
Autore: Frankie Hi-nrg Mc
Pubblicato da Mondadori - Aprile 2019
Pagine: 234 - Genere: Autobiografico
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Strade Blu

📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
📍 Comunicato - Booktrailer
Ero a casa davanti alla tv, in piena crisi adolescenziale. Avevo 16 anni, non sapevo cosa avrei fatto nella vita. Erano i giorni in cui, dopo tanti anni passati a fare quello che fanno tutti i giovani e cioè nulla, i miei amici stavano cominciando a pianificare il loro futuro.

Era quasi trent’anni fa, il millenovecentonovantatre.
Prima di proseguire con la lettura di questa recensione, riguardatevi il video di “Faccio la mia cosa”, che usciva allora e vi dà una buona immagine di ciò che significava fare musica (e girare un video da far passare su Mtv) trent’anni fa.
Mtv senza i reality e Borghese, grandangoli, ampio uso di inquietante materiale odontoiatrico, Asia Argento ancora credibile come artista (e forse anche come essere umano).
Nel millenovecentonovantatre, per quel che mi riguarda, usciva IN UTERO e il grunge dava il suo ultimo grido; anche se appena nato era già pronto ad annegarsi nel silenzio assordante che quello sciagurato sparo avrebbe gettato su tutto il mondo, portandoci via per sempre Kurt Cobain (mannaggia a te, che scherzi ci fai…).
Quella era la mia cultura musicale, io andavo da quella parte là.
Ma anche da questa parte di qua c’era un nuovo genere musicale che fermentava, e anche dalla parte di qua c’erano note e c’erano spari. Per gli obblighi d’adolescenza, per le regole non scritte dell’istinto di fazione, mi è sempre rimasto molto antipatico.
Dovrà arrivare Eminem a conciliarci. Ma sarebbero serviti dieci anni.
Parliamo di rap. Inconciliabile con il grunge anche per motivi culturali.
In Italia però c’era qualche cosa che si muoveva (se la smettessimo di seguire gli americani…). Qualcuno che tracciava il solco che poi Eminem per l’appunto avrebbe seminato e imbevuto – e che, maledetti loro, poi da 50 cents in avanti avrebbero inaridito malamente, rovinando tutto.
In quei tumulti Frankie Hi-nrg-mc C’ERA.
E ce lo racconta in questo libro.
Come nella consuetudine dei suoi testi, si capisce anche qui che questo libro non è una auto-agiografia; in queste pagine non c’è vanagloria, né quel machismo molto sterile che nelle canzoni della maggior parte dei suoi “colleghi di genere” ha sempre affossato ogni capacità comunicativa del rap. È un sollievo non ci siano ghetti americanizzati, né est né west coast, che non ci siano le macchinone, i culoni, il mio territorio, la mia gang, la mia donna, la scuola della strada e via discorrendo.
C’è Torino. Ci sono mamma e papà Germana e Giovanni, e soprattutto c’è tantissima tantissima buona musica (bella l’idea di mettere nella versione ebook, al principio di ogni capitolo, un link legato a una canzone).
Il Francesco da piccolo non ha subito abusi, non ha avuto l’infanzia difficile, non è stato segnato o traumatizzato da eventi inenarrabili (o almeno, lo è stato quanto tutti noi). Ed è questo che fa la forza del libro. È questo che ha fatto la forza della sua carriera in generale, che se nella forma è tanto lontana da quello che è il mio modo di vedere la musica, nelle intenzioni è invece vicinissima al mio modo di intendere l’arte: spinta creativa o grido di protesta che sia.
La cosa che più traspare, trent’anni dopo quel video di “faccio la mia cosa”, è non solo l’immagine di una carriera, ma anche lo spirito di qualche cosa che nell’Hip Hop o rap di oggi si è perso (forse) per sempre: la rabbia.
Una rabbia che non è rancore, non è risentimento, è RABBIA, intesa come quel sentimento profondo che non è rivalsa, non è vendetta, ma la pretesa di una giustizia sociale, e intellettuale; un canto di denuncia e di protesta lontano, per quanto possibile, da una logica di mainstream.
Per dire, non è denunciare l’intontimento conseguente ai social network da una storia di instagram.
E in questo momento storico, fidatevi, è molto più di quanto si possa sperare.
Insomma, e vai col classicone parafrasato di Evelyn Beatrice Hall:
Caro Frankie, non condivido il tuo genere, ma lo tollero perché scrivi bene, e darò infinite recensione positiva perché tu possa continuare a farlo!
Approfondimento
Voto centodieci stelle alla copertina di questo libro, che denota due cose (preso, assunto e assimilato ciò che abbiamo detto prima).
Che Frankie è invecchiato e lo sa. E non solo non si veste da pirla (come fanno molti dei suoi supposti “colleghi di genere”), ma dimostra che anche in versione vecchio professore di filosofia radicale che ha abbracciato con entusiasmo la legalizzazione della marjuana, si può fare rap.
Luca Viti