
Autore: Deborah Ellis
Pubblicato da Rizzoli - Settembre 2016
Pagine: 168 - Genere: Letteratura per ragazzi
Formato disponibile: Brossura
Collana: Ragazzi

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Cisgiordania. Una gattina randagia, un bambino palestinese e due soldati iraniani bloccati nella stessa casa in Palestina. Ricordi che riaffiorano e la vita che prende davvero un significato. Che misteri nasconde la gattina? E cosa può insegnare a un bambino e a dei soldati?

Clare è una bambina di tredici anni e a scuola è una vera e propria bulla, se la prende con chiunque, sia con compagni di scuola più disagiati sia con i docenti, ma la sua vita cambia radicalmente quando a scuola arriva una nuova insegnante che la sfida, cercando di rimetterla in riga. Un cambiamento talmente radicale da provocare la morte di Clare. Morte che la porta a rincarnarsi in una gattina randagia in Cisgiordania, durante il conflitto israeliani contro palestinesi. Sfuggendo a un branco di gatti randagi, Clare si ritrova nella casa di un bambino palestinese orfano insieme a due soldati israeliani. Riusciranno i nuovi avvenimenti e le riflessioni dei tre compagni di abitazione a farle capire qualcosa della vita?
Era tutto così ingiusto! Già è terribile morire a tredici anni, figuriamoci risvegliarsi nei panni di una gatta randagia in questo posto orribile, tutto rocce, spari, temperature assurde e gatti. Se proprio dovevo risvegliarmi nei panni di un felino, non potevo essere come il gatto di mia sorella Polly? Una specie di peluche che mangia roast beef dal tavolo e dormicchia tutto il giorno sul divano, svegliandosi solo per la pappa e la tivù. Se fosse stato così, non mi sarei lamentata.
Il gatto nella città dei sogni è un romanzo descritto interamente in prima persona e dal punto di vista di una gatta che in realtà è una tredicenne americana rincarnata. Ovviamente le priorità sono sfalsate, per rispettare i bisogni di un gatto e la mentalità di una bambina, che, pur trovandosi in una zona di guerra, ha come pensiero fisso le pulci e il mangiare.
E allora, anche se c’era un bambino nascosto? Io non c’entravo nulla. La cosa migliore di essere un gatto è che non ho mai colpa di niente. […] Quindi che cosa m’importava se c’era un bambino nascosto? O se i soldati avevano occupato casa sua? O se lui era in pericolo? Zero colpe. Zero problemi. Quando ho fiutato la sua presenza, ho cercato di ricordarlo a me stessa. Non sono affari tuoi, mi sono detta.
Ottima la caratterizzazione della protagonista, giustamente essendo una gatta, e oltretutto bambina, è al di fuori della problematica che potrebbe dar da pensare a una persona adulta che se i soldati dovessero trovare il bambino lo ucciderebbero. La sua priorità è se stessa.
A scuola c’era un ragazzo sulla sedia a rotelle. Aveva una paralisi cerebrale ed era molto popolare, anche se la sua famiglia non aveva soldi, non poteva praticare nessuno sport e non si vestiva alla moda. Io non ci parlavo mai. Aveva una sedia a rotelle elettrica, quindi poteva andare in giro da solo. Lo vidi arrivare e decisi che ero stanca di tutta quella popolarità: in fondo non faceva altro che starsene lì seduto. Non ci pensai quasi, davvero. Voglio dire, non avevo nessun piano, ma quando la sedia a rotelle si avvicinò decisi che sarei rimasta dov’ero: non mi sarei spostata per farlo passare. Gli voltai la schiena.
Ottima anche l’idea di rendere la bambina nella vita precedente una bulla, così da approfondire in maniera molto più diretta l’argomento del bullismo scolastico.
Approfondimento
Il gatto nella città dei sogni è un romanzo davvero fuori dalle righe sia per la scelta inusuale della protagonista, oltretutto sapientemente caratterizzata. Specialmente in versione bambina, Clare sa risvegliare nel lettore indignazione e nervosismo, soprattutto per i temi trattati, il bullismo scolastico e la guerra in Cisgiordania: usando uno stile e un linguaggio semplici, propri di una bambina tredicenne, riescono a raggiungere qualsiasi target di lettore, dal più adulto, e colto su questi temi, al ragazzino ancora senza esperienza, dando modo di pensare e ragionare, e magari, perché no, migliorare un pochino le situazioni.