Autore: Jean Philippe Blondel
Pubblicato da Einaudi - 2014
Pagine: 131 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
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Sono le 6.41 di un lunedì mattina, Cécile Duffaut è sul treno che la riporta a Parigi, dopo un weekend difficile trascorso a casa dei genitori, a Troyes. Quando il treno sta per partire, qualcuno occupa il posto accanto a lei. E’ Philippe, sono trascorsi parecchi anni ma Cécile non ha alcun dubbio che sia lui, un vecchio amore finito con una profonda amarezza. L’avrà riconosciuta? Riusciranno a chiarirsi dopo tanto tempo?
“Ci provi? Ci provo. Subito. Cioè, tra due o tre minuti. Il tempo di abituarmi alla svolta che prenderemo, insieme.”
6.41 è un libro che parla di seconde opportunità, di rivincite, di redenzione. E’ la vita che ci ricorda i nostri conti in sospeso e le ferite ancora aperte, anche dopo tanti anni. Quando Cécile e Philippe si ritrovano seduti l’una accanto all’altro vorrebbero potersi dire tutto, per un dovere verso sé stessi, perché, nel bene e nel male, quella giornata a Londra, che ha posto fine alla loro breve storia in modo quasi irreale, ha lasciato un’impronta così pesante nelle loro vite da determinarne gli sviluppi successivi.
E adesso eccoli, i due protagonisti, costretti a stare vicini su un treno del lunedì sempre affollato ma mai come stamattina, sembrerebbe. Cosa fare? Come esordire? Chi dovrebbe prendere per primo la parola? Meglio ignorarsi fingendosi due sconosciuti? ventisette anni di distanza sarebbero un alibi ideale per chiunque, in fondo. Eppure, nessuno dei due riesce a parlare, sopraffatto delle emozioni, trascinandoci dentro il rispettivo flusso di coscienza attraverso i ricordi. Ricostruiamo passo dopo passo la loro storia e scopriamo com’è cambiata la loro vita da allora, giungendo quasi a fraternizzare con i loro stati d’animo. Cécile è una donna realizzata ora, che ha saputo prendere il controllo delle proprie debolezze, con una carriera, un marito e una figlia. Philippe, invece, non è risucito a mantenere le promesse dell’uomo di successo che sembrava destinato a diventare all’università ed è vittima dei suoi fallimenti ma adesso non è più disposto a vedere scorrere la propria vita senza intervenire per dire la sua, ed è determinato a recuperare l’immagine che ha di sé stesso.
In 6.41, Jean Philippe Blondel tratteggia lo stato d’animo dei due protagonisti in maniera minuziosa e profonda, tanto da farci sentire in prima persona il peso delle loro angosce. Tuttavia, osservando l’intero scenario, riconosciamo subito che il racconto non si esaurisce in una delusione affettiva ma che intende dirci altro, ad esempio, che le incomprensioni tra genitori e figli sono costanza che si ripete di frequente attraverso le generazioni e che non tutti possono contare su una seconda opportunità, quando il tempo a propria disposizione si esaurisce.
Incontrarsi da giovani, quando niente sembra abbastanza per dei ragazzi votati al successo, e ritrovarsi maturi, con il dubbio che, forse, quella normalità che si considerava mediocre poteva essere la chiave della nostra felicità.
Cosa penso di questo libro? Mi piace la scrittura di Blondel, fluida e indagatrice, nonostante abbia bisogno di fermarmi a respirare, di tanto in tanto, per riprendermi dal continuo rimuginare dei due protagonisti, ma quello che in fondo mi piace e che mi spinge a consigliarne la lettura, è la sua capacità di scavare attorno all’orbita di un episodio così diffuso come la fine di un’amore tra ragazzi, per affrontare altri temi, quali i rapporti umani, il perdono, l’umiltà, i limiti dei successi e delle sconfitte.
In fondo, sogniamo tutti di avere una seconda possibilità, non soltanto in amore.
Deborah Contarino