
Autore: Chiara Gamberale
Pubblicato da Feltrinelli - Giugno 2020
Pagine: 128 - Genere: Attualità / Reportage
Formato disponibile: Brossura
Collana: I narratori
ISBN: 9788807034114

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✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
“L’intenzione di questo mio libro è arrivare a riflettere insieme su un protocollo di autodifesa psicologica ed emotiva che questa incredibile tragedia ci potrebbe suggerire. Non voglio parlare del coronavirus alla luce di un certo disagio: ma voglio parlare di un certo disagio alla luce del coronavirus”

Il coronavirus. Ormai se ne parla ovunque. Non passa giorno che la tv, i giornali, i social non ci riportino notizie di questo invisibile virus che è riuscito a fermare il mondo intero e a modificare il nostro modo di fare. Il cambiamento delle nostre abitudini ci ha lasciato addosso segni più o meno importanti. Ci siamo trovati all’improvviso con troppo tempo vuoto davanti; abituati com’eravamo a correre da tutte le parti, quelle ore che prima svanivano senza rendercene conto sono diventate una prigione che ci ha obbligati a confrontarci con noi stessi, così come ha fatto Chiara Gamberale. Circondata dalle quattro pareti domestiche, tuttavia, si è resa conto che quello che stava accadendo ad ognuno di noi, per quanto negativo fosse, poteva essere visto anche come un’opportunità se si aveva la fortuna di non finire tra le grinfie di questo killer microscopico. Dalla sua decisione di mettere su carta tutto ciò che la sua testa ha rimuginato nei mesi di lockdowm nasce Come il mare in un bicchiere che comincia proprio parlando del momento in cui il Covid-19 entra a far parte dei pensieri della protagonista. Vediamo un po’ la trama.
Chiara è seduta nello studio del suo medico. Ancora una volta il troppo della vita l’ha messa a dura prova: deve riuscire a districarsi tra le molteplici cose da fare che si trova davanti, con le tante vicende di chi gli sta intorno, vicende che si è presa la briga di gestire anche se non le appartengono. Perché lei è una di quelle persone che non sa dire di no quando gli altri le chiedono dei favori, piuttosto preferisce rinunciare a sé stessa per far sorridere chi gli sta accanto.
Tutto questo però la fa uscire fuori di testa, o meglio è dentro la testa che le fa entrare il tutto, che si distribuisce in malo modo portando alla collisione dei suoi pensieri. Questa “Smarginatura”, come la chiama lei rifacendosi a L’amica geniale di Elena Ferrante, fa si che Chiara a un certo punto non ci sia più: i contorni che la separano dal resto del mondo svaniscono e lei si trova a galleggiare nel tempo e nello spazio.
Il suo dottore però stavolta è distratto. La liquida con delle pasticche dagli effetti collaterali non definiti, e tutto questo perché la sua attenzione è catturata da questo nuovo virus che pare si disfi delle persone con una facilità impressionante. Ben presto anche lei deve subire le restrizioni che a livello nazionale il governo impone. Si ritrova in casa il padre di sua figlia, bloccato a Roma dopo lo stop dei trasporti, gli amici non li può più frequentare, deve annullare tutti i suoi impegni e dedicarsi alla sua piccola Vita che di tutta questo confusione non gliene importa più di tanto felice di avere tutti per sé mamma e papà. Ma accade una cosa strana. Proprio nel momento in cui tutto il mondo soffre per la lontananza dagli altri, Chiara, per la prima volta dopo tanto tempo, si accorge di vivere.
Non succedeva da mesi che avessi la percezione di vivere quello che vivevo, di partecipare, anziché sentirmi una controfigura e affannarmi per mettere la spunta alle ore solo perché passassero e arrivasse, prima possibile, quella in cui, messa a letto Vita, anche io finalmente potessi andare a dormire.
Da questo momento in poi cerca di ricanalizzare la sua vita mettendo al centro ciò che veramente desidera e capendo che probabilmente ciò che a lei sta accadendo accadrà anche a tante altre persone che da questa esperienza ne usciranno cambiate.
Quando l’epidemia finirà, non è da escludere che ci sia chi non vorrà ritornare alla sua vita precedente. Chi … lascerà un posto di lavoro che per anni lo ha soffocato o oppresso. Chi deciderà di abbandonare la famiglia… Di mettere al mondo un figlio… Di fare coming out. Ci sarà chi comincerà a credere in Dio e chi smetterà di credere in lui.
Approfondimento
Mi sono ritrovata moltissimo in Come il mare in un bicchiere, forse perché anche io faccio parte delle persone il cui dentro la testa è troppo affollato. Al contrario della protagonista però, io ho sempre avuto del tempo a mia disposizione, l’ho preteso in realtà e per mia fortuna la vita mi ha permesso di poterlo fare, quindi immedesimandomi in chi invece questa fortuna non ce l’ha, capisco benissimo che una volta gustata la “libertà della noia” non se ne possa più fare a meno. Perché trovare del tempo per sé stessi è fondamentale al giorno d’oggi, selezionare ciò che veramente si vuole fare senza essere il benefattore di turno non ci rende più malvisti o messi da parte, ma semplicemente importanti per noi.
Questa riflessione è una delle tante che questo breve testo ci mette davanti. Vi consiglio di acquistarlo visto anche che il ricavato delle vendite sarà devoluto a Casa Oz, un’associazione che si occupa di bambini con gravi malattie e delle loro famiglie.
Buona lettura a tutti.
Aira Ria