
Autore: Stefano Massini
Pubblicato da Mondadori - Novembre 2018
Pagine: 216 - Genere: Narrativa Contemporanea, Saggio letterario
Formato disponibile: eBook, Rilegato
Collana: Scrittori italiani e stranieri

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Quante volte ci siamo detti “magari ci fosse una parola per dirlo”, ovvero per esprime un particolare stato d’animo, senza doverlo fare utilizzando giri di parole e metafore. E Stefano Massini con il suo “Dizionario inesistente” fa proprio questo, si prefigge di trovare, anzi di inventare delle parole, di proporcele e di sfidarci a trovarne altre,
«perché nessuna lingua non si studia solamente: si crea, si cambia, si riscatta, si adatta, si modella, si tradisce, si amplia, si bestemmia e si riabbraccia. Insomma: la si fa nostra.
Che poi vuol dire viverla, una buona volta.»

Il Dizionario inesistente di Stefano Massini non è un semplice elenco di parole (per quanto inventate), seguite dal loro significato, ovvero non aspettatevi di trovare un’integrazione al vocabolario della lingua italiana da inserire nella vostra libreria. No, il libro di Massini è una vera e propria raccolta di racconti, di episodi del passato, di personaggi di ogni genere, visti però in una chiave diversa; l’autore estrapola quel determinato dettaglio che gli serve per creare la sua nuova definizione. Troviamo reali e gangster, illusionisti e artisti; possiamo incontrare un Leonardo Da Vinci dedito alla passione per la cucina, o fare un viaggio nel sentimento dell’amicizia con personaggi come Kafka o Leopardi.
Nell’amicizia a volte cerchiamo l’affetto di una parte di noi che ci sfugge, che temiamo, o semplicemente che per viltà non esploriamo. Io credo che Antonio Ranieri – da lui detto Totonno – fosse il Leopardi che Leopardi ignorava, il Giacomo represso, il Giacomo nascosto e inaudito, e dunque detestato. Nell’amico egli amava il suo intimo nemico, e ciò vale a cementare un’amicizia vera … Perché l’amicizia è in fondo uno specchio, il più limpido e affidabile possibile in cui fissare chi siamo veramente.
E così “totonnico” può diventare il termine per definire un patto di amicizia o di affetto, nato su basi personali molto differenti. Perché Massini parte da questo, da un personaggio, da un luogo, da una circostanza, ma comunque da un episodio reale per coniare i suoi vocaboli: parole come dottismo per definire la capacità di trasformare in comico anche l’evento più tragico, o liarismo che indica la volontà di essere illusi, ingannati. O rosabelliano per distinguere un amore che va oltre l’amore stesso, perché diventa vera e propria consacrazione all’altro. E basterà addentraci tra le pagine di questo libro per capire da dove o da chi traggano origine questi termini così “strani” e per scoprirne altri ancora. E chissà, magari, potremo anche decidere di fare nostri alcuni di essi e di iniziare a utilizzarli nel nostro parlare comune.
Dizionario inesistente è un libro da tenere sul comodino e da sfogliare un poco per volta, scoprendo un racconto a sera, memorizzando una nuova definizione, una nuova parola, come si fa quando si studia una nuova lingua. I racconti sono brevi e scritti in modo scorrevole, utilizzando anche un tocco ironico. Il Massini parla con il suo lettore, lo introduce nel tempo di cui vuol parlare, gli presenta i vari personaggi, come se fossero conoscenti, amici. Ed è un vero piacere scoprire vicende sconosciute, o riscoprire protagonisti di una storia studiata tanto tempo fa.
Approfondimento
Lo stesso autore in un’intervista sottolinea che impariamo a parlare dagli adulti, prima dai genitori, poi dalla scuola, e che così abbiamo perso la capacità di giocare con le parole: impariamo a parlare senza giocare, per questo motivo dice di aver scritto un libro che è un gioco di parole ed è anche un invito fatto a noi tutti a plasmare vocaboli nuovi, a giocare con la nostra lingua, a trasformarla e farla in questo modo nostra.
E non sarebbe bello se nell’immediato futuro avessimo a disposizione un termine per definire “Quella bugia che ti salva la vita. O magari il mondo?”.
Basta leggere le pagine di Massini per scoprirlo, perché lui quel termine lo ha trovato, o inventato.
Monia Merli
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