Autore: Camilla Grudova
Pubblicato da Il Saggiatore - Novembre 2020
Pagine: 208 - Genere: Racconti
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788842828945
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“I suoi vestiti, la pelle e i capelli le si staccarono di dosso come la scorza sbucciata di un frutto, e il suo vero corpo se li lasciò alle spalle”.
Mi aggirai per le viuzze, per le strade silenziose. Non ero mai stata di notte in un vicolo, avevano la vitalità inumana di uno spettacolo di marionette.
Camilla Grudova nella raccolta di racconti Alfabeto di bambola, fin dalle prime pagine, ci presenta quello che sarà uno dei temi fondamentali e ricorrenti: la mutazione e la trasformazione del corpo umano e spesso, lo stretto legame con oggetti di uso comune.
Leggendo i racconti è come se si venisse trasportati in un altro mondo, in un mondo parallelo, in epoche remote, quasi al limite dell’umano dove a governare è un’atmosfera macabra, raccapricciante, dove i luoghi sono quasi sempre lugubri, sporchi.
Nella narrazione si alternano personaggi umani e personaggi semi-umani, oggetti che vivono di vita propria, che hanno pensieri, sentimenti, emozioni ed agiscono e intrattengono “rapporti” come e con gli esseri umani, assumono comportamenti surreali. Le immagini e le vicende che vedono e vivono i personaggi, sono alquanto irreali, a volte quasi oniriche, dove anche i morti sono non-morti e mangiano e inviano biglietti, dove da strane e magiche macchine da cucito appaiono uomini misteriosi, dove una donna diventata donna-lupo divora i propri figli senza neanche ricordarselo, dove un orologio da parete nasce dall’unione di un polpo e di una barca. Il tutto sembra affascinare ma, allo stesso tempo, terrorizzare il lettore. La Grudova, con una maniacale precisione, descrive minuziosamente ogni spazio, ogni luogo, che sia esso una strada, un negozio, un ristorante, una casa, una stanza, infiniti elenchi di oggetti, dei più svariati generi, di odori, di odori sgradevoli e nauseabondi, immagini di sporcizia.
Ciò che nella maggior parte dei racconti sembra essere il filo conduttore, che regna da sovrano, è lo specchio di una società estremamente patriarcale.
Una delle prime cose che le bambine imparano a scuola è che ogni Uomo ha i suoi problemi specifici, e che è loro dovere prendersene cura.
All’interno della narrazione la donna è vista, rappresentata e descritta, come un essere inferiore all’uomo, come colei che deve “accudire” e rendere felice a tutti i costi il suo uomo, assecondarlo in tutto. Nelle donne dei racconti non c’è però un desiderio di rivalsa, nessuna si lamenta della propria condizione, delle limitazioni che ha, tutte accettano in modo quasi del tutto naturale il loro ruolo nella società e proprio loro, le donne, hanno come unico obiettivo quello di cercare, trovare e tenersi stretto un uomo e prendersene cura, chi non ci riesce è un fallimento, un fallimento per se stessa e per la società.
Approfondimento
Camilla Grudova nelle lunghe descrizione degli oggetti che si accumulano negli ambienti, in modo quasi ossessivo e opprimente, sembra quasi voler trasportarci in quelle che nel XVI- XVII secolo erano chiamate Wunderkammer, le cosiddette “camere delle meraviglie” o delle curiosità dove, vari collezionisti, esponevano ogni tipo di oggetto e di stranezza, strumenti, monete, invenzioni, esemplari di storia naturale, ogni tipo di rarità. Infatti i personaggi dei racconti, al cospetto con queste miriade di oggetti, sembrano entrare in vere e proprie sale museali, non sono affatto esterrefatti ma affascinati, meravigliati dalla moltitudine e dalla varietà. Spesso infatti nei racconti si fa riferimento ai musei, all’antiquariato, a tutto ciò che è arte.
Tra le righe della narrazione sembra quasi esserci un chiaro, seppur velato riferimento a Kafka, alle sue Metamorfosi. Se però, nelle sue Metamorfosi Gregor Samsa, il protagonista del suo racconto, da un giorno all’altro trova il suo corpo mutato, trasformatosi in un enorme insetto e da ciò deriverà il suo profondo malessere interiore, in Alfabeto di bambola, invece, alcuni personaggi che non a caso, aprono e chiudono i racconti, accettano ben volentieri la loro attuale o nuova forma.
Greta per esempio, la protagonista di Scucirsi, deciderà autonomamente di mutare la sua forma o meglio di “liberarsi” della sua forma umana, del suo corpo esteriore per poter vivere meglio e, l’uomo- ragno, protagonista dell’ultimo racconto Appunti di un ragno che, seppur possiede otto gambe e la parte posteriore del corpo di uomo normale, vive la sua diversità, la sua particolarità, come qualcosa di cui andare fiero, come qualcosa che lo rende speciale, più importante di tutti, fa della sua diversità il suo punto di forza fino a quando però, non troverà l’amore.
Simona Signoriello