivremo in forse, e in un forse ci stanno tante cose. Non giudicate mai un forse.