
Autore: J.M.G. Le Clézio
Pubblicato da Rizzoli - Maggio 2022
Pagine: 192 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Scala stranieri
ISBN: 9788817160292
ASIN: B09Y89889M

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Ripercorrere, cavalcando l’onda dei ricordi, la propria fanciullezza, rivivendone i colori, riassaporando-ne il gusto e tornando a inebriarsi di quegli odori che hanno caratterizzato la propria infanzia e la pro-pria adolescenza. E farlo attraverso un viaggio che, partendo dalle coste della Bretagna e arrivando a Nizza, porta con sé il profumo di estati indimenticabili, che sanno di lavanda e di nostalgia.

Sainte-Marine significava la lunga strada che io e la mia famiglia affrontavamo tutte le estati, partendo dal Sud della Francia, a bordo dell’antidiluviana Renault Monaquatre dei miei, per tre mesi di vacanze ideali, di libertà di avventura e di svago. Quando arrivavamo, il cuore di Sainte-Marine non era tanto la cappella quanto il traghetto, lo straordinario ponte di ferraglia galleggiante che due volte all’ora scorreva cigolando sulle catene da una riva all’altra dell’estuario dell’Odet.
Esempio perfetto di scrittore nomade, il Premio Nobel 2008 per la letteratura Jean-Marie Gustave Le Clézio fa ruotare la sua intera produzione narrativa intorno a un viaggio che, prendendo spunto da una sorta di memoria ricostruita, va alla ricerca di libertà e di una nuova luce.
In questo testo, costituito da due racconti distinti – legati tra loro non da ragioni geografiche né tanto meno cronologiche, perché “i bambini ignorano la cronologia. Per loro i giorni si susseguono ai giorni, non per costruire una storia ma per espandersi, occupare lo spazio, moltiplicarsi.” – quel che su tutto emerge è l’innocenza che pervade il pensiero del protagonista, mentre vive un’infanzia, in cui tutto è ancora possibile, lontana dalle incombenze e dalle responsabilità dell’età adulta e della maturità.
C’è una nostalgia di fondo che pervade ogni pagina dei due racconti di Canzone bretone, anche se l’autore più volte esprime il suo disappunto nei confronti di un sentimento che, secondo lui, “non fa onore. È una debolezza, un’insofferenza che distilla amarezza. Un’incapacità a vedere ciò che esiste, rimasta nel passato quando l’unica verità è il presente.”
In Canzone bretone e Il bambino e la guerra l’autore racconta di un momento d’oro della vita, quell’infanzia in cui tutto è incanto e scoperta, e del periodo della prima adolescenza, dagli otto ai quattordici anni, in una Bretagna che si fa quasi irreale pur nella sua familiarità.
Sensazioni lontane ma nitidissime riempiono le pagine di poesia: “Quando vengo da solo, con la bassa marea, entro nella pozza del polpo, i tentacoli delicati spuntano fuori dal buco, mi toccano i piedi, mi si attorcigliano intorno alle caviglie. Appena mi muovo, si ritraggono di scatto. Allora resto immobile nel rumore del vento e del mare. Oggi, domani, tutta la vita l’incontro è possibile.”
Approfondimento
Due chansons molto belle e poetiche sono quelle che Le Clézio regala ai suoi lettori. Si tratta di un vero e proprio viaggio nella memoria, che spazia libera dal mare di Nizza alla brughiera della Bretagna, con incursioni in Africa, terra di libertà assoluta e di pura avventura.
Delicate pennellate di magia riempiono le pagine e accompagnano il lettore in un flusso di pensieri dolci e carichi d’incanto, nonostante il periodo storico nel quale i ricordi si collocano sia devastato dalle brutture della guerra; istantanee arricchite dalle immagini offerte attraverso la solidità della lingua bretone, che sa esprimere sensazioni potenti ed efficaci:
I bambini non sanno cos’è la guerra. Per tutto il tempo che è durata non ricordo di aver mai sentito questa parola, nemmeno negli anni successivi. Per loro tutto quello che succede è normale…I bambini immaginano quello che non esiste, e gli piace perché a volte è delizioso avere paura.