
Autore: Pier Mauro Marras
Pubblicato da Catartica Edizioni - 2019
Pagine: 201 - Genere: Thriller psicologico
Formato disponibile: Brossura

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“Lasciarsi cullare dall’esistenza, questo faceva Sasha, Aleksander Avakov, non voleva in alcun modo essere più legato a qualcosa, non possedeva nulla a parte i suoi vestiti. Soffriva, da tempo, di una insonnia che lo stava completamente divorando e, in quei pochi istanti in cui riusciva a dormire, faceva sempre un incubo ricorrente durante il quale si trovava rinchiuso in una stanza totalmente bianca: il letto, i mobili, i sanitari ed anche la tuta che indossava erano di un bianco talmente lucente da fargli bruciare gli occhi. La stanza che sognava non aveva nessuna porta e lui continuava a strisciare le mani sopra quelle candide pareti per cercare qualche feritoia per poter uscire, ma non ce n’era nessuna.”

Sasha è il personaggio chiave di questo bellissimo romanzo Ala morta, una storia scritta da Pier Mauro Marras edita Catartica Edizioni per la collana In Quiete, una fresca casa editrice sarda fondata da Giovanni Fara. Quello di cui vi parlerò è un libro che contiene una storia speciale, ricca di argomenti interessanti che ci trasporteranno in un’atmosfera idilliaca, tra sogno e veglia. L’uomo non possiede niente a carico suo, non ha famiglia, non ha dei beni di valore, vive alla giornata e sembra quasi invisibile nella società, forse è proprio per questo che già dai primi capitoli del libro emerge questo suo estraniarsi dal mondo.
Una sera dopo aver bevuto, si ritroverà a parlare con un povero barbone, un altro miserabile come lui, che decide di raccontargli la storia di questa centrale nucleare dismessa. Sasha s’illumina, nasce dentro di lui l’idea folle di allontanarsi dalla città caotica per rifugiarsi in quel posto dimenticato dal mondo. Un rifugio sicuro dalla realtà quotidiana, e da tutti i suoi scheletri nascosti.
Nelle vicinanze di questa centrale nucleare abbandonata c’è un piccolo villaggio fantasma, decimato e poi svuotato definitivamente a causa delle radiazioni che hanno contaminato gran parte del territorio vicino. Ma Sasha non ha paura, decide di racimolare qualche soldo con dei lavoretti per pagarsi il viaggio verso quella meta, è disposto a sfidare la morte pur di allontanarsi dal resto del mondo.
Non mancano in questa storia delle riflessioni acute sull’importanza dell’ambiente, di questo clima che l’uomo continua a distruggere senza sosta, Pier Mauro Marras mette a nudo i suoi ideali legati all’ambiente e alla sua tutela. Con lo scenario di questo disastro nucleare lo scrittore sviluppa questa forte resistenza, da prima ambientale, con una vegetazione che continua a crescere e divorare tutte le mura, inglobando gli edifici e tutto ciò che rimane, e la seconda, quella umana di sopravvivenza legata a Sasha e Nazar, che ci permette di focalizzare pienamente l’istinto umano.
