Stare in orizzontale, come un foglio di carta. Vuoto. Aspettare la pioggia da lentamente assorbire. Disfarsi gli occhi con l’acqua delle palpebre. Stringere accanto a te l’erba. Aggrapparsi alla terra scura. Sentirsi libero. Straordinariamente piccolo indifeso e libero. Fendere l’aria del vento col proprio naso. Non è una sfida. Piuttosto una via ai profumi di lontano. Un grazie alla necessità.
Ognuno ha i suoi sogni. Ognuno li ha avuti. Interi o lasciati a metà. Il sole sorge sulle sbarre della mia cella. Poi si alza, si smuove, si stropiccia, le ombre si appiattiscono sul cemento. Arrivo, allungo le mani oltre, al mondo che non conosco più. Riparto. Dal punto finale all’inverso per una storia che son sempre io. A volte stringo i pugni. Per sopportare le fitte della solitudine. Vorrei avere dentro il pugno la sabbia per aver la sensazione di sbriciolare qualcosa. Vorrei. Ognuno ha i suoi sogni. Quello di essere davvero libero è il mio. Grazie delle vostre lettere. Dei commenti. Siamo figli della tecnologia e del social network e riusciamo a incontrarci senza sapere chi siamo. Ve lo ripeto, io sono come tanti altri: Alcatraz è l’unico modo per far sopravvivere i sogni.
Perdutamente innamorato di questa condanna. Non mi scagionerò mai. Non mi perdonerò mai e non ce ne sarà bisogno. Da molto tempo ne ho fatto un senso. Una fuga. Da quello che vogliono farci leggere, vedere, cantare, credere, votare, desiderare, comprare, rinnegare. Ci facciamo abitudini che prima o poi ci mancheranno. E i sogni sono abitudini. A volte nascoste, a volte rinnegate in pubblico, ma non nel segreto. Rinunciamo ai sogni poco volentieri quanto i bimbi poco volentieri rinunciano a stare svegli per passare una notte a letto. La sensazione è di perdersi qualcosa. Ricordo quando da bambino, fuori da qui, mia madre entrava nella mia stanza parlando ed io davanti allo stereo, con una cassetta, le dicevo: “Shh, sto registrando”. Era affascinante riuscire ad imprimere su quel nastro la musica che volevo ascoltare tante e ancora tante volte. Facciamo così coi nostri sogni. Con gli occhi meravigliati imprimiamo i desideri che vogliamo continuare ad avere a disposizione nella mente, e nessuno deve disturbarci.
Certi sogni si ripetono nelle persone come si ripete la storia umana. Altri restano lì intoccabili o perché fragili o perché sproporzionati con la realtà. Ci sentiamo irrealizzati perché diamo i limiti ai nostri sogni. Li cataloghiamo, gli diamo una priorità, li confrontiamo coi sogni degli altri, facciamo i conti con quanta fatica ci serve. E il cassetto resta chiuso. Oppure proviamo a dimostrare col comportamento che la vita sia una benefattrice e non ci prepariamo alle eventuali sconfitte, che quando arrivano, sanno di disfatta permanente. Quello che divide i nostri sogni è l’anima che ci mettiamo. Ognuno ha la sua. Ognuno ha il suo modo di mettercela. Nessuno può prenderci queste cose. Nessuno può sapere il valore di ciò che desideri perché ognuno usa la sua scala di valori. Penso alle persone disposte a tutto pur di un qualcosa che sarà passeggero, labile. Penso a chi resterà rinunciatario una vita intera. Penso a chi vorrebbe e non avrà mai perché si trova al posto sbagliato, o a chi ha ciò che altri desiderano ma non se ne serve. Andrà avanti così. Sempre.
Stringo i pugni. Chiudo i pensieri come un casello che non serve più. Ricordo tutto quello che non son riuscito a fare fino ad oggi, quello che ho fatto, che ho lasciato fare agli altri di me. Mi son fregato, mi son amato, mi son mentito, mi sono perso. Ho fatto mille cose per sogni che non valeva la pena mantenere. Ho imparato. Andrà avanti così. Sempre. Vorrei avere dentro il cuore la sabbia per aver la sensazione di sbriciolare qualcosa. Per farti sentire il rumore. Per camminare su una spiaggia tutta mia con te. Un sogno mezzo aperto. Vorrei.