Autore: Claude Arnaud
Pubblicato da Bompiani - Gennaio 2023
Pagine: 336 - Genere: Biografico
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Overlook
ISBN: 9788830106802
ASIN: B0BRNXN9KR
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
📗 Trovalo usato
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Claude Arnaud ci porta in un viaggio nella sua infanzia nella periferia di Parigi negli anni '60. Il bambino curioso e timido ama leggere di nascosto autori come Chateaubriand e Tucidide, mentre la sua famiglia si disperde. Quando scoppiò il '68, Claude si gettò nella controcultura, cambiò nome, esplorò diverse identità sessuali e sperimentò con droghe. Il libro affronta i temi-chiave della generazione degli anni '60, tra euforia collettiva e drammi personali, la ricerca dell'identità e il vitalismo rischioso. Arnaud racconta con slancio e precisione, offrendo una narrazione affascinante e sfaccettata.
Io eredito gli interessi dei miei fratelli, e porto anche i loro vestiti smessi senza troppo dispiacere, avendo un’età in cui gli abiti larghi fanno sembrare più grandi. Mi sembra di essere il loro prolungamento, molto più che quello dei nostri genitori. Siamo così affini per mentalità e giochi che prende forma una controfamiglia: il capo è Pierre, il figlio ribelle è Philippe, e il (la) minore è Claude, un po’ alla maniera della Guerra dei bottoni, film che esalta bande, sadismo e anarchia, e che ci ha incantati. Non ci fa paura nessuno quando siamo uniti. Assolutamente nessuno.
Che hai fatto dei tuoi fratelli? è un romanzo-memoir dal ritmo incalzante in cui emerge fortemente l’ambiguità della personalità di Claude Arnoud che fatica ad imporsi e a riconoscersi, tanto da dividersi in un alternativo ed immaginario Arnulf.
Claude crescendo in un ambiente eclettico e al contempo rigido tra un padre dall’approccio militare quasi dispotico Hubert, una madre dai tratti filosofeggianti, un brillante fratello Pierre e un eccentrico fratello Philippe, combatterà tra la volontà di simbiosi tipica del fratello minore e il desiderio di distinguersi dai consanguinei; la vera differenziazione non avverrà nei temporanei intermezzi delle vacanze corse, ma a seguito della rivoluzione Sessantottina in cui finalmente prenderà una posizione decisiva, uscendo con grinta dalla noia esistenziale, fil rouge di tutta la prima parte della sua vita. Con il maggio ‘68 Claude si sentirà più che figlio di Hubert che pian piano ripudierà dalla propria testa, figlio della rivoluzione, si risveglierà dal lungo sonno infantile riconoscendosi reazionario, pronto a presenziare alle cause proletarie e militando insieme ad altri fantasiosi compagni in una Parigi trasformata.
Il rapporto con la madre via via si sgretolerà a favore di una omosessualità esplorativa e di un amore incondizionato verso la causa, il risultato sarà quello di un nuovo personaggio, il camaleontico Arnulf, che abbandonato definitivamente il cordone ombelicale si butterà senza timore in qualsiasi esperienza. Tra abuso di droghe, alcol e la dura fatica campagnola la lettura resterà una costante, ereditata con preponderanza dalla famiglia di origine; l’effetto sarà una interpretazione astratta della realtà che il più delle volte lo renderà incosciente e influenzabile.
Il rimescolio dei pensieri accompagnerà gli anni più importanti della sua adolescenza dai dodici ai diciassette anni e seguirà il leitmotiv principale di tutta la narrazione, la follia. La follia si insinuerà come gramigna a partire dallo zio Pascal passando per il fratello Pierre che peregrinando senza meta nel mondo si lascerà alle spalle il futuro brillante ipotizzato dal padre per poi suicidarsi orribilmente, al fratello Philippe che abbandonando gli studi medici si troverà a girovagare con sciattezza nel mondo asiatico per lasciarsi andare anch’esso senza sfogo.
Pierre da avventuriero mentale, Philippe da pensatore globale, io da Gavroche alato, siamo ben decisi, ciascuno a modo suo, a scuotere il mondo di nostro padre, a misurare la nostra potenza distruttrice. Non sappiamo se ci porterà a una seconda Genesi o a un suicidio collettivo. Qualsiasi cosa è meglio di questa società di morti viventi.
Lo sfogo inteso come letterario sarà unicamente prerogativa di Claude che a differenza dei fratelli riuscirà a pubblicare a suo nome; perché chi lo ha detto che si è famosi solo da morti?
Perché il fatto di scrivere dovrebbe essere incompatibile con la vita? Ho visto nostra madre inondare di lettere i suoi cari con un’energia che faceva tremare i tavoli anche al culmine della malattia […] così ho sotto gli occhi la prova che pubblicare può essere compatibile con la vita. Che non è necessario essere morti per scrivere, essere Proust o Faulkner per commuovere.
La tragica scomparsa della madre aiuterà Claude a tagliare i ponti con la rivoluzione e a comprendere che egli stesso è così come si trova, senza archetipi marxisti. Si accorgerà che la rivoluzione non solo lo ha svuotato dell’umanità che aveva, ma gli ha tolto affetti e condivisione.
Il rivoluzionario è un uomo perduto in partenza. Non ha interessi propri, affari privati, sentimenti, legami personali, proprietà, non ha nemmeno un nome […] il Maggio ‘68 ha liberato un calore orgiastico, ma non mi ci vedo a soffiare ad vitam Aeternum sulle braci.
Gli eventi drammatici che si succederanno nella sua vita, tra cui la perdita dei fratelli, lo riavvicineranno alla figura del fratello più piccolo Jérome e del padre Hubert, ma soprattutto a sé stesso, avrà di nuovo del tempo per sé, le ore di Arnulf saranno le sue, inizierà a frequentare Parigi anche i quartieri più marginali senza rinnegarsi, abbandonando il feticcio femmineo costruito in età infantile e aprendosi alla buona coscienza. Non si sentirà finalmente più responsabile della fine del mondo né delle miserie evitando di pensare troppo al futuro e senza guardarsi indietro.
Approfondimento
Il memoriale di Claude mischia con vivace realismo le vicende, a tal punto che risulta complesso distinguere quali siano vissute e quali inventate, anzi si perde del tutto l’interesse a distinguerle tanto sono coinvolgenti.
L’irripetibilità del periodo storico narrato e l’ostentata cultura di Claude dedicano al lettore un viaggio eccezionale e unico nel suo genere, siamo tutti partecipi del suo rito di purificazione che si accompagna facilmente da innumerevoli citazioni trasudando sentimento. Il desiderio di distinzione così forte nei primi capitoli si autoelimina verso la fine insieme alla completa resurrezione del personaggio, che non ha più bisogno di vivere momenti anoressici e bulimici né di estirpare l’anima dal corpo per emergere. L’istinto è quello che resta insieme alla personalità che dopotutto è senz’altro più che disarmante per lasciare una traccia così profonda nella cultura letteraria.
Nausicaa Baldasso