Il villaggio era composto da una serie di condomini tutti uguali: edifici alti, per la maggior parte non oltre i due piani, tranne qualcuno che aveva una sporgenza dov’era stata ricavata una piccola stanza mansardata. Le costruzioni distavano un centinaio di metri l’una dall’altra, ed esternamente avevano vernice e muri consumati dal tempo. Tutte dello stesso orribile color marrone ormai sbiadito e logoro, con chiazze e crepe di diverse tonalità che mostravano il materiale sottostante come a sventrarne le facciate, mettendo in luce cemento e mattoni rossi erosi che davano l’impressione di ferite sanguinanti. Gli edifici erano collegati fra loro da stradine fatiscenti costruite in blocchi di cemento, in cui la natura negli anni si era riappropriata dei suoi spazi: erano presenti grosse piante che emergevano da ogni anfratto, tanto che per raggiungere ogni palazzina si doveva fare lo slalom tra esse. Le case erano state costruite diversi anni prima, insieme a tante altre, per i lavoratori della centrale nucleare, anch’essa ormai in stato di degrado e abbandono. Le poche persone ancora presenti nel luogo, e nel territorio circostante, erano state dipendenti della centrale e non avevano mai voluto lasciare il “villaggio”, a discapito della propria salute[…]
(Pag. 11 cap- Il villaggio degli operai)
La storia oltre all’ambiente, ha anche un risvolto musicale, c’è questo episodio interessante che si concentra in alcuni capitoli, e parla di un orso che vuole in qualche modo attaccare Sasha, lui cerca rifugio da questa creatura pericolosa, cerca di nascondersi in questa gabbia dove resterà imprigionato per qualche tempo. L’orso sembra avere uno scopo importante in questa vicenda, quello di trascinarlo via, di risvegliare dentro di lui qualcosa, di allontanarlo dal sogno o dalla realtà? Chissà. Ma è proprio in quella circostanza che il personaggio di questa storia comincia a sentire degli strani suoni, come musiche lontane che sembrano influenzare il suo umore e i suoi pensieri.
Udiva suoni, come musiche lontane, e gli umori che provava erano molto altalenanti, a volte gradevoli, altre spregevoli; frasi di poesie, testi di canzoni, la ninna nanna che gli cantava sua madre; si vedeva attraverso lo sguardo di sua nonna che camminava verso il parco dove veniva portato a giocare con gli altri bambini, quelli da cui si era sempre sentito diverso, come un alieno. Era come se avesse una telecamera che lo seguiva, vedeva la sua vita da diverse prospettive. Si rivide dentro quell’assurda stanza bianca, sempre alla ricerca di un’uscita che non trovava; riguardò il volto pallido dell’uomo che indossava il camice bianco e che gli ripeteva: «Stai calmo! Rimettiti a letto!»
(Pag. 114 cap-Trasmigrazione)
La musica è molto presente in alcune parti del libro, e sembra avere un forte valore positivo nell’evolversi della storia narrata, in alcune parti viene vista come espediente curativo di forte impatto per il protagonista. Questo di Marras è un viaggio individuale e psicologico nella natura umana, che asseconda l’immaginazione e collega la realtà al sogno, tra le corde musicali dell’animo.
La scrittura di questo autore è davvero alla portata di tutti, si legge scorrevole e cattura il lettore fin da subito grazie alla sua trama, alla descrizione dell’ambiente che circonda Sasha, sembra quasi di toccarle a mani nude quelle mura sgretolate, sembra di camminare per quegli anditi bui sconfinati, così umidi e consumati dal tempo. La storia si evolve quasi come una fiaba per adulti, ma è difficile percepire l’illusione che si crea parola per parola tra le pagine del romanzo che è stato abilmente strutturato.
Approfondimento
Pier Mauro Marras classe 1972, coltiva la passione per la scrittura fin dall’adolescenza, convinto animalista e ambientalista, ha già pubblicato altri libri di narrativa con la casa editrice AgireOra, favole per bambini dove ha raccontato la sfortunata vita di quasi tutti gli animali marini e terrestri. Ha esordito con il primo libro “Lo dico ai bambini! Favole segrete degli animali “(2016), e con la raccolta “Favole del mondo sommerso”(2017).
In un’intervista recente l’autore ha dichiarato di aver attinto a piene mani da un sogno la trama di questo suo primo romanzo, e di avere scritto delle canzoni estrapolate dalla storia di Sasha per dare vita ad un nuovo album musicale. Infatti Marras è cantante solista di un gruppo Rock molto attivo nel panorama sardo con live in diverse parti della Sardegna, i Materia Oscura. Si comprende pienamente quindi il suo interesse musicale anche grazie alle pagine del suo romanzo.
Il romanzo si rivela una storia fuori dal comune, con una trama per nulla scontata quasi “americana”, un esordio narrativo promosso a pieni voti.