
Autore: Rabih Alameddine
Pubblicato da Bompiani - 2016
Pagine: 309 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Rilegato
Collana: Romanzi e racconti

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Jacob è un poeta arabo che durante una notte in una clinica psichiatrica ripercorre la sua vita dall'infanzia con la madre in un bordello egiziano, sino all'età adulta vissuta a San Francisco.
È' lui l'Angelo della storia - la sua storia - in bilico tra l'oblio ed i ricordi.

“L’AIDS è stato un fume senza letto che ha attraversato silenzioso e inesorabile la mia vita“.
Jacob è un poeta omosessuale che ha visto morire uno dopo l’altro i suoi amici in un epoca in cui l’AIDS era al culmine della sua incidenza. Unico superstite tra loro, è riuscito a sopravvivere a quell’inondazione “galleggiando quando potevo“, ma rimanendo profondamente segnato da quelle perdite, tanto da voler cadere nell’oblio e dimenticare tutto per almeno qualche giorno (“ho bisogno di una tregua“).
Per questo motivo una notte decide di presentarsi in un Istituto Psichiatrico, dove era stato già in passato, con l’intento di venire nuovamente ricoverato.
Nell’attesa di essere visitato da un medico, Jacob, però, non sarà solo. Sarà infatti in compagnia di molti personaggi: Satana che lo vorrebbe veder fuori dal suo torpore (“da quando i suoi amici sono morti, lui ha continuato a vivere da sonnambulo“), la Morte che vorrebbe portarlo con sé (“un cuore spossato chiamerà sempre il mio nome“), ed i quattordici Santi che da sempre lo accompagnano e che lo aiuteranno a riemergere dall’oblio (“gli si può infondere nuova forza, nuova vita“).
L’angelo della storia di Rabih Alameddine è un racconto caleidoscopico ricco di colori e sfumature, in cui la storia di Jacob si sviluppa attraverso i diversi dialoghi, in un continuo passaggio da passato a presente, dove però è facile perdersi rischiando lo smarrimento tra un personaggio e l’altro, tra un dialogo e l’altro.
Ogni personaggio è ben caratterizzato, seppur in maniera diversa. Da una parte la Morte e Satana sono definiti dai loro stessi discorsi, ampio spazio è dato ai loro dialoghi. Dall’altra i quattordici Santi sono definiti più da una descrizione esteriore che non dai loro dialoghi.
Il linguaggio è diretto, schietto, e questo caratterizza i dialoghi e rende “umani” i personaggi che umani non sono, e permette al lettore di comprendere la realtà in cui si cala la storia, anche in tutta la sua crudezza e tristezza.
Jacob è l’Angelo della storia, e per quanto ampio sia lo spazio dato ai dialoghi tra Satana, la Morte e i Santi, rimane lui il personaggio principale.
È lui che rappresenta il genere umano, con le sue debolezze, i suoi vizi, ma soprattutto con il suo desiderio di cadere nell’oblio quando il dolore si fa più grande e insopportabile. La sua è una lotta tra il dimenticare ed il ricordare qualcosa che fa male, che ha arrecato dolore e che persistendo, ancora lo arreca.
E chi non ha mai provato il desiderio di fuggire dal proprio dolore, buttare nell’oblio il proprio passato?
Ma forse il vero segreto per vivere serenamente il presente è far pace con il proprio passato. Solo così si potrà andare avanti e costruire il proprio domani, senza dimenticare ciò che è stato, e senza il quale non saremo ciò che siamo oggi.
VePi
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