Autore: Emanuela E. Abbadessa
Pubblicato da Rizzoli - Febbraio 2016
Pagine: 382 - Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Scala italiani
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Fiammetta Renzi, insegnante di scuola elementare dalla spiccata intelligenza e dal desiderio di redimere la figura della donna, si ammala di una grave malattia: di amore. Capirà di aver provato quello vero, puro e sublime descritto dai più grandi poeti esistiti, ma al contempo si renderà conto di essere sola in un oceano di sterilità.
Fiammetta Renzi, come tutte le altre donne in sala, puntò gli occhi sul poeta. Il cuore aveva preso a picchiare più forte, tanta era l’emozione di vederlo, e senza dubbio si trattava dell’uomo più affascinante in cui lei si fosse mai imbattuta.
Firenze, fine Ottocento: la maestra Fiammetta Renzi non è come gli altri suoi colleghi. Al contrario, propone lezioni interessanti ai propri piccoli allievi della vita, li porta in gita, gli fa descrivere l’esistenza che ognuno di loro vede scorrere di fronte ai propri occhi ingenui. Ingenui quasi quanto il suo animo, sospinto da una forza incommensurabile che la spinge a voler far valere la sua essenza, lasciando libere le proprie emozioni. Le vive vivide, una a una, col suo animo gentile e un cuore pieno di sogni. Eh già, i sogni. Maledizioni? Benedizioni? Il poeta Mario Valastro e l’amore che scocca tra i due è sia l’uno che l’altro. Una maledizione, perché dal loro Sì all’altare e dal suo trasferimento a Catania, comprende che l’amore descritto dai poeti e capace di far sognare ogni animo affamato di vita, si riduce troppo spesso a un pugno di mosche – in questo caso, soltanto al pugno. Ma anche una benedizione, perché riuscirà a capire di essere in grado di amare, veramente. Purtroppo.
Considerare il romanzo proposto dall’agile penna di Emanuela E. Abbadessa, ispiratasi a vicende realmente accadute, come un semplice romanzo d’amore sarebbe del tutto errato. Al contrario, l’amore, qui, è il complice e il testimone di quanto in realtà molti degli animi apparentemente più gentili e capaci di imbastire bellissimi versi emozionanti, racchiudano in sé il peggio che ci si possa augurare.
In Fiammetta si intreccia una visione stracolma di pregiudizi circa la figura della donna, vista più come la proprietà di un maschio alfa, che come una persona con libertà di espressione e libertà di vita. Ma l’epifania finale che Fiammetta riuscirà a raggiungere, oltre allo stile scorrevole, piacevole e poetico dell’autrice, vale assolutamente l’intera lettura.
Approfondimento
Le donne sono brave a stare in casa, a cucinare, a stare zitte, guai a lasciar loro la facoltà di pensare. Per non parlare della questione relativa al fare figli: non esiste, per Fiammetta, rispondere al marito animalesco di non volerne, no. Pur di non concepire un bel nulla con la delusione più grande della sua vita, arriva ad adottare sistemi caserecci e fattucchieri per non restare incinta. “Una vacca che non dà latte mi è capitata”. Chi vorrebbe mettere al mondo un figlio con un individuo che pensa questo, della moglie?
In realtà, per le donne del periodo storico in cui Fiammetta si trova a vivere la sua esistenza, ingoiare bocconi amari su bocconi amari è la normalità, è il marito ad avere la prima e l’ultima parola su tutto, guai a fare altrimenti. Lo dimostrano la madre e la zia di Valastro, desiderose fin da subito di togliersi di mezzo quella donna troppo moderna catapultatasi a Catania per rubargli quell’autentico maschio siciliano e capaci di non notare volutamente gli ematomi sul viso di Fiammetta o le ditate livide sul collo.
Quanto è cambiato da allora a oggi? Molto, moltissimo. Ma, purtroppo, è necessario constatare che ancora oggi esistono tanti, troppi Mario Valastro.